Corpi di donna: Dante 5, a Chiaromonte lo spettacolo di Ulderico Pesce
L’8 agosto nel centro storico della cittadina lucana
Domani 8 agosto, alle ore 21, nel centro storico di Chiaromonte, lo spettacolo-mostra: “Corpi di donna: Dante 5”, che Ulderico Pesce ha tratto dal V canto dell’Inferno. L’azione scenica si sviluppa tra i 33 dipinti originali che Salvador Dalì ha dedicato al Paradiso di Dante, uno per ogni canto, che saranno esposti nell’ex Scuola elementare del centro sul Sinni a cura di Vincenzo Ferrara, dall’8 al 16 agosto.
Nel lavoro teatrale-spiega Pesce- risalta la passione carnale che contraddistingue Paolo e Francesca, due anime che vagano, abbracciate, nel secondo cerchio dell’Inferno, dove sono puniti i “peccator carnali”, coloro che non sono riusciti a “controllare i propri impulsi”, che hanno fatto prevalere gli istinti del desiderio e della carne, del corpo, sulla ragione. Vengono trasportati nel turbine di una bufera spaventosa che li trascina per l’eternità. Dante, incuriosito, chiama le due anime, parla a lungo con loro, e Francesca, gli narra la loro storia d’amore, dai primi impulsi fino allo sconvolgimento della carne e poi alla morte.
La pièce si sofferma sulla passione amorosa di Francesca e Paolo, sulla pietà di Dante nell’ascoltare quella loro storia e la sua totale immedesimazione nell’amore tra i due giovani, ma narra anche l’importanza del “fedele consiglio della ragione” che frena l’istinto, armonizza l’amore e non lo porta verso la pura soddisfazione del desiderio. Il mondo narrato nella performance è l’Italia del 1300, quando le donne nobili dovevano attenersi a precisi precetti: “E mentre cammini porta la testa alta e le palpebre abbassate, senza sbattere e guarda dritto davanti a te, senza guardare intorno a te né uomini né donne, e senza fermarti a parlare con nessuno per la strada…”. In questo mondo l’azione amorosa di Francesca, appare rivoluzionaria perché, durante la lettura di un libro, in cui si narra la storia d’amore tra Lancillotto e Ginevra, non solo “osa guardare l’amante negli occhi”, ma addirittura “osa baciare Paolo”, l’amante, che è il fratello del marito Gianciotto Malatesta. Francesca è consapevole delle sue azioni, della bellezza del suo corpo, e lo afferma: “della bella persona che mi fu tolta”.
Una donna moderna, che non sente la “colpa” dell’azione commessa, l’aver assecondato l’amore, il desiderio carnale, e addirittura osa accusare il marito Gianciotto di averla uccisa, assieme all’amante, in modo violento, “e l’modo ancor m’offende”. Francesca sottolinea, denunciando il suo assassinio violento ad opera del marito, – forse il primo “femminicidio della letteratura italiana” -, il diritto all’amore, ad un amore che diventa desiderio consumato nel trionfo della carnalità. Lo spettacolo a questo punto tocca il tema del femminicidio che colpisce il mondo di oggi, e fa rivivere la morte della poetessa Angela Ferrara, uccisa, in un piccolo paese della Basilicata, Cersosimo, dal marito. La Francesca di Dante non ha il tempo di parlare col marito, di dare spiegazioni, viene assalita alle spalle e uccisa assieme all’amante. Angela, invece, in una sua poesia, cerca di parlare col marito, gli dice di sentirsi come una “margherita nell’assolato prato”, desiderosa di sole, di passione, e chiede rispetto e libertà, con questo verso: “se m’ami davvero non raccogliermi”.
Lo spettacolo, che sarà continuamente rinnovato grazie all’ingresso di altri artisti, andrà in scena, dopo Chiaromonte, e sempre circondato da opere originali che Dalì dedica alla Commedia, al Teatro San Michele di Rivello.