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Basilicata. Che aria fate respirare ai nostri figli?

16 giugno 2021 | 17:24
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Basilicata. Che aria fate respirare ai nostri figli?

L’appello di Fabrizio, amministratore e genitore della Val d’Agri, rivolto ad Arpab e Regione dopo giorni di puzza di zolfo del tutto simile a quella che si respira accanto agli impianti petroliferi: le maestre, a scuola, costrette a chiudere ermeticamente le finestre per proteggere i bambini da quel nauseabondo odore

L’appello di Fabrizio, amministratore e genitore della Val d’Agri, rivolto ad Arpab e Regione dopo giorni di puzza di zolfo del tutto simile a quella che si respira accanto agli impianti petroliferi.

C’è chi si è rintanato in casa, chi ha lasciato la propria abitazione in attesa di giorni migliori; e poi le maestre, a scuola, costrette a chiudere ermeticamente le finestre per proteggere i bambini da quel nauseabondo odore di uova marce e di zolfo ben noto a chi vive vicino ai pozzi e al Centro oli dell’Eni, in Val d’Agri. Questa volta la direzione dei venti è stata cattiva matrigna per gli abitanti di San Martino d’Agri, piccolo centro che ricade nei confini dell’Appennino lucano e che per uno strano scherzo del destino si trova a metà strada tra gli impianti dell’Eni, in Val d’Agri, e quelli della Total, a Tempa Rossa.

“Puzza di uova marce”. “Per buona parte della scorsa settimana è stato un inferno”, assicura Fabrizio Conte, amministratore, cittadino e genitore del posto. Fabrizio ha girato anche un video. Muovendosi per strade e campagne di San Martino, ha chiesto ai suoi concittadini che odore sentissero, ormai da diversi giorni. E la risposta, da parte di ognuno, è stata sempre la stessa: “Si sente una forte puzza di zolfo”.

“20 anni senza controlli”. Il fatto non è isolato e sebbene San Martino disti una ventina di chilometri dal Centro Oli di Viggiano, altre volte era successo di dover convivere con questo odore insopportabile, col paradosso di trovarsi, sulla carta, in un’area di pregio. “Comune ricadente nell’Appennino lucano”, recita un’insegna all’ingresso del paesino. Area di pregio in mezzo a due fuochi, quelli di Viggiano e di Corleto Perticara. “La verità è che da 20 anni è sempre la stessa storia – confessa Fabrizio – senza messaggi di allerta ci si ritrova ciclicamente in questa situazione. Poniamo sempre le stesse domande, ma le risposte da parte degli enti preposti non arrivano mai”.

“Ho chiamato i Vigili del Fuoco, inutilmente…” Al terzo giorno di odore acre che aggredisce la gola, Fabrizio ha girato un video e ha allertato i Vigili del Fuoco. “Sono anche arrivati sul posto, hanno messo a verbale le lamentele di alcuni cittadini e se ne sono andati”, racconta. “D’altronde non potevano fare altro – aggiunge – hanno anche loro le mani legate e noi non possiamo dimostrare che la puzza arrivi proprio da lì”. Già. Nel territorio comunale, infatti, non ci sono centraline per il monitoraggio dell’aria. Il luogo perfetto per poter commettere, metaforicamente, delitti senza traccia. “L’azienda regionale all’Ambiente però ha anche delle centraline mobili – sottolinea Fabrizio – e a che servono se non possono sostenere il diritto alla salute di noi cittadini?”. Per la cronaca, anche all’Arpab sarebbero giunte delle segnalazioni da parte degli abitanti del posto. Non risulta che siano arrivate  risposte.

“Cosa fanno respirare ai nostri figli?” Fabrizio, che è anche un amministratore comunale del luogo, non nasconde le difficoltà e il senso di impotenza. “Con alcuni Istituti di ricerca – afferma – abbiamo pure tentato di elaborare un sistema di monitoraggio dell’aria. Ma costa 300mila euro l’anno, troppi per un Comune che conta ad oggi poco più di 600 abitanti”. Ed eccoci ritornati alla triste figura del cane che si morde la coda. Come il cittadino che segnala, cerca risposte, per poi trovarsi con un pugno di mosche in mano. C’è un punto, però, su cui questo papà insiste. Ed è come un tarlo da cui non riesce a liberarsi. “Oltre che un cittadino e un amministratore sono un padre – attacca – Mi chiedo come possiamo far vivere e respirare i nostri figli con un’aria così minacciata e così in pericolo, qui in Val d’Agri. Parlo a politici, vertici dell’Eni e della Total, vertici dell’Arpab e della Regione. Voi fareste vivere i vostri figli qui? E con quale coscienza? Qualcuno mi risponda. E’ assurdo dover urlare nel silenzio”.

Nella foto, Fabrizio Conte Fabrizio