Imprese, cresce il rischio usura in Basilicata
Nella Giornata di Confcommercio, “Legalità, ci piace”, attenzione focalizzata su infiltrazioni della criminalità nel tessuto economico
Il perdurare della pandemia e gli effetti delle restrizioni su imprese ed economia hanno determinato la necessità di concentrare nella Giornata di Confcommercio “Legalità, ci piace” (giunta alla nona edizione) l’attenzione su fenomeni criminali quali l’usura e sui tentativi di infiltrazione della criminalità nel tessuto economico. Su questo tema sono state affidate da Confcommercio a istituti di ricerca qualificati periodiche indagini campionarie nazionali, rivolte alle imprese rappresentate, e finalizzate a far emergere quelle situazioni “grigie” che difficilmente vengono esplicitate chiaramente, nonché le condizioni che determinano l’esposizione al rischio usura, nel quale la liquidità è il discrimine tra mantenere l’attività delle imprese o chiuderla. Sono infatti le imprese che non hanno ricevuto pieno soddisfacimento della propria richiesta di credito quelle sulle quali è stata calcolata, dall’Ufficio Studi Confcommercio, la platea di attività “potenzialmente” esposte a rischio usura.
“I risultati dell’ indagine sia pure svolta per macro-aree, nel nostro caso l’ambito Sud – è il commento di Fausto De Mare, presidente Confcommercio Potenza – sono preoccupanti perché il rischio dell’usura e della illegalità è molto forte anche da noi. Del resto il recente rapporto della Dia Basilicata ha acceso un campanello d’allarme che il rapporto di Confcommercio conferma attraverso il ‘sentiment’ degli operatori di settore direttamente esposti. La pandemia ha colpito duramente le imprese del terziario di mercato che stanno vivendo una crisi senza precedenti, la più drammatica dal dopoguerra ad oggi. Imprese, soprattutto quelle più deboli e meno strutturate, che tra i principali problemi indicano la mancanza di liquidità, la perdita di fatturato e le complicazioni burocratiche. Ma tra gli effetti del Covid ci sono anche i fenomeni criminali che possono approfittare della crisi internazionale che si è abbattuta specie in termini di costi cresciuti dall’inizio dell’anno sulle pmi e il calo dei consumi ad incidere maggiormente. Tutti fattori che messi insieme determinano uno scenario da tenere sotto stretta osservazione. La Giornata Confcommercio è un’occasione per farlo”.
Sintesi dei risultati dell’indagine.
I livelli di sicurezza. Nel Sud e Isole le imprese del terziario di mercato che percepiscono un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2021 sono il 16,6%, un valore più elevato rispetto alla media nazionale pari all’11,8%. L’usura è il fenomeno criminale percepito in maggior crescita dagli imprenditori del terziario di mercato (per il 30%), un dato superiore alla media nazionale del 27%. ll racket è in crescita per il 22% delle imprese, dato superiore alla media nazionale del 21%. In generale, nel Mezzogiorno l’andamento di tutti i fenomeni criminali rilevati risulta in maggior crescita rispetto alla media nazionale.
L’esposizione all’usura e al racket. L’8,3% degli imprenditori ha avuto notizia diretta di fenomeni di usura o estorsione nella propria zona di attività, il dato risulta inferiore a quello nazionale pari all’11%. La percentuale di imprenditori che sono molto preoccupati per il rischio di esposizione a fenomeni di usura e racket nella zona in cui operano è del 19,1%, dato superiore alla media nazionale pari al 17,7%.
Di fronte a fenomeni di usura e racket il 66,7% delle imprese del Sud ritiene che si dovrebbe denunciare (un valore superiore alla media nazionale del 58,4%) e il 41% dichiara che non saprebbe cosa fare (dato più elevato della media nazionale pari al 33,6%).
