Tavolo della trasparenza, “Da Eni e Regione Basilicata poche risposte”

13 luglio 2021 | 17:56
Share0
Tavolo della trasparenza, “Da Eni e Regione Basilicata poche risposte”

Cgil Cisl e Uil: Duro scontro verbale tra multinazionale, sindacati e politica lucana

Cgil Cisl e Uil in una nota commentano il Tavolo della Trasparenza su Eni tenutosi il 12 luglio a Potenza. Di seguito il comunicato stampa integrale.

“Nella tarda mattinata di ieri si è tenuto, in presenza, presso la sala Inguscio della Regione Basilicata, il tavolo della trasparenza richiesto e sollecitato dalle Organizzazioni Sindacali per fare il punto circa la complessiva situazione industriale, anche alla luce della fermata generale, terminata in gran parte ad inizio giugno, ma soprattutto per delineare un percorso concreto che renda esigibili gli impegni assunti con la sottoscrizione del nuovo patto di sito.

I suddetti impegni sono focalizzati, si ricorda, soprattutto su investimenti non oil. Relativamente alla fermata generale l’Eni ha dichiarato che la maggior parte delle attività sono terminate, eccetto alcune che non hanno rispettato i tempi di esecuzione previsti, a causa delle mancate autorizzazioni, e che ad oggi coinvolgono circa 150 persone. Eni ha inoltre dichiarato, che in tutta la durata della fermata, sono stati effettuati circa 36 mila tamponi, il cui tracciamento ha individuato 5 casi positivi, tutti rintracciati prima dell’ingresso nel centro oli.

Le estrazioni petrolifere sono riprese nel mese di giugno, con un impianto che vede delle difficoltà sui pozzi, sollecitati continuamente, con l’insufflaggio di azoto; durante la fermata Eni ha comunicato che il percorso di risanamento ambientale è stato strutturato attraverso attività di digitalizzazione e robotizzazione, che ha portato all’assunzione di 12 giovani lucani, oggi in formazione, e che a partire dal mese di settembre inizieranno il Toj.

L’assunzione di giovani all’interno del centro oli sarebbe una bella notizia, se dietro non si nascondesse un processo di internalizzazione delle attività e non dei lavoratori, sino ad oggi coinvolti in gran parte di quelle attività; qui la beffa: da un lato si assumono 12 giovani, dall’altro si crea un probabile esubero in aziende contrattiste che fino ad oggi svolgevano gran parte di quelle attività; come non è una buona notizia che se cessa una commessa con una ditta e viene assegnata ad un’altra, i lavoratori ( anche se è uno solo ) non segue l’attività perché secondo Eni sono contratti a termine, contravvenendo allo spirito del patto di sito sulla stabilizzazione dei lavoratori…

L’Eni ha altresì confermato la riduzione nei prossimi anni e mesi di attività, e dunque, per noi, di posti di lavoro. Un duro scontro verbale, dunque quello creatosi fra organizzazioni sindacali, Eni e politica lucana, perché è inaccettabile ipotizzare azioni di carneficina sociale e di tensione fra i lavoratori, perché Eni deve capire, senza se e senza ma, che in quel centro oli, a prescindere dai processi industriali e dalle trasformazioni, non bisogna perdere alcun posto di lavoro, altrimenti “il gioco non vale la candela”, per questo è indispensabile gestire i flussi occupazionali, oggi coinvolti nel fossile, in riqualificazione professionale legati a investimenti veri e concreti nel non oil e nella realizzazione anche di nuovi insediamenti produttivi, così come previsto nel nuovo patto di sito; altrimenti se non si farà questo nei prossimi giorni e settimane, e non anni, nei prossimi cambi d’appalto, a prescindere dalle regole previste nel patto di sito per la clusterizzazione ci troveremo un numero di lavoratori inferiore rispetto al passato, e qualcuno verrà a raccontarci che il personale coinvolto nelle attività deve essere ragguagliato o sacrificato dalle nuove regole industriali imposte da Eni.

Tutto ciò, questa visione industriale, per quanto ci riguarda non collima con i nostri obiettivi ma soprattutto con quelli dei lavoratori, e soprattutto vorremmo che la nostra politica si faccia carico della situazione, imponendo ad ENI il rispetto delle regole, del valore del lavoro e dei lavoratori, delle comunità e che soprattutto il nostro presidente Bardi ci dica quali sono gli scenari futuri, perché in questi 30 anni di estrazioni sono stati commessi tanti errori ma un dato è oggettivo, grazie alla Val d’Agri, al “made in Basilicata”, Eni ha tratto enormi profitti e ricavi … Il prezzo del barile?

Infine, relativamente all’organizzazione del lavoro e tenuto conto anche delle disposizioni legislative, Eni ha dichiarato che le attività che pre pandemia, si svolgevano in turno giornaliero, oggi su due turni – primo e secondo – verranno riportate sul giornaliero entro settembre, con una possibile proroga a dicembre, per effetto della pandemia. È necessario che già dalle prossime ore venga riconvocato il tavolo senza limiti di orario, in quanto vanno definiti e resi esigibili tutti i punti del Protocollo e perché abbiamo il dovere di informare i lavoratori della situazione in atto, ma soprattutto ci aspettiamo che la Regione Basilicata capisca una volta per tutte che le estrazioni petrolifere non sono autoreferenziali, visto che il petrolio è una risorsa pubblica, comunitaria, e per questo necessita di trasparenza e regole che permettano di preservare i livelli occupazionali all’interno del centro oli, e sviluppare i nuovi progetti sulla transizione energetica, che dovranno essere oggetto di confronto anche con le organizzazioni sindacali e i sindaci dell’area.

Cgil Cisl e Uil