Afghanistan, scuola vietata alle ragazze: studentessa si toglie la vita, si teme nuova ondata di suicidi
Dopo l’annuncio della riapertura, il 23 marzo scorso, il dietrofront dei talebani: vietato l’ingresso in aula alle studentesse dalla prima media in poi
Appena otto mesi dopo la chiusura delle scuole femminili in Afghanistan, i talebani avevano annunciato che avrebbero riaperto mercoledì 23 marzo 2022. Ma mercoledì mattina il funzionario talebano dell’istruzione ha annunciato che le scuole secondarie e superiori femminili sarebbero rimaste chiuse fino a nuovo avviso. Un portavoce del Ministero delle Pubblicazioni ha riferito ai media che la chiusura si protrarrà fino a quando le uniformi scolastiche non saranno adeguate a ciò che stabiliscono la legge islamica, i costumi e la cultura afghane. Soltanto dopo le scuole femminili potranno riaprire.
Una decisione ingiusta che ha gettato nello sconforto migliaia di ragazze. La decisione inaspettata e disumana dei talebani è stata uno shock-racconta una studentessa di Kabul- Il 23 marzo scorso ci eravamo recate a scuola felici di poter ricominciare le lezioni dopo quasi otto mesi di stop ma la decisione di proseguire con il divieto di frequentare le lezioni ci ha sconvolte. La gioia di poter tornare a scuola dopo il Capodanno afghano era enorme. Ma quando ci siamo riuniti nel cortile della scuola per ascoltare quello che aveva da dirci il preside è crollata ogni speranza”. Le studentesse allora hanno protestato rivendicando con rabbia il loro diritto all’istruzione incuranti delle conseguenze.
Per i talebani le ragazze devono rimanere analfabete. Un’insegnante di una scuola femminile sulla sua pagina Facebook ha raccontato di essere andata a scuola con speranza e motivazione ed essere rientrata con un enorme dolore nel cuore. “Impedire alle ragazze di frequentare la scuola è un atto disumano e discriminatorio. Come lo è la sentenza dei talebani del 1997 che vietò l’istruzione alle donne in tutto l’Afghanistan, e che è diventata legge”.
Studentesse ostaggio dei talebani. Dopo la decisione dei talebani di tenere ancora chiuse le scuole femminili dalla prima media in poi le donne afghane sono sempre più determinate a far sì che le proprie figlie possano avere accesso all’istruzione. E così si stanno organizzando per lanciare centinaia di scuole e corsi online. Pertanto, si spera che la comunità internazionale e le organizzazioni per i diritti umani esercitino pressioni sui talebani affinché mettano fine ai loro atti misogini e disumani contro le studentesse. La decisione di escludere le ragazze dall’istruzione non ha una base islamica né legale. E’ solo un modo per tenerle in ostaggio.
Il suicidio di una studentessa. Quello che si teme è che possa ripetersi quanto già avvenuto in passato. I media locali afghani hanno riferito di una giovane che a Dasht-e Barchi, a ovest di Kabul, in seguito all’annuncio da parte dei talebani si è tolta la vita buttandosi dal quarto piano di un edificio commerciale. Secondo i dati rilevati dall’Osservatorio per i Diritti umani tra il 2009 e il 2013 furono numerosi i casi di suicidio tra le donne e le ragazze afghane vittime di violenze a abusi. Oggi, il divieto talebano all’istruzione delle ragazze, si configura come un’ulteriore forma di violenza nei loro confronti e potrebbe innescare -secondo gli osservatori- una nuova ondata di suicidi.
Dall’Unicef l’appello ai talebani a rispettare l’impegno preso nei mesi scorsi. Il direttore esecutivo, Katherine Russell, ha sottolineato che la decisione di vietare la scuola alle studentesse dalla prima media in poi priva un’intera generazione del diritto all’istruzione e dell’opportunità di acquisire le competenze necessarie per costruire il proprio futuro. Russel ha poi invitato i funzionari talebani a rispettare il loro impegno di garantire il diritto all’istruzione alle ragazze senza indugio.
*Asadullah Jafari “Pezhman“ è un traduttore, attivista sociale e culturale ed ex membro dell’esercito nazionale afgano. Si occupa di traduzioni e questioni mediorientali.