Il cittadino vale zero: la battaglia di Antonio e il silenzio dell’Arpab

7 settembre 2021 | 17:40
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Il cittadino vale zero: la battaglia di Antonio e il silenzio dell’Arpab
Il centro Oli di Tempa Rossa

Gravi disagi per causa della vicinanza della sua casa e del suo fondo agricolo al Centro Olio Total di tempa Rossa: “ma non si viene a capo di nulla”

Antonio ha un fondo agricolo che conduce direttamente e una casa rurale nello stesso fondo, in prossimità del Centro Oli di Tempa Rossa. Da quando l’impianto Total è entrato in funzione è stato costretto a subire forti disagi con potenziali effetti sulla sua salute: rumori assordanti, odori nauseabondi e asfissianti, fumo nero da respirare. Circostanze frequenti che lo hanno spesso costretto ad abbandonare il lavoro e ad evitare la permanenza nell’abitazione. Siamo nel periodo di prova della funzionalità dell’impianto di estrazione petrolifera. Antonio è un tipo di persona moderata, tranquilla, ma chiede di sapere se può continuare a lavorare in quel fondo e ad abitare quella casa. Insomma, domanda spiegazioni e informazioni circa la tutela della sua salute e della sua sicurezza in quel luogo. Niente di straordinario. E lo fa cominciando ascrivere alle autorità e alla Total a partire da luglio 2020.

Scrive al sindaco del Comune di Corleto Perticara, al Prefetto, all’Asp, alla Total. I dirigenti dell’azienda francese per lungo tempo avrebbero fatto spallucce o rinviato le risposte ad altri dirigenti, una specie di scaricabarile. Ad ogni modo la risposta della Total è legittima e chiara: non siamo noi ad accertare le condizioni di sicurezza e salubrità, ma altri enti. Tuttavia la multinazionale francese gli avrebbe offerto 3mila euro di risarcimento per un anno di disagi provocati dal periodo di prova dell’impianto. Soldi rifiutati.

Alcuni Enti rispondono alle sollecitazioni scritte di Antonio. Il Comune di Corleto spiega le questioni di sua competenza. L’Asp giustamente risponde che le funzioni di rilevazione degli inquinanti e della pressione sonora ambientale non sono di competenza dell’azienda sanitaria, ma dell’Arpab. La Prefettura richiama l’attenzione degli Enti interessati e li sollecita a fornire risposte al cittadino. Chi non dà segnali di vita? L’Arpab, che sarebbe l’unica titolata a dare risposte di quel tipo. E siamo al 6 maggio 2021.

Antonio riscrive all’Arpab, dopo averlo fatto il 7 settembre 2020 e il 19 febbraio 2021, a parte le continue sollecitazioni telefoniche. In fondo vuole che l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente accerti i livelli di inquinati nell’aria, i livelli delle emissioni odorigene e della pressione sonora sul terreno agricolo e intorno alla sua casa rurale. Un accertamento che dovrebbe rispondere a una domanda semplice (e forse ingenua): posso continuare a lavorare e ad abitare qui oppure a tutela della mia salute è il caso che abbandoni tutto? La domanda vale anche per gli altri cittadini che vivono nelle immediate vicinanze dell’impianto. E si chiede: perché nessuno mi ha mai risposto? Ad oggi, 7 settembre 2021, l’Arpab non pervenuta.

Allora chiamiamo il direttore generale, Antonio Tisci, il quale ci risponde che francamente lui quelle lettere non le ha viste e che bisogna chiedere all’Urp. Precisa che Arpab potrebbe intervenire su richiesta di privati dietro pagamento previsto da un tariffario. Proviamo a telefonare all’Ufficio Urp – ci risponde una signora molto gentile e preparata – e chiarisce che non si tratta di lettere riguardano l’ ufficio relazioni con il pubblico e che comunque nessuno ha mai inoltrato missive del signor Antonio all’Urp. Vero. Allora chiediamo all’ufficio protocollo, ma non risponde nessuno. Volevamo accertarci, per eccesso di zelo, che il signor Antonio non avesse sbagliato gli indirizzi del destinatario Arpab. E in effetti le lettere partite dalla posta certificata di Antonio sono state inviate ai seguenti indirizzi e-mail: protocollo@pec.arpab.it e albo.online@arpab.it che sono attestati alla segreteria della direzione. Nessun errore: i documenti sono stati accettati dal sistema e inoltrati.  L’unico errore l’avrebbe commesso Arpab ignorando le richieste di un cittadino che ancora spetta una risposta.