Deposito unico, Rosa: la Basilicata esprime unanime contrarietà
“Decisione condivisa con Province, Comuni interessati, Anci, comunità scientifica regionale (Unibas, Cnr, Cgiam, Arpab), corpi sociali e professionali e Associazioni di settore
Di seguito la relazione dell’assessore regionale all’Ambiente, Gianni Rosa, in cui viene espressa e motivata la contrarietà al deposito unico di scorie nucleari in Basilicata.
“La Basilicata esprime la totale, unanime, contrarietà alla proposta di localizzazione, costruzione ed esercizio del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e del Parco Tecnologico ex D.lgs. n. 31/2010, redatta da So.G.I.N. S.p.A. nei 17 siti individuati e ricadenti nel territorio regionale. Possiamo permetterci di affermare che questa posizione è unanime perché le Province, i Comuni interessati, l’Anci, in rappresentanza di tutti i Comuni della Regione, la comunità scientifica regionale (Unibas, Cnr, Cgiam, Arpab), i corpi sociali e professionali e le Associazioni di settore hanno partecipato, a vario titolo, alla redazione del “Documento delle Osservazioni Tecnico-Scientifiche” (Dots), approvato dalla Giunta Regionale nella seduta dello scorso 2 marzo e trasmesso a So.G.I.N. S.p.A. il 4 marzo.
Con altrettanta visione di unità, la Regione ha coinvolto nelle sue valutazioni anche la vicina Regione Puglia direttamente cointeressata in due dei 17 siti individuati in Basilicata. Questo importante documento è frutto di un lavoro di condivisione e di partecipazione che costituisce l’espressione di tutti i cittadini lucani; è frutto del difficile lavoro di coordinamento svolto dalla Direzione Generale del Dipartimento Ambiente e Energia, con il prezioso supporto di Farbas; è frutto dello sforzo congiunto di tutti i funzionari e collaboratori del Dipartimento Ambiente. E permettetemi di esprimere il mio apprezzamento ed un sentito ringraziamento perché è grazie a tutti se la piccola Basilicata è riuscita a produrre un documento tecnico tanto corposo nei tempi e nelle modalità previste dalla procedura, senza tenere conto della proroga assegnata negli ultimi giorni.
Il Dots trasmesso, quindi, rappresenta il risultato del coordinamento delle istanze e condivisione di intenti dei cittadini lucani ma è soprattutto un documento tecnico-scientifico che analizza in maniera obbiettiva le criticità della proposta So.G.I.N. S.p.A., che emergono sin da una prima lettura del lavoro condotto negli anni dalla So.G.I.N. e da Ispra, il quale lavoro, con riguardo alla idoneità delle aree identificate in Basilicata, non prende in considerazione, ad esempio, gli strumenti di pianificazione e di programmazione adottati dalla Regione Basilicata negli ultimi anni, è basato su dati risalenti ed è, per questo, poco credibile. Il procedimento di formazione del Dots assicura, invece, una base tecnico-scientifica solida che non rappresenta un diniego immotivato ed egoistico nei confronti delle esigenze del Paese, né una sterile contrapposizione istituzionale tra Stato e Regione, ma la sintesi di accurate riflessioni, valutazioni e determinazioni tecnico-scientifiche.
Il procedimento adottato dalla Regione Basilicata è una garanzia della scientificità del documento. Il modello organizzativo, coordinato dal Dipartimento Ambiente ed Energia, ha previsto l’analisi della proposta attraverso dei Tavoli Tematici, dando giusto spazio e rilievo sia alla più ampia partecipazione sia ai contenuti di carattere tecnico e scientifico, che consentissero un puntuale inquadramento delle criticità riscontrate e degli elementi oggettivi e quantificabili, declinati secondo i proposti criteri di approfondimento individuati dalla documentazione resa disponibile, e secondo le modalità di cui alla citata procedura di consultazione pubblica indetta dalla Sogin.
Entrando rapidamente nel merito, i lavori condotti dai Tavoli Tematici (Tavolo Tematico 1 – Struttura idro-geo-morfologica; Tavolo Tematico 2 – Struttura naturalistica; Tavolo Tematico 3 – Struttura antropica; Tavolo Tematico 4 –Strutture strategiche di relazione; Tavolo della Ricerca) sono stati principalmente indirizzati a colmare le carenze del quadro conoscitivo adottato a supporto della definizione della CNAPI da parte sia della Sogin sia di ISPRA. Come già accennato, è utile evidenziare come l’insieme delle informazioni riportate nella documentazione resa disponibile ai fini della consultazione pubblica di cui all’art. 27 del D.Lgs 31/2010, risulti non aggiornata rispetto agli strumenti di pianificazione, di programmazione, agli atti e determinazioni approvate ed adottate dalla Regione Basilicata negli ambiti specifici del paesaggio, infrastrutture, rete ecologica, sviluppo rurale, agricoltura, energia, gestione delle risorse naturali, delle infrastrutture strategiche e dei servizi etc. in una visione di “soggettualità territoriale” e pianificazione strategica integrata.
