Criminalità in Basilicata: “infiltrazioni nell’economia legale e nella pubblica amministrazione”

7 aprile 2022 | 11:33
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Criminalità in Basilicata: “infiltrazioni nell’economia legale e nella pubblica amministrazione”

Presentata al Parlamento la relazione sull’attività svolta dalla Direzione Investigativa Antimafia nel primo semestre 2021

La realtà criminale lucana si conferma complessa e caratterizzata dalla cointeressenza sul territorio di gruppi di diversa provenienza geografica anche extra-regionale e straniera. Infatti accanto alla cosiddetta mafia lucana continuano ad interessarsi agli “affari” della Regione le organizzazioni malavitose campane, pugliesi e calabresi favorite dalla prossimità geografica, nonché da una conclamata tolleranza da parte delle consorterie locali spesso sostenute nella propria crescita delinquenziale proprio da tali forme di collaborazione. Al pari di altre situazioni criminali nazionali quella lucana, segnatamente i gruppi della fascia jonico-metapontina benché nel tempo ridimensionati dalle attività di contrasto condotte da Forze di polizia e Magistratura, si mostra incline a rigenerarsi anche grazie alle nuove aggregazioni e alle “giovani leve” che hanno dimostrato capacità di evolvere e di ritagliarsi autonomi spazi di operatività.

Il narcotraffico

L’attività delinquenziale privilegiata resta quella del narcotraffico nella quale le organizzazioni criminali trovano anche ampi spazi di cooperazione. Per quanto attiene al mercato della droga la Basilicata resta infatti un territorio in cui convergono, per posizione geografica, gli interessi delle diverse organizzazioni mafiose. È quanto si riscontra dagli esiti delle già citate inchieste “Faust”1 e “Coppia di Regine”2 entrambe dei Carabinieri concluse all’inizio del 2021. La prima ha documentato la presenza e l’operatività dei cosiddetti “diavoli rosarnesi” della cosca PISANO anche a Policoro (MT) e a Scanzano Jonico (MT) dove il sodalizio calabrese era riuscito a organizzare la delinquenza locale come un vero e proprio clan di ‘ndrangheta attive nello smercio degli stupefacenti. La “Coppia di Regine” ha invece accertato un traffico di sostanze stupefacenti gestito da due distinti gruppi criminali rispettivamente radicati nei comuni di Irsina (MT) e Gravina in Puglia (BA). I sodalizi sono risultati interconnessi tramite i rispettivi capi con cointeressenze tra la consorteria lucana e il gruppo FIORE-RISOLI satellite del clan PARISI nel territorio dell’Alta Murgia.

Le estorsioni

Anche il fenomeno estorsivo ha trovato significativi elementi di riscontro negli esiti di attività info-investigative concluse nel semestre in esame così come l’operazione “Iceberg” nell’ambito della quale sono stati tratti in arresto elementi del clan RIVIEZZI di Potenza e che sarà meglio descritta nel paragrafo dedicato a quella provincia. La pressione esercitata sul territorio dalle organizzazioni criminali continua tuttavia a manifestarsi anche attraverso gli innumerevoli episodi di minacce, intimidazioni e danneggiamenti realizzati tra l’altro attraverso l’esplosione di ordigni artigianali5 e mediante incendi spesso commessi ai danni di rappresentanti delle Istituzioni, dipendenti pubblici e imprenditori replicando forme tipicamente mafiose volte a condizionare gli enti locali e inquinare l’economia del territorio.

Le infiltrazioni in ambito politico-amministrativo e nell’economia legale

I segnali della reviviscenza dei fenomeni criminosi sul territorio sono stati illustrati dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Potenza, Francesco CURCIO, il quale ha evidenziato come nell’azione di contrasto alle organizzazioni mafiose il quadro vada “distinto per aree geografiche, perché la Basilicata non è una realtà uniforme dal punto di vista criminale oltre che da quello economico”. Il Procuratore ha precisato che a Matera “la situazione dal punto di vista criminale non è dissimile da quella che si può rilevare in zone ad altissima densità mafiosa del napoletano, del casertano o della Calabria”. Nell’ampia fascia ionica cosiddetta metapontina sono infatti insediati gruppi particolarmente interessati alle attività imprenditoriali di rilievo che si sostanziano principalmente nei settori della produzione e commercio di ortofrutta, del turismo e dell’edilizia. In provincia di Potenza la caratteristica delle organizzazioni criminali è invece “quella di mimetizzarsi nel contesto economico, di svolgere attività lecite”. La criminalità della Basilicata andrebbe quindi evolvendosi secondo un processo di imitazione dei modelli strutturali delle più progredite organizzazioni criminali e verso forme più qualificate di infiltrazione dell’economia legale e degli ambiti politico-amministrativi. Ciò sarebbe emerso dalle operazioni “Pollicino 2.0” e “Strange Fruit” nell’ambito delle quali sono stati peraltro documentati i rapporti con un connivente imprenditore metapontino del campo dell’ortofrutta il quale avrebbe fornito disponibilità logistiche ed economiche per il reinvestimento dei proventi delle attività illecite e segnatamente del narcotraffico a un gruppo criminale radicato a Policoro e legato al clan ‘ndranghetista degli ZINGARI operante nell’alto Jonio cosentino.

