Ospedale San Carlo di Potenza: la Neonatologia di nuovo nella bufera

15 giugno 2021 | 17:58
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Ospedale San Carlo di Potenza: la Neonatologia di nuovo nella bufera

Il primario non c’è più, 4 medici in tutto e sotto pressione, clima di tensione nel reparto: siamo punto e capo?

Nell’agosto del 2019 la terapia intensiva della Neonatologia a Potenza viene chiusa per assenza di medici. Dei sette in servizio sei sono in malattia. I piccoli pazienti trasferiti fuori regione con gravi disagi per le famiglie e costi per la sanità lucana. Oggi 15 giugno 2021 siamo preoccupati perché quella situazione potrebbe ripetersi.

Il primario, Antonio Sisto, si è auto licenziato, mentre i medici operativi sono solo 4 su 8 necessari. E quei 4 operano anche nello Sten (Servizio di trasporto di emergenza neonatale). Una situazione esplosiva non solo per lo stress a cui sono sottoposti gli operatori sanitari, ma anche per il clima interno al reparto che, a quanto pare, resta teso e caratterizzato da forti conflitti interni. In pratica nulla è cambiato da quell’estate 2019. Anche quest’anno pare si dovrà fare ricorso a convenzioni costosissime con medici di fuori regione, per tamponare le criticità che tuttavia – secondo fonti interne all’ospedale – non saranno risolte.

Quell’estate fu la conseguenza di scelte molto discutibili che abbiamo già documentato e che chiamavano in causa la politica, il solito Sergio Schettini, capo dipartimento Materno-Infantile per errore, la sua compagna, Simona Pesce, e tutto il resto intorno. Oggi la storia si ripete ma con qualche aggravante.

Un passo indietro

2016. Per comprendere i fatti di oggi che spiegheremo più avanti occorre ripartire dal gennaio 2016 quando prende servizio, vincitrice del concorso manipolato, il direttore della Neonatologia dottoressa Camilla Gizzi proveniente dal Fatebenefratelli di Roma. La dottoressa si mette in aspettativa nell’ospedale romano. Come previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro e dal decreto legislativo 502/92, l’aspettativa ha durata di sei mesi prorogabile per altri sei. Ma, a quanto pare, l’aspettativa della Gizzi dura 3 anni, ossia tre volte il tempo massimo concesso dalla legge. In questi tre anni il direttore risulta ancora in forza al Fatebenefratelli. Tant’è che quando, nel gennaio 2019, Camilla Gizzi lascia il San Carlo, torna tranquillamente nell’ospedale romano di provenienza dopo che lo stesso ospedale le ha intimato il rientro. Perché Camilla Gizzi per tre anni, illegittimamente, ha il piede in due scarpe, una a Potenza l’altra a Roma? Perché dedica al San Carlo 3-4 giorni a settimana? E come funzionava il reparto in quel periodo? La responsabile delle risorse umane del San Carlo, Patrizia Vinci, non si è accorta di questa anomala situazione?

Nel 2017 Camilla Gizzi decide che il suo vicario debba essere la dottoressa Simona Pesce, (come previsto da tempo) anche per l’anno 2018. I vertici aziendali ne deliberano la nomina. Sulla base di quale procedura? Un altro medico, Giulio Strangio, che avrebbe i titoli per svolgere la funzione vicariale ricorre al Tribunale denunciando la violazione delle procedure di selezione. La scelta del vicario avrebbe dovuto effettuarsi seguendo le norme del contratto collettivo nazionale di lavoro e del regolamento interno del San Carlo in cui è prevista una comparazione curricolare. Di quella comparazione non sembra esserci traccia.

Nella “disgraziata” ipotesi avessero comparato i curricula di Simona Pesce e del medico in questione, in base ai criteri di attribuzione dei punteggi stabiliti dal regolamento, l’esito della valutazione sarebbe stata palesemente favorevole a quest’ultimo: Simona Pesce 3,850, l’altro medico 16,17. Come vedremo, non c’è stata alcuna comparazione.

Il Tribunale bacchetta pesantemente l’Azienda San Carlo

L’8 ottobre 2018 il Tribunale di Potenza, emana l’ordinanza che chiude il giudizio cautelare intrapreso dal medico ricorrente finalizzato ad ottenere l’annullamento, sotto il profilo civilistico, degli atti di nomina di Simona Pesce alla funzione vicaria del reparto di Neonatologia.

In sostanza il Tribunale rileva gravissime illegittimità che si concretizzano nella violazione della disciplina in materia e evidenzia che i motivi di tale condotta sono riconducibili a “un distorto esercizio della scelta datoriale”. Il Tribunale sancisce, tra l’altro, che non vi è stata alcuna comparazione di curriculum e ordina all’Azienda ospedaliera di procedere a una nuova valutazione curricolare per la scelta del vicario del reparto per gli ultimi mesi del 2018 (ormai il 2017 era andato e il 2018 era agli sgoccioli). Nonostante l’ordinanza del Tribunale, l’Azienda ospedaliera, con delibera n. 1188 del 22 ottobre 2018, dichiara di non essere d’accordo col giudice e conferma l’incarico di vicario alla dottoressa Pesce.

