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Aste giudiziarie. La storia di Mauro e Teresa: non si può morire di ingiustizia

18 dicembre 2021 | 13:04
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Aste giudiziarie. La storia di Mauro e Teresa: non si può morire di ingiustizia
Anna Maria Caramia

La denuncia aperta, rivolta alle istituzioni, dell’avvocata Anna Maria Caramia: “Ho visto gente piangere, minacciare di farsi male o di farlo agli altri, ho visto qualcuno morire di crepacuore e qualcun altro privato della libertà a causa di processi condotti a botte di abusi e violazioni”

Pubblichiamo la denuncia/appello, dell’avvocato Caramia, alle istituzioni, agli organi di stampa, ai cittadini e alle forze dell’ordine. Scrive riguardo alla vicenda di Mauro e Teresa, di cui ci siamo già occupati con il nostro giornale, ma scrive anche per tutti coloro che “si sentono massacrati dallo Stato e soprattutto dalla giustizia, giustizia che è sempre più una chimera, quando non si rivela come una vera e propria aguzzina”.

Sono e mi chiamo Anna Maria Caramia e sono un avvocato del Foro di Taranto.  Mio malgrado, devo segnalare e denunciare una situazione ad alta criticità e che presenta forti profili di pericolosità

Il 7 ottobre 2021 ho assunto la difesa di Mauro Antonelli e Teresa Cataldo di Terlizzi e, sin da subito, al di là dei diritti violati, ho colto la determinazione di un uomo disposto a molto (se non a tutto) pur di ottenere il riconoscimento della sua ragione.

In occasione dello sgombero del 13 novembre 2021, dopo aver conosciuto meglio Mauro ed averlo visto difendere la sua casa e la sua famiglia, ho capito che non era disposto a molto, ma che era disposto a tutto: cioè anche a sacrificarsi, infilandosi nel collo un tagliacarte (come ha manifestato di poter fare anche di fronte ai tanti carabinieri di Bari).

A questo punto mi sono chiesta: Qual è il mio dovere? Devo segnalarlo ai servizi sociali? Devo segnalare dove e a chi? Una cosa è certa: non posso fare finta di nulla nell’attesa di qualcosa che, sperando mai accada, può tuttavia succedere. No, io ho già visto un cliente, che di nome faceva Piero Gatti, morire, la mattina dello sgombero, di crepacuore, non sopportando il peso di una giustizia all’incontrario; non voglio vederne un altro che si spegne di fronte a me, che nulla riesco a garantirgli.

Ma chi sono Mauro Antonelli e Teresa Cataldo? E quali sono le loro ragioni?

Dopo averci pensato su, ho concluso che sono solo due persone che hanno ragione e che ciò nonostante, dalla Giustizia, stanno ottenendo solo attacchi alla dignità e alla integrità, alla proprietà e alla famiglia: tutto a botta di rigetti, archiviazioni e abusi vari!

Per un debito iniziale del solo Antonelli di circa 4.500 euro – coniuge in regime patrimoniale di separazione dalla Cataldo – pignorano, per intero e non per quote, un immobile di entrambi, del valore di mercato di circa 2 milioni di euro, senza mai notiziare alla Cataldo dell’esistenza di pignoramento sulla sua proprietà. Per tentare di sanare il vizio e magari far risultare che il bene è del solo Antonelli (così come falsamente dice in perizia il c.t.u. – Consulente Tecnico d’Ufficio – del giudice, che forse è anche fratello di un giudice), compare nel fascicolo un certificato di matrimonio falso, che sposta il matrimonio in avanti di 10 anni esatti (così tentando di avallare l’assunto del c.t.u. per cui il bene immobile era stato realizzato non in vigenza di matrimonio, ma prima di esso e dal solo Antonelli). La Cataldo si ritrova ad essere privata della sua proprietà e della sua casa senza debito e senza mai essere stata esecutata (e la legge dice che il pignoramento va notificato al proprietario dell’immobile, quindi a lei, e che va fatta la divisione endoesecutiva nei casi in cui la proprietà appartiene a soggetti non tutti colpiti dal titolo esecutivo, come in questo caso).

Nel tempo come si sono difesi Mauro e Teresa?

