Stellantis e la sindrome della fata Morgana

2 maggio 2021 | 17:54
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Stellantis e la sindrome della fata Morgana

La Basilicata giardino del Sud e vivaio del Mediterraneo?

Da qualche tempo si discute di come attuare le “terapie postume” per fronteggiare i punti di crisi che emergono sempre più frequentemente in campo economico, sociale e della tutela della salute. Dal vocabolario è scomparso l’emergenza ma trionfa l’urgenza di agire.

E ‘tutto un accavallarsi di richieste, rivendicazioni, interventi, misure che deve sostenere lo Stato nella sua articolazione dopo anni di sostanziale richiesta di meno Stato più privato, assai privato.

Si torna a parlare di programmazione dopo tanti anni di pratica del modello “il piccolo e bello”, no agli interventi statali nella gestione delle attività manifatturiere e dei servizi strategici, riduzione della sanità pubblica a favore di quella privata. Aziendalizzare gli ospedali e abbandonare la sanità diffusa territoriale.

Un vero e proprio capovolgimento teorico e pratico a fronte della crisi di sistema che coinvolge in particolare l’Italia.

Ora tutti in fila a prevedere l’uso prioritario del Recovery, delle sue risorse per un salvifico ritorno allo sviluppo, alla crescita del Paese e del Mezzogiorno.

La richiesta dei nuovi statalisti riconvertiti è infrastrutture. la parola magica che da anni sottoindente lavori pubblici: nuove strade, porti, aeroporti ecc., il tutto in versione verde e sostenibile. Tutto un fiorire di rivendicazioni territoriali per cercare qualcosa da portare a casa. Al momento si contano 7 candidature per nuove strade, centri nazionali per sperimentare i vettori ad idrogeno, altrettante richieste per centri di eccellenza, poli e via elencando il tutto affiancati da riduzione di tasse, dai rifiuti all’IVA, dalla energia alla occupazione del suolo per agevolare nuovi investimenti privati in attività manifatturiere, servizi, e via elencando.

In sostanza socializzazione della fiscalità e sostegno pubblico alle imprese soprattutto dalla prima odiata Europa.

In questo quadro tornano a parlare, proporre in una rincorsa molto individuale, di campanile, di aia personaggi che erano in sonno mentre si promuoveva l’individualismo sfrenato e le virtù delle privatizzazioni e dello” Stato stia fuori”.

Un caso di scuola è la vicenda Stellantis

Di solito le vertenze dei grandi gruppi, delle multinazionali, in difficoltà di vendita dei prodotti, del mantenimento dei volumi produttivi, della qualità dei manufatti o in ristrutturazione vengono gestiti in termini orizzontali nel Paese o nei Paesi.

I processi di ristrutturazione in corso, anche al netto della pandemia che condiziona molto, sono incentrati sui contenuti e modalità per risolvere gli effetti negativi della esternalizzazione di servizi e attività che per i loro costi di appalto o fornitura incidono oltre misura nel ciclo produttivo.

Chi sa di automotive percepisce che il costo di produzione di una vettura, tenuto conto del programmato da costruire, corrisponde al 30,45 %, del prezzo di vendita del veicolo in concessionaria.

Una parte significativa dei profitti è da rintracciare nella vendita a rate o in leasing gestiti dalle finanziare dei gruppi automobilisti. La quota del costo della forza lavoro passa 700 euro a 4000 secondo la cilindrata ed il modello, molto di più in quelle di lusso.

In questo quadro la tutela è l’eventuale sviluppo dei livelli occupazionali nel ciclo produttivo dipende dal volume di produzione e di vendita.

L’assetto dell’organizzazione del lavoro è andrebbe definita nel confronto con il sindacato. Ecco il punto per contrattare occorre avere iscritti nei luoghi di lavoro e delegati. Basta rileggere Raniero Panzieri e riflettere sulle conferenze di produzione e sulla ricerca.

La verticalità e l’orizzontalità della iniziativa sindacale e ‘stata ridimensionata negli ultimi decenni cosi la tessitura unitaria. Di qui la marginalità in fabbrica e nel territorio.

Occorrerà una grande fatica e passione perché il lavoro torni al centro, l’innovazione di prodotto e di processo torni ad essere al centro della iniziativa del sindacato. Le infrastrutture, il fisco, gli incentivi fanno parte delle politiche nazionali ed europee che attualmente sono in cerca del modo di combattere i paradisi fiscali e le isole delle nazioni europee che attirano multinazionali con tassazione al ribasso, le stesse che prendono contributi per miliardi di euro.

Il comportamento delle regioni non aiuta: si legge nel Piano Strategico che la Basilicata vuole diventare “giardino del Sud e vivaio del Mediterraneo” Chi ha scritto il testo soffre ancora della sindrome di fata Morgana: lucciole per lanterne. In definitiva: non fatti ma promesse. Ovviamente il ragionamento sulla esternalizzazione è appalti come costo vale anche per i siti petroliferi. Eni e Total hanno ricavati netti operativi maggiori. Gli appaltatori godono, come è stato denunciato, del recupero in nero di parte del salario. Cosa che non varrebbe per Melfi.

Pietro Simonetti CSERES