Le soluzioni “creative” della direzione aziendale

2019. Il reparto finisce così per non avere il direttore, dimesso e rientrato a Roma, né il vicario. Insomma si crea un vuoto e una apparente, forse preconfezionata, situazione di emergenza. E allora che si fa? Niente, si attribuisce la responsabilità di direttore della Neonatologia, probabilmente suo malgrado, al dottor Nicola Di Lascio, contemporaneamente direttore della Pediatria all’ospedale di Lagonegro. È l’8 febbraio 2019, e la delibera è la n.134/2019 pubblicata nell’albo pretorio aziendale. Ancora una volta è violato il regolamento che stabilisce un concorso interno, ancora una volta violata la legge. Bisognava rendere pubblica la vacanza del posto, bisognava seguire le procedure del contratto, del regolamento e delle norme. E poi, pediatria e neonatologia non sono la stessa cosa e la terapia intensiva a neonatologia è roba molto seria. Come fa il medico di Lagonegro a svolgere contemporaneamente le due funzioni così delicate? Quante volte quel medico è a Potenza per svolgere la funzione? La verità, probabilmente, è che il direttore, nei fatti, lo fa Simona Pesce.

Tra il 18 e il 19 febbraio i dirigenti dell’Azienda, in primis Massimo Barresi, ricevono un dettagliato invito ad annullare in autotutela la delibera 134. I dirigenti, in risposta all’invito, firmano tutti e quattro – Vinci, Berardi, Picerno e Barresi, una lettera in cui a parte i soliti zig zag burocratici affermano che: “La deliberazione del direttore generale n. 134/2019 si configura non come conferimento di incarico di sostituzione ma come un ampliamento, se pure temporaneo, delle responsabilità del Direttore di struttura complessa…” Ampliamento delle responsabilità! Che cos’è questa novità? È una nuova fattispecie contrattuale? Lo prevede una norma? È scritto nell’atto aziendale? Macché! Semplicemente è un gioco di prestigio.

Il concorso per direttore di Neonatologia

Tuttavia, il direttore generale dell’Azienda, Massimo Barresi, pochi giorni dopo il suo arrivo al San Carlo, decide, con delibera n. 91 del 25 gennaio 2019, di indire un avviso pubblico per la copertura dell’incarico di direttore di Neonatologia.  Tra gli ammessi, in tutto cinque, Simona Pesce.  La convocazione del colloquio, salvo ulteriore rinvio, è fissata il 31 luglio 2019. Ma siamo alle solite.  La delibera di indizione del concorso viene impugnata. Le ragioni dell’impugnativa sono evidenti. Perché fai un concorso quando c’è già una graduatoria ancora valida di una selezione già espletata nel 2015, quella nella quale la dottoressa Gizzi si è classificata prima e l’altro medico secondo? Quella graduatoria era, alla data del 16 gennaio 2019 (data della risoluzione del rapporto tra l’AOR e la Gizzi) ed è in quel momento ancora efficace. L’Azienda San Carlo lo sa bene.

Alla richiesta di revoca del bando, con invito ad utilizzare le procedure corrette, il direttore generale dell’Azienda San Carlo, Massimo Barresi, risponde sostanzialmente con un “possiamo chiamare chi vogliamo”. La vicenda è stata sottoposta al vaglio della magistratura. Intanto il concorso si è fatto e si è giunti alla nomina del nuovo direttore della Neonatologia

E veniamo all’agosto 2019

Chiude la Terapia intensiva di neonatologia con estremi disagi per le mamme e le loro famiglie. Per affrontare il problema viene chiamato in servizio a Potenza, il primario della pediatria di Melfi, Saverio De Marca. Questo giornale in quei giorni sottopone alle autorità sanitarie alcune domande: il facente funzioni, Nicola Di Lascio che fine ha fatto? E il nuovo primario che fine ha fatto? Se non ci sono neonatologi chi garantisce per la sicurezza dei parti? La presenza di tale figura medica è assolutamente dovuta durante un parto. Se, disgraziatamente, dovesse nascere un bambino asfittico chi lo rianimerebbe? Saranno trasferite anche le partorienti? E infine, perché si è permesso che accadesse tutto questo? Naturalmente nessuno risponde, anzi no. L’Assessorato regionale alla Sanità dispone una Commissione d’inchiesta “per verificare tutto gli aspetti di questa vicenda”. Stiamo ancora aspettando di conoscere le risultanze di quella fantomatica Commissione.

