La Basilicata è pronta ad affrontare le sfide del Governo e della UE sull’economia circolare?

27 settembre 2021 | 13:39
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La Basilicata è pronta ad affrontare le sfide del Governo e della UE sull’economia circolare?

I dubbi, per quanto accaduto nel frattempo, sono legittimi. Sulla gestione dei rifiuti siamo in ritardo: colpevole?

Può una Regione che, in cinque anni, non ha attuato il proprio Piano di gestione rifiuti (approvato dal Consiglio regionale nel dicembre 2016) essere capace oggi, alla luce degli obiettivi, impegni e progettualità che vengono richiesti dal governo nazionale, di programmare investimenti nella gestione integrata dei rifiuti in ambito regionale alla luce del pacchetto Economia circolare dell’UE (del maggio 2018)? Noi speriamo di sì anche se i dubbi, per quanto accaduto nel frattempo, sono legittimi.

L’assenza di una visione a medio-lungo termine necessaria a promuovere, partendo dal recupero, riutilizzo e riciclo dei rifiuti urbani, lo sviluppo sostenibile e circolare nei territori ha recato danni enormi, sia sul piano ambientale che su quello economico. Ancora una volta ci troviamo dinanzi ad una Regione che si è fatta trovare impreparata ed in ritardo.

In questi anni trascorsi vanamente, ci saremmo aspettati un governo regionale pronto e preparato dopo l’entrata in vigore (nel luglio 2019) a rispondere alle direttive europee sull’economia circolare (che ogni Stato membro avrebbe dovuto recepire entro il 2021). Una Regione che lavorasse già per tempo agli obiettivi di riduzione al minimo dell’uso delle discariche, ad aumentare considerevolmente la percentuale di raccolta differenziata e quella dei materiali da avviare al riciclo.

Invece, una politica regionale e, per molti versi, delle amministrazioni locali, miope, piegata agli interessi di parte, timida nell’approccio autorevole e coerente con le linee del Piano regionale, ha pensato che bastasse guardare solo alla percentuale di raccolta differenziata (ancora nettamente insufficiente, per quanto in aumento negli ultimi cinque anni) per autocelebrarsi ed intestarsi meriti. Ignorando, o facendo finta di ignorare, che per una corretta gestione dei rifiuti, nel senso della circolarità dell’economia, è necessario rafforzare il sistema impiantistico per il trattamento di quella stessa raccolta differenziata.

Una seria strategia regionale, ponendo saldamente entrambi i piedi nel Piano regionale e con un Piano d’Ambito attuativo che EGRIB non ha mai fatto, avrebbe dovuto definire, da tempo, gli impianti necessari, soprattutto quelli di compostaggio per la produzione di compost tradizionale e biogas (oggi non ne abbiamo nemmeno uno). Questo avrebbe evitato di trasferire i nostri rifiuti organici in altre regioni (Campania, Puglia, ed anche oltre) con ingenti costi ed alti consumi energetici.

Lo sviluppo e una migliore dislocazione sul territorio di adeguati ed indispensabili tecnologie di trattamento e recupero a servizio di una efficiente e più estesa raccolta differenziata in Basilicata, avrebbe consentito di affrontare e raggiungere senza affanno e senza rischi di insuccesso i target imposti dall’UE al 2035 su effettivo riciclo (65%) e smaltimento in discarica (non più del 10%). Un tale circolo virtuoso, composto da raccolta differenziata, preparazione al recupero-riuso e riciclo, riduzione al minimo dello smaltimento in discarica, interamente in ambito regionale, avrebbe prodotto già da tempo benefici economici ai Comuni, per via dei minori costi a tonnellata (in Basilicata la raccolta e smaltimento di una tonnellata di rifiuti costa mediamente circa il doppio della Lombardia).

Insomma, era d’obbligo già da alcuni anni, da parte della Regione, migliorare la qualità della raccolta differenziata a garanzia della preparazione al riutilizzo e riciclaggio ed investire in impianti innovativi in attuazione al modello di economia circolare, su cui oggi il Governo ci chiede di programmare in tempi brevi.

Questo non è stato fatto. A rimetterci, ancora una volta, per i ritardi e le carenze strutturali nella gestione dei rifiuti, frutto delle improvvisazioni e di una vera e propria mancata programmazione verso un’economia effettivamente circolare in Basilicata, saranno ancora i territori.