In tema di misure di prevenzione patrimoniale si segnala il provvedimento eseguito dalla Guardia di Finanza l’11 febbraio 2021 nell’ambito dell’operazione “Il Re Mida dei rifiuti” nei confronti di un imprenditore operante nel settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. Il sequestro ha riguardato società, beni mobili e immobili per un ammontare complessivo di 10 milioni di euro. Rispetto alla contaminazione mafiosa di una certa parte dell’imprenditoria risultano significative anche le misure interdittive emanate nel semestre dalle due Prefetture lucane nei confronti di imprese in qualche modo riconducibili a organizzazioni criminali. Ne è esempio il provvedimento di genere emesso nei confronti di una ditta il cui amministratore è risultato collegato al gruppo DONADIO ancora attivo nella litoranea jonica compresa tra Metaponto (MT) e Nova Siri (MT).

I tentativi di accesso alle risorse pubbliche

Gli esiti dell’operazione “La Terra” condotta dalla Guardia di Finanza hanno invece documentato forme di infiltrazione nella pubblica amministrazione locale finalizzate ad accedere alle risorse pubbliche. Le investigazioni hanno rilevato alcune anomalie nelle procedure di concessione dei finanziamenti europei per i progetti di sviluppo agricolo. Nel dettaglio un infedele funzionario pubblico e un imprenditore agricolo-zootecnico di Montescaglioso (MT) avevano attuato un meccanismo attraverso il quale acquisivano nella provincia di Matera (Bernalda, Montescaglioso e Pisticci) alcuni terreni normalmente privi di valore commerciale che continuavano a restare nella disponibilità diretta o indiretta dei venditori ma che invece e mediante l’intestazione fittizia a persone e/o società create ad hoc venivano “sopravvalutati”. Lo scopo consisteva nella liquidazione dei fondi a sostegno delle attività giovanili in agricoltura per importi ben più remunerativi. Il tutto veniva attuato con la collaborazione di agronomi e di un impiegato della Regione Basilicata deputato a convalidare i valori di stima e l’attendibilità del progetto. Per tali fatti è stato disposto il sequestro preventivo di oltre 4 milioni e 500 mila euro agli indagati, nonché il sequestro preventivo dei beni relativi a 5 aziende per un valore di circa 3 milioni e 700 mila euro. Indicativa del fenomeno anche l’indagine conclusa dalla Guardia di Finanza il 22 gennaio 202114 che ha fornito un solido compendio indiziario dal quale è emerso come un incaricato di pubblico servizio abusando del suo ruolo distraesse fondi pubblici per un ammontare di circa 2 milioni di euro in favore di 3 imprenditori compiacenti. Sempre in tema d’infiltrazione della pubblica amministrazione rileva la proroga15 per il periodo di 6 mesi dello scioglimento del consiglio comunale di Scanzano Jonico (MT). Nella relazione allegata al provvedimento è infatti rappresentato che “il Prefetto di Matera, con relazione del 15 aprile 2021, ha riferito sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla commissione straordinaria, rappresentando tuttavia che l’avviata azione di riorganizzazione e riconduzione alla legalità dell’ente locale non può ritenersi conclusa e, pertanto, ha proposto la proroga della gestione commissariale”. Viene inoltre precisato come “l’organo commissariale sia prioritariamente intervenuto sulle criticità segnalate in sede ispettiva dalla commissione di indagine, in particolare adottando provvedimenti in materia di abusivismo edilizio e di assetto urbanistico del territorio comunale, con l’obiettivo primario di ricondurre l’azione amministrativa dell’ente al rispetto dei principi di legalità e trasparenza”.

Gioco illecito

Nella provincia di Potenza sono stati accertati anche reati legati al gioco illecito perpetrati attraverso lo sviluppo e la gestione di complessi sistemi informatici su piattaforme estere che nel corso del tempo hanno catalizzato gli interessi di importanti consorterie criminali calabresi17 e campane tra cui anche il clan dei Casalesi. Ne è conferma la misura di prevenzione patrimoniale antimafia del sequestro anticipato di beni ai fini della confisca18 eseguito dalla Guardia di Finanza il 22 gennaio 2021 nei confronti di un imprenditore “vero e proprio punto di riferimento professionale in quanto depositario di uno specifico know how in materia”.

