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“Cosa ci fai a scuola? Vai a casa e fai i lavori domestici”

25 marzo 2022 | 13:34
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“Cosa ci fai a scuola? Vai a casa e fai i lavori domestici”
Studentesse afghane al rientro a scuola lo scorso 23 marzo (Photo: AFP)

Il sogno infranto delle ragazze afghane che rientrate a scuola lo scorso 23 marzo sono state espulse con la forza dai talebani

Nazanin Hussaini è una studentessa del decimo anno. Lei e tutti i suoi compagni di classe per sette mesi hanno contato i giorni e i minuti per poter sedersi di nuovo tra i banchi di scuola. La notizia della riapertura delle scuole pubbliche in Afghanistan, prevista per mercoledì 23 marzo, l’ha sentita alla tv mentre con suo padre, sua madre e le sorelle guardava un programma sul Nowruz, il capodanno afghano. Nazanin, felice, ha pensato che la vita le stava dando la possibilità di respirare di nuovo dopo mesi di restrizioni, ovvero da quando i talebani hanno preso il potere ad agosto 2021.

Migliaia di ragazze, come Nazanin, si sono preparate per il rientro a scuola con entusiasmo e speranza. Ma l’incantesimo è durato poco. Meno di un’ora dopo il suono della campanella, i talebani hanno ordinato alle ragazze che frequentano le classi al di sopra della prima media di tornare a casa fino a nuovo avviso “perché per loro non sono state ancora previste le condizioni educative”. La questione è esplosa come una bomba tra le studentesse, uccidendo i loro sogni e le loro aspirazioni. Le ragazze, che erano andate a scuola con il sorriso e la gioia, sono tornate a casa con le lacrime agli occhi.

Nazanin ci racconta che quando è arrivata davanti al cancello della sua scuola ha incontrato alcuni soldati talebani che beffardi le hanno detto: “Vai a casa e fai i lavori domestici. Cosa fai a scuola?”. Nonostante tutto la giovane ha deciso di entrare. Una volta in aula, il preside, che è un membro dei talebani, ha ordinato ai soldati di espellere tutte ragazze sopra la prima media. “Nessun cittadino ha un futuro qui -dice sconfortata Nazanin-Perché le persone vivono sotto il governo di un gruppo a cui non importa dei diritti di cittadinanza”.

Sahar Amiri è all’undicesimo anno alla Suriya High School. Come altre studentesse è depressa e frustrata per la decisione dei talebani di chiudere le scuole femminili. Ci descrive i suoi preparativi per il rientro in aula: “Avevo preparato vestiti e materiali per la scuola. Ieri (23 marzo ndr) sono andate a scuola con tante speranze e una forte motivazione. Una volta arrivata, con i compagni abbiamo pulito la classe. Ma dopo due ore, gli insegnanti ci hanno detto che noi ragazze avremmo dovuto lasciare la scuola fino a nuovo avviso. E poiché ci siamo rifiutate di lasciare la scuola, siamo state cacciate via con la forza dai talebani. Quando vedo le mie divise scolastiche, -aggiunge Sahar-sono davvero delusa, mi dispiace che il nostro Paese sia in una situazione del genere”.

Le scuole femminili, dunque restano chiuse nonostante i talebani avessero ripetutamente assicurato che tutti gli studenti, maschi e femmine, avrebbero potuto frequentare nel nuovo anno scolastico. La decisione dei talebani di chiudere a chiave le porte delle scuole alle ragazze ha suscitato forti reazioni. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres in una dichiarazione dopo aver appreso la notizia ha esortato le autorità talebani  ad “aprire le scuole per tutti gli studenti senza ulteriori indugi”. I diplomatici statunitensi hanno affermato che la chiusura delle scuole ha minato la fiducia negli impegni presi dai talebani. Il divieto alle donne di tornare a scuola è stato condannato anche dall’Alto rappresentante  della politica estera dell’Ue Joseph Borrell: tale decisione, ha detto Borrell- priva le ragazze di una vita migliore e impedisce loro contribuire a costruire un paese prospero. Dura anche la reazione di Potzel Markus, ambasciatore tedesco in Afghanistan, il quale ha anche affermato che la mossa è in netto contrasto con le precedenti dichiarazioni dei funzionari talebani e che il divieto, non è solo un duro colpo per le ragazze che vogliono andare a scuola e all’università ma anche una decisione in conflitto con le convenzioni internazionali alle quali l’Afghanistan ha aderito.

Critiche ai talebani per la decisione di vietare il rientro a scuola alle ragazze arrivano anche dall’ex presidente Hamid Karzai, e dal presidente del Consiglio di riconciliazione dell’ex governo, Abdullah Abdullah. L’ex presidente Karzai ha invitato l’Emirato islamico a non aiutare  coloro che vogliono un Afghanistan “bisognoso” e “subordinato”. Abdullah Abdullah, ex presidente dell’Hcnr, High Council for National Reconciliation  ha spiegato che l’istruzione e l’accesso all’istruzione sono un diritto islamico e civico fondamentale di tutti gli afghani”

Non mancano poi le reazioni di alcune famiglie di fronte al divieto per le loro figlie di andare a scuola. Il padre di una studentessa ha scritto sulla sua pagina Facebook: “Per tutta la vita ho lottato per il benessere, la tranquillità e l’educazione di tutti i bambini ma oggi, le lacrime di mia figlia, che è una studentessa di seconda media, mi hanno fatto molto vergognare”. Allo stesso modo la madre della giovane Guzel che ha pubblicato un video di sua figlia che piange. “Cara Guzel, mi vergogno per quello che ti stanno facendo, non ho altra scelta che sedermi accanto a te e piangere per te”. Qui il testo in inglese. Female students story