Mauro Antonelli, sin da subito, (per almeno tre volte) si è difeso chiedendo la riduzione del pignoramento ex art. 496 c.p.c. stante la sproporzione tra il debito (4 mila euro poi divenuti circa 40 mila euro) e il valore dell’immobile (Tra 1,5 e 2 milioni di euro), lo dice la legge che si può fare; ma i giudici di Trani hanno stranamente rigettato tutte le istanze in tal senso.

Mauro Antonelli denuncia alla procura di Trani, ma i Pm archiviano, non accertando nulla, anche sostenendo l’errore di fronte al falso certificato di matrimonio (e poco rileva se quella falsità è totalmente confacente alla tesi che si vuole sostenere).

Nel frattempo, il 2 novembre 2021 viene presentata denuncia alla procura di Lecce contro i giudici di Trani e altre persone. In quella denuncia si ribadisce anche l’ipotesi che alla base di quei fatti ci fosse una speculazione edilizia, con lottizzazione ed interessi plurimi alla base.

Oltre a depositare la denuncia, Mauro si presenta in tribunale per ben due volte per insistere affinché si adotti il sequestro del fascicolo e dell’immobile, nell’attesa che il procedimento penale giungesse a maturazione. La Procura di Lecce garantisce una risposta prima dello sgombero del 13 novembre 2021, ma la risposta sul sequestro non arriva mai!  

C’è lo sgombero il 13 novembre 2021 e lo Stato invia addirittura i carabinieri in tenuta antisommossa; sotto gli occhi dei militari e dei tanti presenti la delegata alla vendita, figlia di un giudice, rivolgendosi a me, mi invita a denunciarla un’altra volta al tribunale di Lecce. E’ chiaro che lei sapesse della denuncia già depositata. Sarà stata questa la risposta data dalla Procura di Lecce alla nostra richiesta di sequestro? Chissà. Di certo non c’è stato alcun sequestro e in aggiunta siamo in presenza di una probabile rivelazione di segreto istruttorio!

Cosa è accaduto durante lo sgombero?

Due personcine, una donna gracile di corporatura ma titanica nella forza, tra un conato di vomito e un mancamento, correndo da una porta all’altra con le braccia aperte in guisa di difendere la sua proprietà, si oppone allo Stato schierato contro di lei con i carabinieri, tutti bardati con caschi, scudi e manganelli, anche se, ad onore del vero, non manca sul volto di qualcuno dei più giovani un velo di vergogna per esseri lì contro quella mamma.

Nel contempo, l’uomo, silenzioso quanto determinato, con le spalle alla porta di una delle quattro case pignorate, si punta un tagliacarte al collo pronto a colpirsi se i militari avessero deciso di procedere contro di lui.

In quel contesto, il tenente e un infermiere si avvicinano a Mauro, mentre si punta il tagliacarte al collo, e gli dicono che devono fargli un T.S.O.: Mauro non sa cosa sia, la figlia pensa che sia un esame al cuore (appena fatto alla mamma Teresa) mentre io, intimandogli di non farlo, gli dico che il cliente è sano di mente e che quel gesto è solo frutto di esasperazione e disperazione per una giustizia cieca, sorda e connivente!

E a proposito di T.S.O., or ora ricordo che durante lo sgombero del mese prima, il 13 ottobre 2021, la dottoressa del 118, parlando con la delegata, diceva che non se la sentiva di fare il trattamento obbligatorio a Teresa, che a suo parere era sana e che viveva solo un momento estremamente difficile. E per fortuna che io registro e documento! Che esagerazione, il T.S.O. come mezzo per neutralizzare chi dà fastidio!

Tornando allo sgombero del 13 novembre 2021, si decide di rinviarlo alla data dell’8 gennaio 2022 (dopo le festività), anche attendendo un ricorso che si discuterà il 18 dicembre 2021, sia pure dall’esito quasi scontato. Intanto, la delegata alla vendita si ‘pretende’ la firma di un impegno ad uscire dall’immobile bonariamente e senza ostruzionismo, ma avvertendo contestualmente che se non Mauro e Teresa non avessero firmato quell’impegno, ella avrebbe richiamato i carabinieri per cacciarli fuori di casa quel giorno stesso.

Naturalmente Mauro e Teresa firmano

A quel punto, ritengo che sia più che doverosa una segnalazione integrativa alla Procura di Lecce inoltrata il 16 dicembre 2021. Nell’occasione, le parti ed io ci presentiamo in Procura, ma veniamo trattati in malo modo dal procuratore aggiunto (pare) ed accompagnati fuori dai militari i quali illustrando le facoltà di legge, dicono a me (che sono l’avvocato) che non era quello il modo per ottenere qualcosa e che avrei dovuto seguire i canali ufficiali e rituali: scrivere p.e.c., fare ricorsi, denunce… non manca a lei, avvocato, di sapere cosa fare).