Decoro urbano e qualità della vita. Il 20% delle imprese del Sud e Isole ritiene che nell’ultimo biennio la qualità della vita nel centro urbano sia peggiorata, la media nazionale è del 19,9%. Quanto al degrado urbano, il 45,3% degli imprenditori del Sud ritiene degradati i centri di piccole dimensioni (comuni con meno di 10.000 abitanti), un dato decisamente superiore a quello nazionale pari al 27,9%. Rispetto ai centri più grandi (comuni con più di 10mila abitanti), il 54% delle imprese del Sud considera degradate le periferie (il dato nazionale è pari al 47,1%) e il 33,3% giudica degradati i centri storici (il dato nazionale è pari al 21,6
La situazione nei piccoli centri. In Italia ci sono 6.697 comuni con meno di 10mila abitanti, nei centri di questa ampiezza risiedono 18.042.219 abitanti.
I livelli di sicurezza. Nei centri urbani sotto i 10mila abitanti il 10,3% delle imprese del terziario di mercato percepisce un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2021. Questo valore è inferiore alla media nazionale che si attesta all’11,8%. L’usura è il fenomeno criminale percepito in maggior crescita dagli imprenditori del terziario di mercato (per il 25%), un dato leggermente inferiore a quello nazionale pari al 27%. Il racket è in crescita per il 17% delle imprese, valore leggermente inferiore al dato nazionale del 21%.
L’esposizione all’usura e al racket. L’11% degli imprenditori ha avuto notizia diretta di fenomeni di usura o estorsione nella propria zona di propria attività, dato che risulta uguale a quello nazionale. Il 13% degli imprenditori è molto preoccupato per il rischio di esposizione a fenomeni di usura e racket, valore inferiore rispetto alla media nazionale del 17,7%.
Di fronte a fenomeni di usura e racket il 59,8% delle imprese ritiene che si dovrebbe denunciare (un valore leggermente superiore alla media nazionale del 58,4%) e il 42,1% dichiara che non saprebbe cosa fare (dato più elevato della media nazionale pari al 33,6%).
Decoro urbano e qualità della vita. Il 18,8% delle imprese dei piccoli centri ritengono che nell’ultimo biennio la qualità della vita sia peggiorata, la media nazionale è del 19,9%. Il 27,9% delle imprese ritiene di operare in un’ambiente con un basso livello di decoro urbano. Il 52% delle imprese ha riscontrato fenomeni di degrado della zona in cui opera (il dato nazionale è pari al 64,9%
“I fenomeni illegali – contraffazione, abusivismo, pirateria, estorsioni, usura, infiltrazioni della criminalità organizzata, furti, rapine, taccheggio, corruzione – evidenzia De Mare – alterano la concorrenza, comportano la perdita di fiducia degli operatori e la diminuzione degli investimenti. Questi fenomeni impattano pesantemente sul sistema economico-sociale, fanno chiudere le imprese oneste, fanno perdere posti di lavoro, non tutelano i consumatori, riducono la sicurezza pubblica e naturalmente alimentano la criminalità organizzata”.
Quasi il 12% delle imprese del terziario di mercato percepisce un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2021. L’usura è il fenomeno criminale percepito in maggior aumento dagli imprenditori del terziario di mercato (per il 27%). Il trend è più marcato nelle grandi città e al Sud dove l’usura è indicata in aumento dal 30% delle imprese. Il racket è in crescita per il 21% degli imprenditori. L’11% degli imprenditori ha avuto notizia diretta di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività. Il 17,7% degli imprenditori è molto preoccupato per il rischio di esposizione a usura e racket. Un timore che è più elevato nelle grandi città e al Sud.
Di fronte all’usura e al racket il 58,4% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe denunciare, il 33,6% dichiara che non saprebbe cosa fare, il 6,4% pensa di non poter fare nulla. I dati sono più marcati al Sud.
Stime Ufficio Studi Confcommercio. Almeno 30mila imprese del commercio, della ristorazione e della ricettività sono oggi ad elevato rischio usura. L’illegalità costa alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi quasi 31 miliardi di euro e mette a rischio circa 200mila posti di lavoro. La perdita annua in termini di fatturato e di valore aggiunto è pari al 6,3%. In dettaglio, l’abusivismo commerciale costa 8,7 miliardi di euro, l’abusivismo nella ristorazione pesa per 4,8 miliardi, la contraffazione per 4,1 miliardi, il taccheggio per 4,3 miliardi. Gli altri costi della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) ammontano a 6 miliardi e i costi per la cyber criminalità a 2,8 miliardi.