Altri 11, 5 milioni di euro per il completamento dello schema idrico Basento-Bradano: ormai siamo alle comiche
Quell’opera di “Matusalemme” è uno dei simboli del fallimento della politica
“Il Distretto G, che con tanta fatica abbiamo cercato di avviare dopo anni di impasse, a sua volta non può essere pensato senza il ripristino della infrastruttura a monte, uno dei più ambiziosi schemi idrici del Sud Italia ad oggi rimasto incompiuto. Sulla linea di investimento del PNRR destinata agli invasi e ai sistemi di approvvigionamento a scopo idro-potabile e irriguo troveranno copertura interventi che potranno cambiare finalmente il destino di queste infrastrutture”. Esulta l’assessore Donatella Merra. Eppure, quell’opera è uno dei simboli del fallimento della politica. Merra c’entra nulla, probabilmente non era neanche nata quando è cominciata la lunga marcia di finanziamenti e di prebende per quella infrastruttura che avrebbe dato all’agricoltura di un vasto territorio della Basilicata una spinta verso lo sviluppo.
Le opere riguardavano in particolare l’adduzione e la distribuzione irrigua del distretto G – che si estende per circa 13.050 ha – nel piano di utilizzazione dello Schema idrico Basento-Bradano. Il progetto prevedeva la realizzazione di una condotta principale (collegamento diga di Genzano alla diga del Basentello) di 23,170 km; di diramazioni settoriali per alimentare i 14 settori del “distretto G”; una rete di distribuzione irrigua, con sviluppo di circa 400 km; 14 vasche di compenso di volume variabile complete di strumenti di misura delle portate; un impianto di sollevamento per il settore G6 con portata di 172,36 lt/sec e prevalenza di 189 m. L’opera è frutto dell’unificazione di 2 distinti progetti denominati in precedenza “Completamento schema idrico Basento Bradano. Adduttore diga di Genzano–Diga del Basentello” e “Completamento schema idrico Basento Bradano. Attrezzamento Settore G.
In quasi 40 anni, spesi centinaia di migliaia di euro per le progettazioni, ma oggi, è questa la situazione sotto Acerenza documentata dalle foto che risalgono al luglio di quest’anno: le condutture ridotte a ruderi inservibili che dovrebbero alimentare i distretti A, T, e G. Perché quelle opere sono abbandonate a se stesse nel degrado?
In conclusione, di questa tristissima situazione, la realtà sembra affermare che gli unici che hanno beneficiato e che beneficeranno di tutto questo sperpero di denaro sono state e saranno le grandi imprese realizzatrici delle opere, tutte di fuori Regione, e i tecnici, progettisti e collaudatori. Per quanto riguarda quelli che dovrebbero essere i veri beneficiari di tanto denaro, le imprese agricole, dovranno aspettare ancora chissà quanti anni, semmai ci sarà ancora qualcuno ad attendere che l’acqua arrivi e non siano tutti emigrati altrove, lasciando le terre incolte e abbandonate.
Ecco a che cosa servono quegli 11 milioni di euro: a ripristinare tutto quanto era già stato costruito con altri milioni di euro. Si spende denaro pubblico per costruire, si aspetta che tutto finisca in malora e si ricorre ad altro denaro pubblico per ripristinare le opere andate in malore. L’esultanza di Merra ci pare ingenua. I lavori non saranno completati come da ultima previsione nell’agosto del 2022, ma il denaro probabilmente sarà presto speso. Un altro dubbio ci assale, quel territorio è invaso da pale eoliche e dai tralicci dell’elettrodotto di Terna spa, ha ormai quasi abdicato alla vocazione agricola: che cosa ci sarà ancora da irrigare?