Basilicata. Mafia e mafiosità: dove ci portano gli indizi?

26 giugno 2021 | 16:14
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Basilicata. Mafia e mafiosità: dove ci portano gli indizi?

Nessuno dei poteri che controllano il territorio è disposto a indietreggiare: manca poco alla saldatura di pericolose alleanze

Il malaffare politico-imprenditoriale e le mafie in Basilicata non sono nemici dichiarati. I gruppi criminali agiscono nel campo aperto dell’illegalità con i loro metodi malavitosi allo scopo di ottenere denaro e potere, mentre i circoli e le consorterie politico-imprenditoriali-burocratiche agiscono nel campo vasto della legalità con metodi raffinati allo scopo di ottenere denaro, consenso e potere. Il denaro dei primi è di provenienza illecita, quello dei secondi è di provenienza “diversamente lecita”. I primi aspirano ad accrescere il proprio potere criminale, i secondi mirano continuamente ad accrescere il loro potere economico e politico. I primi si arricchiscono sulla pelle dei cittadini e i secondi anche.

E mentre i malavitosi “classici” appaiono e sono disonesti, gli esponenti dei circoli esclusivi del potere politico-imprenditoriale, sempre in giacca cravatta e maserati, appaiono onesti oltre ogni ragionevole dubbio. Sarebbe più corretto definirli “diversamente onesti”.

La criminalità organizzata, specie quando finisce sulle cronache dei giornali, alimenta il fiato alle trombe dei signori diversamente onesti i quali ne approfittano per fare dichiarazioni pubbliche di sdegno, comunicati stampa di condanna e così apparire paladini della legalità, della sicurezza e della democrazia. Ed ecco che nascono spontanei strani circoli ambulanti e ipocriti dell’antimafia. L’antimafia-vetrina di passerelle dove vengono esposte retorica, chiacchiere, muscolature intellettuali di gente allenata nelle palestre del gattovolpismo. La Basilicata è oggi stretta nella morsa tra mafia dei clan e mafiosità dei circoli dei gattovolpisti.

Trovate le differenze

Pochi esempi per inquadrare un aspetto della faccenda. Un mafioso estorce denaro a un commerciante scommettendo sul silenzio della vittima minacciata di ritorsioni violente. Un gattovolpista chiede al suo operaio di restituirgli parte del salario, scommettendo sul silenzio della vittima minacciata di licenziamento. Trovate voi la differenza.

Il clan mafioso ottiene potere, obbedienza, consenso sociale “offrendo” favori e protezione a persone e imprese, utilizzando il metodo della minaccia e pretendendo in seguito la proprietà della tua vita.

Il circolo dei gattovolpisti ottiene, obbedienza, consenso sociale e politico offrendo favori e protezione a persone e imprese, utilizzando il potere che ha nelle istituzioni e nelle organizzazioni che pesano nell’economia e nella finanza. Ti aiutano negli appalti, nel concorso pubblico, nel finanziamento, negli investimenti, nelle autorizzazioni. Ti aiutano chiudendo occhi e chiudendoli ai corrotti. Poi, però, sei arruolato come servitore dei loro affari. Trovate la differenza.

Il clan mafioso cresce grazie anche alla paura che alimenta nel territorio: la gente tace, chiude le finestre, preferisce non vedere, non sentire.

Il circolo dei gattovolpisti rafforza il suo potere grazie alla paura che alimenta nel territorio: nessuno critica apertamente l’esponente locale del club, i cittadini balbettano sottovoce, sussurrano il malumore, ma guai a farsi sentire. Rischi la fame e persino la morte civile che tu sia un cittadino, un lavoratore o un’impresa onesta.

A differenza delle organizzazioni criminali, i circoli del gattovolpismo fanno tutte le cose in regola, tanto le regole le scrivono loro. A differenza dei clan gli esponenti delle consorterie politico-imprenditoriali sono così potenti che non hanno bisogno di dirlo né di dimostrarlo. Frequentano i migliori ristoranti lontano da occhi indiscreti per decidere che tempo deve fare. In pubblico si mostrano benevoli e filantropi. Ma sono più benevoli quando affidano consulenze ai fedelissimi del sistema gattovolpistico. Non sono tangenti, sono consulenze.

In futuro potremmo trovarci di fronte a due scenari, l’uno non esclude l’altro. Quello della saldatura di alleanze tra i clan del tipo Schettino e alcune articolazioni ai livelli più bassi della rete dei gattovolpisti e di settori della pubblica amministrazione su base locale. L’altro prevede accordi tra organizzazioni legali del gattovolpismo di alto livello e reti legali di multinazionali, holding e società finanziarie, grandi gruppi imprenditoriali partecipati o controllati direttamente e indirettamente dalle mafie col vestito nuovo e difficilmente identificabili. Due prospettive inquietanti, ma la seconda innescherebbe percorsi senza ritorno. Gli indizi cominciano ad emergere lentamente, per chi li vuol vedere.