La nomina dell’attuale primario auto licenziato

Riepiloghiamo un altro capitolo della storia. A quel tempo, siamo all’inizio del 2014, il capo dipartimento di ostetricia e ginecologia del San Carlo, Sergio Schettini, ha un problema: sistemare la sua compagna con una nomina a direttore della Neonatologia. Ma lei, Simona Pesce, non ha i titoli, bisogna acquisirli. Che si fa? Si fa vincere il concorso all’amica Camilla Gizzi, di cui la Pesce è “discepola e fan” – così dice nel video Schettini. Camilla Gizzi nominerà vicario Simona Pesce la quale acquisiti finalmente i titoli, dopo tre anni diventerà direttore al posto della sua amica. Questo sembrava essere il piano di Schettini. Poi le cose prenderanno un’altra piega.

Per farla breve. Camilla Gizzi – come abbiamo visto – vincerà il concorso e prenderà servizio nel gennaio 2016, Simona Pesce sarà nominata vicario l’anno successivo, e dunque come previsto, in seguito alle dimissioni della Gizzi avvenute nel gennaio 2019, dovrà vincere l’avviso pubblico per titoli e colloquio di direttore della Neonatologia indetto il 25 gennaio 2019 e poi rinviato.  Ma la storia riserverà un altro finale.

Perché il posto di dirigente della Neonatologia viene assegnato al dr. Antonio Sisto. La valutazione dei titoli e i colloqui si sono svolti 31 luglio 2019 ma il giorno prima alle ore 6,25 ci arriva un sms nel quale testualmente c’è scritto: “Buongiorno. Sono cambiati gli assetti di potere Pesce è uscita dai giochi. Vincerà tale Sisto, omonimo dell’attuale direttore sanitario. Il concorso era stato spostato apposta per aggiustare la Commissione.”

Antonio Sisto è una scelta che mette d’accordo tutti, smentisce le ipotesi di Basilicata24, è molto gradito al nuovo assessore Rocco Leone. Anche questa nomina è avvenuta nel rispetto della massima trasparenza. Tant’è che il nome del vincitore si conosceva in anticipo. Anche su questo episodio c’è stata una denuncia, è stato aperto un fascicolo, ma dopo due anni ancora non si sa che fine abbia fatto.

Antonio Sisto ha lasciato il posto per altri incarichi fuori regione, e si riaprono i giochi: il meccanismo che si era inceppato, si rimette in moto. “Sono passati due anni, ormai la gente ha dimenticato, ora si può.” Si può cosa? “Sistemare Simona Pesce al posto di Sisto.” Sarebbe questa l’intenzione di qualcuno.

Su quali fatti è fondata l’ipotesi?

C’è una graduatoria, quella del concorso vinto da Antonio Sisto e nella quale Simona Pesce si è piazzata seconda. I termini per utilizzarla scadrebbero il 17 agosto 2021. Il modo migliore per nominare Simona Pesce è scorrere quella graduatoria. Ma c’è un ostacolo: Antonio Sisto chiede l’aspettativa di 6 mesi, è il 14 maggio. Nel caso gli venisse riconosciuta salterebbero i termini per l’utilizzo della graduatoria e il concorso diventa obbligatorio. Che si fa? Si respinge la richiesta di aspettativa al dr. Sisto. Eppure a Camilla Gizzi qualche anno prima è stata riconosciuta un’improbabile aspettativa di 3 anni. Tira e molla alla fine il dr. Sisto si auto licenzia. La domanda che poniamo al direttore del San Carlo è: perché non è stata riconosciuta l’aspettativa al dr. Antonio Sisto? Magari esistono motivazioni più che legittime e razionali, basta dirlo.

La richiesta di rinvio a giudizio e la giustizia rinviata

Sulle nomine e i concorsi di cui ci siamo ampiamente occupati, nel luglio del 2020, su denunce che hanno origini nel 2018, il pm del Tribunale di Potenza, Antonio D’Antona chiede il rinvio a giudizio di Massimo BarresiCamilla GizziSimona Pesce, favorita dalla Gizzi per assumere l’incarico di vicario della stessa Unità Operativa; Rocco Maglietta, ex dg, Antonio Picerno, ex direttore sanitario; Maddalena Berardi, ex direttore amministrativo; Saverio De Marca, prima direttore facente funzione della Pediatria all’ospedale di Melfi e poi, naturalmente, vincitore del concorso; Patrizia Vinci, già responsabile delle risorse umane all’ospedale San Carlo e presidente della Commissione di disciplina. I reati contestati, a vario titolo, sono l’abuso d’ufficio e falso ideologico in concorso.

Ebbene, oggi 15 giugno ci doveva essere l’udienza sulla richiesta del pm D’Antona, ma è stata rinviata all’8 febbraio 2022. È il secondo rinvio per le solite cause formali, per l’assenza del giudice ecc. La sensazione è che si stia menando il can per l’aia. Se qualcuno sbaglia le notifiche licenziatelo, se un giudice da mesi è impedito per cause di malattia, cambiatelo. L’unica cosa che non bisognerebbe fare, dopo 3 anni dalle prime denunce, è rinviare le udienze.

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