La Basilicata magica: dalla crociata petrolifera al corso di laurea in medicina
Terra di fate, folletti, sciamani e gattovolpisti dove i bisogni son desideri
Esiste una storia fatta di esultanze, di proclami, di applausi più o meno sinceri che ha caratterizzato la Basilicata dall’insediamento dell’industria esogena petrolchimica fino a i giorni nostri. Una storia di illusioni che alla fine di ogni capitolo ci consegna delusioni. “Finalmente la Basilicata si avvia verso un processo irreversibile di industrializzazione, sviluppo e modernizzazione”, era il senso dei discorsi e delle manifestazioni politiche e mediatiche degli anni 60 e 70. Era l’inizio di un racconto, ma il finale lo abbiamo letto e capito solo quando le conseguenze di quella narrazione si sono manifestate in tutta la loro drammaticità: desertificazione, inquinamento, malattie, morte. Sviluppo zero. Un finale che non finisce mai. Chi ci ha guadagnato?
E poi arriva il terremoto nell’80, la tragedia. E ricomincia una nuova storia di proclami, speranze, applausi, giubili: “la ricostruzione, la rinascita, l’occasione di sviluppo”. Sappiamo quanta speculazione e malaffare si nascondeva in coda a quel capitolo. Evviva! Dalle macerie del terremoto nasce l’Università della Basilicata: “finalmente la cultura e la scienza ce l’abbiamo in casa, adesso tutto cambia, sarà vero sviluppo, i giovani lucani avranno l’opportunità che si meritano”. Perché no? Eppure anche quell’illusione si è trasformata in delusione. Chi ci ha guadagnato?
Nel frattempo, anni 90, parte la crociata petrolifera vera a propria: “ricchezza, sviluppo, merito mio, no merito suo”. Convegni, seminari, propaganda, seduzione, assunzioni, voti, clientele, inquinamento, malattie, morte, mafie, disoccupazione, emigrazione, desertificazione. In tutto questo tempo c’è chi applaude se stesso con la faccia dei lucani tra le mani. Schiaffi fatti passare per carezze. Fumogeno scambiato per incenso. Chi ci guadagna?
Arriva la grande stagione dei patti, delle intese, degli accordi, dei protocolli tra istituzioni, imprese, sindacati, università, petrolieri. Carta straccia di cui nessuno ha mai dato conto dei risultati. Intrugli salvifici che avrebbero innescato occupazione e sviluppo, economia green e tecnologie, monti sorridenti e capre che fanno ciao. In coda al capitolo niente altro che fuffa anestetica. Chi ci guadagna?
Adesso il Corso di laurea in medicina. E riprendono gli applausi, i giubili, la retorica tirata a lucido: “un fatto storico, merito mio, no merito nostro, finalmente avremo una Sanità moderna ed efficiente, un’opportunità per i giovani lucani, un antidoto contro lo spopolamento, bla bla bla. Anche questo evento assume, come tradizione, un carattere fiabesco. Ancora una volta siamo nelle mani di fate e folletti. Chi ci guadagnerà?
Intanto, il Pnrr è diventato l’olimpo dei maghi buoni: grazie alle loro gesta, dalle favole scompariranno le streghe e gli stregoni cattivi, il papà di Hansel e Gretel diventerà ricco sfondato, la piccola fiammiferaia dimorerà in un castello principesco. Insomma la felicità sarà a portata di mano. Come finirà?
Ricordate quel bel motivetto che recitava “i sogni son desideri”? Qualcuno nel frattempo ci ha aggiunto una sillaba: “i bisogni son desideri”. Eppure, basterebbe poco per evitare che il lume della ragione si confonda con le luminarie dei palcoscenici della politica: smettere di cedere alle lusinghe del gattovolpismo. Almeno una favola avrebbe dovuto insegnarci qualcosa: quella di Pinocchio.