Eolico in Basilicata: la ‘ndrangheta con le mani in pasta

30 novembre 2021 | 13:02
Share0
Eolico in Basilicata: la ‘ndrangheta con le mani in pasta
Nicolino Grande Aracri

Con le nostre inchieste sul business del vento ci avevamo visto giusto. Quella volta che fummo avvertiti: “smettetela, dietro ci sono i calabresi”

Tra le carte dell’ultima operazione antimafia della Dda di Potenza troviamo Paolo Signifredi, commercialista, considerato il cassiere del clan calabrese “Grande Aracri” di Cutro, in Emilia Romagna. Ora collaboratore di giustizia.  È lui a parlare degli interessi della ‘ndrangheta nell’affare eolico lucano. “Nel settore dell’eolico lucano il clan poteva vantare molte conoscenze”, dichiara Signifredi e aggiunge: ” le pale eoliche le ha messe lui…” Si riferisce a Nicolino Grande Aracri, detto “mano di gomma”. Signifredi parla dell’acquisto di una cava funzionale alla realizzazione di un parco eolico. L’investimento serviva da un lato a riciclare denaro sporco e dall’altro a trarre grossi profitti.

Da diversi anni il nostro giornale si occupa di business del vento in Basilicata con decine di articoli e inchieste, rivelando anomalie, abusi, irregolarità e ipotizzando legami tra l’affare del vento a organizzazioni criminali.  Un paio di anni fa qualcuno ci “consigliava” di lasciar perdere l’eolico: “forse non avete capito…là ci sono i calabresi…” Noi abbiamo continuato a fare il nostro lavoro di giornalisti, pubblicando, da allora, altre inchieste e altri articoli. Inchieste che, in alcuni casi, ci sono costate querele e processi per diffamazione, oltre a un’aggressione in piena regola.

Ci sono state altre circostanze salite agli onori della cronaca, negli anni recenti, che hanno fatto emergere infiltrazioni criminali nel settore eolico, oltre alle compiacenze e agli abusi di funzionari pubblici. Tuttavia ha prevalso il silenzio, a tutti i livelli.

Adesso è tutto più chiaro e chi deve approfondire approfondisca. Ci auguriamo che tutta la documentazione, da lui richiesta e da noi inviata, al presidente della Commissione parlamentare antimafia, nell’ottobre 2019, oggi possa essere più utile di allora. E ci auguriamo che tutti i nostri articoli e le nostre inchieste a disposizione dell’autorità giudiziaria possano suscitare, ora, un particolare interesse. Naturalmente noi continueremo a stare col fiato sul collo dei soliti businessmen in giacca e cravatta.

Leggi Anche