Criminalità straniera

Per quanto concerne la criminalità straniera i gruppi di nazionalità gambiana e nigeriana presenti nel territorio lucano risultano dediti all’approvvigionamento e alla commercializza[1]zione di significativi quantitativi di sostanza stupefacente. L’assunto trova recente conferma negli esiti investigativi dell’operazione “Idra”21 eseguita l’8 luglio 2021 che ha consentito di documentare l’esistenza di un sodalizio criminale con base nel centro abitato del capoluogo lucano e propaggini nei comuni potentini della Val d’Agri dove agiva anche un’articolata rete di spacciatori al dettaglio di nazionalità italiana. Non si attenuano infine i reati di natura predatoria relativi ai furti sia di mezzi agricoli per movimento terra e macchine industriali verosimilmente finalizzati all’attuazione di attività estorsive (c.d. “cavallo di ritorno”), sia di rame e di carburante del tipo “gasolio agricolo” commessi in larga parte dalla criminalità straniera (rumena, bulgara, etc.) e pugliese.

Focus sulla provincia di Potenza

Nel Potentino si confermerebbe l’operatività del clan MARTORANO-STEFANUTTI al cui vertice come già si collocherebbero il capoclan STEFANUTTI e lo storico boss della famiglia MARTORANO ormai in verosimile posizione paritaria nella direzione del sodalizio e nella gestione delle attività delittuose. Il clan RIVIEZZI sembrerebbe aver assunto un ruolo centrale nelle dinamiche criminali della provincia soprattutto nella zona di Pignola e Potenza anche grazie ad alleanze e sinergie con altre organizzazioni mafiose sia autoctone quale il clan CASSOTTA, sia calabresi e campane. L’endemica compenetrazione nel tessuto istituzionale ed imprenditoriale del sodalizio emerge dagli esiti investigativi dell’inchiesta “Iceberg” che ha lumeggiato la capacità del gruppo di condizionare anche alcuni settori della pubblica amministrazione locale. Nello specifico il clan RIVIEZZI “1) si apriva un canale potenzialmente utile per svolgere un’attività di riciclaggio di denaro di provenienza illecita in attività di raccolta di giochi e scommesse, sfruttando anche e soprattutto le nuove tecnologie online, anche estere, per la riscossione dei guadagni da impiegare in altre attività produttive, lecite e illecite; 2) riaffermava il suo prestigio criminale sul territorio, anche rispetto agli altri sodalizi locali ed al contesto malavitoso in genere, dimostrando la sua capacità di penetrazione in contesti economici di rilievo; 3) aveva il controllo di attività utili a sviluppare alleanze con sodalizi mafiosi di altri territori, quali quello di GRANDE ARACRI di Cutro (KR) che operava in tale settore e che era legato ai RIVIEZZI da rapporti di alleanza”.

È emersa peraltro la particolare forza intimidatoria che il sodalizio è stato in grado di esprimere in danno di imprenditori e commercianti. Nell’area del Vulture-Melfese che comprende i comuni di Rionero in Vulture, Melfi e Rapolla già scenario dello storico contrasto tra i clan DI MURO-DELLI GATTI e CASSOTTA non si sono registrati significativi episodi delittuosi sintomatici di una rinnovata conflittualità. Nella stessa area si confermerebbe l’operatività dei gruppi BARBETTA e GAUDIOSI. A Venosa opererebbe il gruppo MARTUCCI protagonista nel recente passato della gestione monopolistica del mercato degli stupefacenti proprio nel centro storico della “città oraziana”.

Focus sulla provincia di Matera

Nel Materano “gli interessi sono naturalmente sul turismo e sull’agricoltura che sono le due vocazioni economiche del territorio. […] in questo si è particolarmente distinto il clan SCHETTINO che è un’organizzazione mafiosa come riconosciuto almeno fino ad ora dalla Cassazione. Questo gruppo ha una forte presenza sul territorio, ha un suo imprenditore di riferimento che è stato di recente arrestato”. Così continua il Procuratore CURCIO nel corso dell’Audizione del 9 giugno 2021 soffermandosi nella descrizione delle dinamiche delittuose che si sostanziano in “uno stillicidio continuo di atti intimidatori nei confronti di tutti gli operatori economici, piccoli e grandi”. La misura restrittiva della libertà personale cui fa cenno il magistrato si riferisce al quadro probatorio emerso dall’indagine “Prometeo” che il 4 marzo 2021 ha portato all’esecuzione del decreto di fermo di indiziato di delitto nei confronti di 8 soggetti del clan SCHETTINO di Scanzano Ionico (MT) per associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione e trasferimento fraudolento di valori. Le indagini hanno evidenziato come un imprenditore, nonché incaricato di pubblico servizio presso il Comune di Scanzano Ionico operasse in via continuativa e in stretto contatto con i vertici dell’organizzazione mafiosa ponendo a disposizione dell’intero sodalizio le proprie strutture aziendali (in termini di lavori in favore dei capi dell’organizzazione, di assunzioni, di messa a disposizione del proprio tessuto relazionale costituito da soggetti pubblici e privati) e ottenendo rilevantissimi vantaggi sul piano imprenditoriale. Nel corso dell’operazione è stata data altresì esecuzione al sequestro preventivo dei beni mobili, immobili, aziende e rapporti bancari per un valore complessivo di circa 6 milioni di euro.

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