Il quadro conoscitivo emerso, riportato in dettaglio negli allegati al DOTS, ha previsto un’analisi specifica per ognuno dei 17 siti individuati, che ha evidenziato elementi di criticità e di incompatibilità con la previsione di idoneità emersa nella fase di individuazione delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il Deposito Nazionale ed il Parco Tecnologico. Allo stesso tempo, sempre in una azione propositiva di collaborazione e trasparenza del processo di consultazione e di partecipazione attiva, è stato costruito una Sistema Informativo Territoriale, corredato di un corposo volume di tematismi, a supporto delle istanze rappresentate ed estremamente utile ad un inquadramento sufficientemente dettagliato degli elementi e fattori di vulnerabilità e criticità esistenti. Il SIT ha censito, organizzato, razionalizzato e rappresentato l’insieme dei dati esistenti, integrando i tematismi relativi ad ambiti e competenze differenti, al fine di consentire una lettura multidisciplinare delle informazioni presenti presso i dipartimenti e uffici regionali. In tale strutturazione del database, sono stati altresì acquisiti e catalogati dati, misure, rilievi, valutazioni e determinazioni rappresentati in studi, indagini ed analisi condotte sui siti direttamente interessati dalla localizzazione, ovvero in aree marginali di prossimità e/o di area vasta, al fine di poter estrarre/estrapolare le informazioni utili alla valutazione degli scenari conoscitivi e delle possibili interferenze.
Dal contesto informativo emerso, ribadendo l’invito ad una analisi dettagliata dei contenuti emersi dai singoli tavoli per ogni sito analizzato, si ritiene utile richiamare alcuni elementi salienti di criticità che impongono una riclassificazione della potenziale idoneità dei siti ricadenti in toto od in parte nel territorio della regione Basilicata. In particolare: criterio di esclusione CE2 – aree contrassegnate da sismicità elevata
Il criterio di esclusione CE2 ha messo in evidenza una trattazione piuttosto sommaria della problematica. Sono infatti emersi alcuni aspetti di criticità, sia nella formulazione che nell’applicazione di tali criteri. Va anche fatto rilevare che il criterio CE2, unitamente al criterio CE3, non trova alcuna corrispondenza nei criteri di approfondimento, quasi a significare che un ulteriore approfondimento di queste tematiche non sia stato ritenuto necessario. Mentre, invece, è essenziale.
criterio di esclusione CE3 – aree interessate da fenomeni di fagliazione. Nella relazione d’area per tutti i 17 siti considerati è riportato lo stesso risultato: “La ricognizione complessiva del quadro conoscitivo esistente, unitamente agli elementi raccolti mediante i rilievi in campo, non ha fornito nette evidenze di fagliazione nell’area in esame”. L’analisi della SOGIN non prende in esame alcuna fonte di dati, ad esclusione delle due citate nella relazione (ITHACA e DISS). Anche in questo caso, è fortemente carente.
criterio di esclusione CE4 – aree caratterizzate da rischio e/o pericolosità geomorfologica e/o idraulica di qualsiasi grado e le fasce fluviali. Per tutte le aree, la verifica del criterio di esclusione e, in particolare, l’individuazione delle aree a rischio frana, è stata effettuata utilizzando le informazioni riportate nei Piani di Assetto Idrogeologico e nell’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (IFFI). Questi strumenti hanno evidenziato che tutte le aree comprese nel cluster Potenza sono caratterizzate dalla presenza di zone a rischio frana di grado variabile. Alcune di queste (PZ-8, PZ-13) mostrano zone a rischio R1 e R2 direttamente nell’area individuata.
criterio di esclusione CE10 – aree caratterizzate da livelli piezometrici affioranti o che, comunque, possano interferire con le strutture di fondazione del deposito. Il criterio esclude le formazioni caratterizzate da livelli piezometrici affioranti o che, comunque, possano interferire con le strutture di fondazione del deposito. Nella Relazione di Sogin, la formazione viene descritta come un complesso argilloso-marnoso considerabile come un substrato pressoché impermeabile. I dati sperimentali, ottenuti mediante analisi in sito e in laboratorio dai ricercatori del Laboratorio di Geotecnica di Università della Basilicata su campioni rappresentativi del complesso delle Argille Subappennine lucane, mostrano, al contrario, che la permeabilità del sottosuolo può essere elevata, che il sottosuolo è saturo di acqua, e che i livelli piezometrici interferirebbero con le opere.
