Stellantis Melfi, Gianni: “Altro che premi, ci prendono solo in giro”
La reazione di un lavoratore alla vigilia dei nuovi stop
Gianni è uno dei tanti operai Stellantis che dopo aver letto l’annuncio del ‘premio di produzione di 450 euro’ annunciato ieri dall’azienda, non ci sta. “In un anno di stipendi da 1000 euro abbiamo perso tanto e ora siamo solo dei precari. Prevista nuova cassa integrazione, altro che premi”.
“Altro che premi, da questa sera alle 22 e fino a lunedì 28 e il futuro sempre più incerto a causa del rincaro energetico, stop degli autotrasportatori e figuriamoci ora anche con la guerra in corso”. Ieri la Stellantis ha annunciato ‘450 euro’ di premio di produzione, che arriveranno in busta paga ad aprile agli operai di S. Nicola di Melfi. Nel frattempo sono in tanti i lavoratori a non accettare questa “propaganda” fatta “sulla nostra pelle”. “Non si tratta di 450 euro ma di 300 netti”, precisa Gianni, operaio di Melfi, che aggiunge: “Gli scorsi anni prendevamo 100 euro al mese di premio di produzione mentre nell’ultimo anno con tutta la cassa integrazione e gli stipendi risicati abbiamo preso in tutto poche briciole in più che ci arriveranno questo mese (1000 euro, n.d.r.), e poi il premio di aprile”.
“Ci prendono in giro e dicono che stiamo bene” Nel gioco di annunci della Stellantis, le vere vittime sono proprio gli operai spesso ignari di ciò che accade nei tavoli di discussione. “Già siamo stati avvisati che scatterà la cassa integrazione per la settimana prossima – chiarisce Gianni – mentre solo qualche settimana prima era stata annunciata piena occupazione su 20 turni”. Poi ancora è sopraggiunta “la mancanza di semiconduttori e gli stop”. Una girandola di sali e scendi settimanali, “Ci viene comunicato qualcosa che poi viene smentito, al punto che ci ritroviamo inermi, senza voce in capitolo e presi pure in giro con l’annuncio di premi di produzione che poi non ci ripagano affatto dei lunghi stop di cassa integrazione che dobbiamo accettare, nostro malgrado. Ci prendono solo in giro. Ecco la verità”.
“Siamo precari, altro che premi di produzione” Difficile immaginare il futuro, specie coi venti di guerra che spirano. Ma vista con gli occhi dell’operaio, tirato per la giacchetta un po’ dall’azienda, e un po’ dai sindacati, il quadro si complica ancor di più. “Non siamo padroni di nulla – è il duro attacco di Gianni – da un giorno all’altro passiamo da annunci stratosferici alla miseria di una realtà senza certezze. Quasi sicuramente faremo un’altra settimana a casa. E poi non si sa”. Così si vive, tra la linea produttiva e i fermi più o meno inattesi. Stop and go improvvisi che fiaccano le gambe e spezzano sogni e speranze. “Se mi chiedi cosa sarà di quest’anno, quali sono le mie aspettative, resto senza parole, impietrito e anche preoccupato”, sbotta Gianni. “Ecco qual è il nostro premio”, conclude.