La Basilicata, nonostante tutto, merita rispetto
Vito Bardi e la sua maggioranza non sanno dove stia di casa la serietà
Bardi sospende Tisci per 15 giorni: “è la procedura”. Quale? Ammesso e non concesso che Bardi stia trattando la vicenda del direttore generale dell’Arpab come una faccenda politica, fa specie assistere a commentatori improbabili che si appellano alle procedure. Sarebbe interessante conoscere il parere di questi “esperti” di diritto e regolamenti amministrativi in ordine ad altre procedure su cui certa politica ha sempre taciuto: le gare di appalto manipolate, i concorsi pubblici taroccati, le corsie preferenziali nella somministrazione dei tamponi. Le procedure che costringono i pazienti ad aspettare anni per una visita specialistica? Le procedure di nomina e di carriera di amici, parenti amanti e affini negli stipendifici pubblici? Quali procedure? Su queste procedure i difensori dell’indifendibile non hanno mai aperto bocca.
E torniamo alla faccenda della sospensione di Tisci. Potrebbe trattarsi di un gioco di prestigio, un tantino pasticciato nella pentola dell’imbarazzo della maggioranza di governo regionale. Potrebbe trattarsi del tentativo maldestro degli amici di merenda di aggrapparsi a cavilli procedurali di improbabile fondatezza. Chissà che cosa pensa l’ex moralista di opposizione che aggrediva Pittella in consiglio regionale ad ogni piè sospinto? Parliamo di Gianni Rosa, naturalmente.
Ci hanno informati di una Commissione disciplinare che avrebbe valutato il caso e assunto la decisione della sospensione in attesa delle controdeduzioni dell’interessato. Se così fosse, Antonio Tisci, verrebbe trattato come un dirigente qualunque e non come direttore generale. Questa tesi reggerebbe, forse, per una sola ragione: l’incarico di direttore generale è stato attribuito in seguito a una selezione pubblica. Ma sappiamo com’è andata quella selezione, stiamo ancora aspettando ad oltre un anno di distanza che la documentazione venga resa pubblica, tutta la documentazione. E seppure il contratto preveda i famosi 15 giorni per le controdeduzioni, ci aspetteremmo da Tisci un gesto di dignità: dimissioni.
E dunque al danno la beffa. Il danno di una nomina di partito “spacciata” per selezione pubblica e la beffa di una procedura che rischia di mettere in salvo, per volontà politica, un esponente delle istituzioni che ha sbeffeggiato le istituzioni. Siamo di fronte all’ennesimo pasticcio di una maggioranza di cucinieri senza ricette.
Dinanzi ad evidenze inconfutabili, questo centro destra del famoso cambiamento poteva risparmiarci l’ennesimo spettacolo di illusionisti del travestimento. Sarebbe ora di finirla con questi giochetti che ridicolizzano la politica e le istituzioni. La Basilicata, nonostante tutto, merita rispetto. Un po’ di serietà, per favore.