criterio di esclusione CA9 – parametri chimici del terreno e delle acque di falda. Sulla base dei dati geologico-stratigrafici, idrogeologici, tessiturali e mineralogici attualmente a disposizione per i sedimenti che ricadono nelle aree-cluster individuate in Basilicata, il rischio di una vasta mobilità geochimica, con eventuale interessamento della falda acquifera, in diversi casi non profonda, risulta non trascurabile.
criterio di esclusione CA11 – produzioni agricole di particolare qualità e tipicità, luoghi di interesse archeologico e storico
Non è riportata l’attività in corso di redazione del Piano Paesaggistico Regionale ai sensi dell’Intesa sottoscritta con MIBACT e MATTM che nel Documento Programmatico approvato con DGR 1372/2018 ed integrato con DGR 332/2019 pone al centro di interesse il territorio rurale inteso complessivamente come bene pubblico. Il quadro conoscitivo elaborato nel Piano completo in relazione alle Tutele è stato validato dal Comitato tecnico Paritetico Regione, MIC, MITE ed è il riferimento per il repertorio dei vincoli e relative perimetrazioni. I siti del Deposito Nazionale si collocano all’interno delle aree agricole più importanti della Basilicata. I paesaggi rurali interessati, così come definiti dal Piano Paesaggistico in corso di avanzata formazione, sono quelli dei Terrazzi e della Pianura costiera; i terrazzi del Bradano; l’altopiano della Murgia materana.
criterio di esclusione CA13 – presenza di infrastrutture critiche rilevanti o strategiche
Tra le infrastrutture strategiche, esistenti o già individuate negli strumenti di pianificazione, che determinano insediamenti futuri di attività antropiche che possono risultare inficiate e/o compromesse dalla costruzione del deposito e, allo stesso tempo, compromettere l’isolamento del deposito stesso, sono da annoverare sicuramente quelle idriche, energetiche (gas, petrolio o di tipo geotermico) e minerarie. Questo si evince dall’analisi del criterio CA13: Presenza di infrastrutture critiche rilevanti o strategiche, non possono essere escluse tutte quelle opere e grandi infrastrutture strategiche di rilevanza nazionali, già riconosciute e programmate dallo Stato nei piani di sviluppo di vaste aree regionali con la legge Obiettivo 443/2001 e con le successive delibere CIPE 121/2001, 146/2006 e 3/2008. Tra queste vanno annoverate le infrastrutture idriche, sia ad uso idropotabile sia irriguo sia industriale, di accumulo, trasferimento e distribuzione realizzate e da realizzarsi quali dighe, traverse, adduttori, vasche di compenso e condotte di distribuzione a servizio di distretti irrigui (in particolare lo schema idrico Basento-Bradano e il grande adduttore del Sinni), che non sono state affatto considerate dalla proposta Sogin.
Questi sono solo alcuni dei rilievi tecnici contenuti nel DOTS che da soli giustificano la posizione di diniego della Regione Basilicata. Tuttavia, proprio per quanto detto all’inizio, la stessa posizione è rafforzata anche dall’unanime no delle Istituzioni locali che rappresentano il comune sentire dei cittadini e della società lucana, e che, per prossimità e vocazione, sono deputati ad un’attenta valutazione e composizione dei differenti interessi coinvolti.
La Basilicata ha già dato e continua a dare alla Nazione. Contribuisce, da anni, al livello di approvvigionamento di petrolio, con il più grande giacimento on shore d’Europa, e oggi ancor di più con un secondo Centro Olio. Nell’epoca del nucleare, ha messo a disposizione il proprio territorio con l’impianto ITREC di Rotondella. Ancora oggi ne paghiamo le conseguenze con uno smantellamento che va avanti da 20 anni e che non è esente da danni ambientali. La Basilicata è ricca di risorse naturali: stiamo parlando dell’oro blu di cui siamo i maggiori esportatori verso altre regioni con oltre il 70% di produzione idrica. Ospita il Parco nazionale più grande d’Italia, nonché custodisce parte del patrimonio mondiale UNESCO con Matera.
Il rovescio della medaglia è che siamo ancora fortemente penalizzati nell’accessibilità infrastrutturale: siamo la regione con minori chilometri di autostrada in Italia (0,29 Km per 100 Kmq di area) e con una rete ferroviaria marginale ed inadeguata.
In conclusione, ribandendo la totale contrarietà alla proposta di localizzazione, costruzione ed esercizio del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico ex D.lgs. n. 31/2010 redatta da So.G.I.N. S.p.A. per i 17 siti individuati e ricadenti nel territorio regionale, auspico fortemente che gli elaborati e la documentazione scientifica, tecnica ed amministrativa prodotta sia seriamente valutata nelle prossime fasi di questo complesso procedimento e che si possa giungere alla definitiva dichiarazione di non idoneità di questi territori tale da giustificare la loro esclusione dalla CNAPI.