Ma quali canali ufficiali io non ho seguito? Ho seguito anche le vie irrituali. Ho fatto denunce (e ci sono procedimenti in 7 o 8 procure contemporaneamente), ricorsi a più non posso, proteste (andando a piedi da Taranto a Napoli e dormendo per strada dinanzi al Ministero della Giustizia). Cosa non ho fatto?”

A proposito dei canali ufficiali, proprio a Lecce, un magistrato (credo con funzioni di Presidente), alle mie rimostranze circa il fatto che, a botta di abusi, si costringe la gente a fare denunce, mi ha detto che le denunce non servono a niente; a Trani, per Cataldo Teresa, ho fatto un ricorso avverso lo sgombero del 13 novembre 2021, ma il mio ricorso non è stato scaricato nei termini di legge, forse perché scomodo: nonostante la parte si sia recata di persona 2 volte ed io abbia scritto al tribunale per altre 2 volte.

Ma come ho detto, siamo andati a Lecce per denunciare i giudici di Trani e non solo, il 16 dicembre 2021. Nella denuncia fresca fresca abbiamo anche scritto che vi è omissione di atti di ufficio da parte del cancelliere di Trani che, dopo 16 giorni e nonostante i solleciti, non scaricava un atto civile urgente, pure sollecitato per 4 volte. Miracolo o coincidenza, denunciamo l’omissione in atti di ufficio e il 17 dicembre la cancelleria di Trani accetta il ricorso.

Che strano, o forse no. In fondo tra i reati denunciati c’è anche quello di rivelazione di segreto istruttorio (dato che la delegata alla vendita sapeva della denuncia a Lecce).

E’ questa in sintesi la storia di Mauro e Teresa, simbolo di tante altre vicende 

A volte lo penso che non abbia più alcun senso fare l’avvocato in una nazione ove la giustizia è diventata una truffa, gli organi di controllo non controllano nulla e piuttosto insabbiano, le istituzioni servono solo se stesse, coloro che rappresentano il popolo sono lontani dalla gente, sono arroccati nei privilegi, e gli organi di stampa, salvo eccezioni, non danno eco al grido di dolore della nazione.

Sì, penso che forse mi convenga abbandonare una professione ormai di fatto inutile, ma poi mi ritrovo sempre qui, a sentire altro dolore e a tentare di aiutare, con i miei piccoli strumenti, chi con le lacrime agli occhi mi supplica di fare qualcosa.

Scrivo a causa della storia di Mauro e Teresa, ma non scrivo solo per loro, scrivo per tutti coloro che si sentono massacrati dallo Stato e soprattutto dalla giustizia; giustizia che è sempre più una chimera, laddove non si rivela come una vera e propria aguzzina.

Nell’esercizio della mia professione, ho visto gente piangere, gente minacciare di farsi male o di farlo agli altri, ho visto qualcuno morire di crepacuore e qualcun altro privato della libertà a causa di processi condotti a botta di abusi e violazioni.

Nell’esercizio della mia professione, ho assaporato troppe amarezze e delusioni. No, non si può adire la giustizia per ottenere un danno più grande (e tale è quello che arriva dopo anni e anni di indagini, che ci tengono appesi alla speranza, per poi leggere richieste di archiviazioni offensive non solo dei diritti, ma anche dell’intelligenza).

Non si può sopportare il peso economico dei costi della giustizia, per arrivare sempre al nulla aggravato dal danno. Non si può più tollerare l’indolenza investigativa delle procure quando ad essere accusati sono altri magistrati.

L’otto gennaio 2022 la storia di Mauro e Teresa registrerà un altro tassello: cosa accadrà? Verranno di nuovo i carabinieri in tenuta antisommossa o i negoziatori o la polizia scientifica? La Procura di Lecce lo farà il sequestro che sarebbe giusto fare? Mauro e Teresa ce la faranno contro uno Stato che li sta abusando?

Chi vivrà vedrà!

Avvocato Anna Maria Caramia

Nella foto, Teresa e Mauro Teresa Cataldo e il marito

Nella foto, Mauro che si punta il tagliacarte alla gola Mauro