Trivelle, via libera da Draghi, ecco la mappa dei giacimenti: Basilicata presa in pieno
Stop alla moratoria sulle trivellazioni che durava dal 2019. Il Ministero aggiorna la cartina delle aree ricche di idrocarburi
“Stop alla moratoria sulle trivellazioni che durava dal 2019. Con cinque mesi di ritardo sulla tabella di marcia, il ministero per la Transizione ecologica guidato da Roberto Cingolani ha pubblicato il decreto che dà il via libera al Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, il cosiddetto Pitesai. Il provvedimento individua le aree dove sarà possibile riavviare prospezioni ed estrazioni di idrocarburi sospendendo la moratoria del 2019.” E’ quanto scrive stamane, 13 febbraio, sul Quotidiano Nazionale, Antonio Troise.
Il Piano, oltre a fissare criteri e vincoli più rigidi sembra avere l’obiettivo di raddoppiare la produzione con altre 3 miliardi di metri cubi, il 10% del fabbisogno nazionale.
Secondo il Quotidiano Nazionale le aree terrestri dove partiranno subito le trivellazioni sono pari al 42,5% del territorio nazionale. Le Regioni interessate sono: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana (solo due concessioni) e Veneto.
Tra le aree che non potranno più essere interessate da attività di ricerca e coltivazione, le Regioni Valle D’Aosta, Trentino-Alto Adige, Liguria, Umbria, in parte Toscana e Sardegna, e a mare il 5% della intera superficie marina sottoposta a giurisdizione italiana.
“L’area marina interessata, invece, è pari all’11,5% delle zone aperte, quelle cioè dove è concessa la ricerca e la coltivazione di idrocarburi. Sotto i riflettori soprattutto le prospezioni in mare. Le aree interessate saranno quelle del Canale di Sicilia, le coste dell’Adriatico fra le Marche e l’Abruzzo, quelle di fronte alla Puglia e, il golfo di Taranto e quelle di Venezia. Per quanto riguarda la terraferma, potrebbero sbloccarsi una cinquantina di permessi di ricerca per quasi 12mila chilometri quadrati di territorio in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lombardia, Molise e Puglia. Altri permessi di ricerca per 14mila chilometri quadrati vedono coinvolti Piemonte, Sicilia, Veneto e Marche.” Intanto, gli ambientalisti sono sul piede di guerra.
Qui la mappa: come si può notare il territorio lucano, tranne Matera e Maratea, è completamente coinvolto