Basilicata. “Psicopatologia” del potere: i danni al cervello di corrotti e corruttori

20 febbraio 2022 | 13:10
Share0
Basilicata. “Psicopatologia” del potere: i danni al cervello di corrotti e corruttori

Sono dei falliti. Oltre il recinto del malaffare non riuscirebbero a costruire nulla. Senza il sostegno del sistema malato di cui fanno parte, e che essi stessi alimentano, non sarebbero magistrati, politici, imprenditori, giornalisti, avvocati, dirigenti, funzionari con un conto in banca assolutamente immeritato e, a volte, praticamente rubato

Il “sistema” lucano che proviamo a raccontare sulle pagine di questo giornale da oltre 10 anni, emerge nella sua cruda realtà ogni volta che un’indagine giudiziaria ci svela qualche episodio. In queste settimane ri-scopriamo la faccenda dei tamponi ai raccomandati da se stessi (politici, medici, dirigenti) che – ipotizza la Procura – avrebbero favorito alcuni decessi di persone in vana e lunga attesa di un test. Ri-scopriamo i presunti tentativi di portare a prescrizione il processo “rimborsopoli”, ri-emergono collusioni e compiacenze tra esponenti delle istituzioni, imprenditori, e faccendieri di diverso spessore, nello scenario del caso Salinardi di Ruoti. Intanto si è appena concluso il primo grado del processo “sanitopoli” e siamo in attesa di eclatanti notizie circa indagini sull’eolico selvaggio.

Abbiamo letto con attenzione le carte giudiziarie che riguardano queste ed altre vicende e siamo sempre più convinti che il potere, piccolo o grande che sia, trasforma le persone, o meglio il loro cervello. In Basilicata, come altrove, esistono i delinquenti per vocazione e quelli che lo diventano per causa della posizione di potere che occupano.

Che succede nella testa di quei politici che si fanno rimborsare, con i soldi pubblici, un orsacchiotto o una cena galante con l’amante? Di quali guasti al cervello è vittima il magistrato, l’imprenditore, il dirigente, l’amministratore, il politico, che trucca i concorsi, che manipola gli appalti, che corrompe e si fa corrompere?

Tutto dipende dall’esercizio del potere e dagli effetti psicologici che causa. Il potente, nell’esercizio del potere perde alcune capacità fondamentali. Diventa meno empatico e meno percettivo. Meno pronto a capire gli altri. Il potere dunque fa perdere il senso della realtà. Ti porta a vivere in un altro mondo tutto tuo e del tuo sistema di realtà deformata. Il potente è narcisista: “un cocktail deteriore di arroganza, freddezza emozionale e ipocrisia.”

“Secondo Dacher Keltner, docente di psicologia all’università di Berkeley, due decenni di ricerca e di esperimenti sul campo convergono su un’evidenza: i soggetti in posizione di potere agiscono come se avessero subìto un trauma cerebrale. Diventano più impulsivi, meno consapevoli dei rischi e, soprattutto, meno capaci di considerare i fatti assumendo il punto di vista delle altre persone.” (A.M. Testa, 2017).

Potrebbe essere questo un motivo che espone alcuni potenti al rischio di essere beccati con le mani nel malaffare. La naturalezza con cui compiono atti illegali dipende anche dal senso di impunità e dalla carica di superbia che li caratterizza nella loro percezione della realtà. Quasi tutti presentano una forte tendenza a fregarsene degli altri.

Spesso queste persone sono circondate da una corte di scudieri e ammiratori che tendono a elogiare, magari ipocritamente, il loro capo per ingraziarselo, la qual cosa non aiuta il “povero” potente a mantenere un sano rapporto con la realtà.

Dagli atti di indagine sulle vicende lucane (intercettazioni ambientali, riscontri sulle modalità di esercizio di abusi, falsi, minacce, ricatti, dossier, eccetera) emerge chiaramente un mondo abitato da cervelli danneggiati. Gente che distrugge tutto e costruisce nulla.

Talmente danneggiati che, sempre negli atti di indagine, è facile riscontrare anche un’altra frequente caratteristica: il delirio di onnipotenza. In questo delirio non si accorgono del loro fallimento, nonostante siano dei falliti. Oltre il recinto del malaffare non riuscirebbe a costruire nulla, senza il sostegno del sistema malato di cui fanno parte, e che essi stessi alimentano, non sarebbero magistrati, politici, imprenditori, giornalisti, avvocati, dirigenti, funzionari, primari, editori, con un conto in banca assolutamente immeritato e, a volte, praticamente rubato.