Le madri lavoratrici lucane sono le più “equilibriste” d’Italia

7 maggio 2021 | 15:49
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Le madri lavoratrici lucane sono le più “equilibriste” d’Italia
Anna Carritiello

La Basilicata si conferma non essere una regione per le mamme e ancor meno per le mamme lavoratrici

La Basilicata si conferma non essere una regione per le mamme e ancor meno per le mamme lavoratrici. Anna Carritiello della segreteria regionale Uil Basilicata e responsabile Pari Opportunità-Politiche di Genere commenta così il 6 Rapporto “Le Equilibriste: la maternità in Italia 2021”, diffuso da Save the Children – l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro – sulle mamme in Italia, in occasione della Festa della Mamma. Intanto i risultati – precisa la dirigente della Uil – vedono la Basilicata occupare la 18esima posizione e peggiorare rispetto agli ultimi anni. Sempre i servizi socio-sanitari-assistenziali per madre e figli minori sono la carenza e la inadeguatezza più vistose al punto che la nostra regione è ultima tra le regioni italiane nell’ “ambito cura”. Ancora, è 17esima nell’ “ambito lavoro” e 16esima nell’ambito servizi. Del resto i recenti dati Istat sul numero di nascite conferma, come sottolinea Save the children, che in un Paese e nel nostro caso in una regione in cui nascono sempre meno bambini è sempre più urgente la necessità di una politica efficace a sostegno della genitorialità, a cominciare dalle azioni a favore delle madri lavoratrici.

La pandemia – aggiunge Carritiello – ha reso ancora più difficile per le donne lavoratrici conciliare lavoro e famiglia, costringendole a un maggior carico nelle incombenze domestiche, con i figli a casa e le scuole chiuse. I bambini a casa, il crollo improvviso del welfare familiare, dovuto alla necessità di proteggere i nonni dal contagio, il carico di cura e domestico eccessivo e la sua scarsa condivisione con il partner, misure di supporto non molto efficaci, sono tutti fattori che hanno portato allo stravolgimento della loro vita lavorativa. È importante ora indirizzare gli sforzi verso la concreta realizzazione di obiettivi che mirino, oltre che ad incentivare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, ad affrancarle sul fronte del lavoro non retribuito.

Il rapporto oltre a sottolineare le difficolta’ affrontate dalle mamme in un anno tanto difficile, come il 2020, fa emergere ancora una volta il gap tra Nord e Sud del Paese. In dettaglio, su 249 mila donne che nel corso del 2020 hanno perso il lavoro, ben 96 mila sono mamme con figli minori. Tra di loro, 4 su 5 hanno figli con meno di cinque anni: sono quelle mamme che a causa della necessità di seguire i bambini più piccoli, hanno dovuto rinunciare al lavoro o ne sono state espulse. D’altronde, sottolinea l’associazione, la quasi totalità – 90 mila su 96 mila – erano già occupate part-time prima della pandemia. Ma già prima della pandemia troppe donne venivano lasciate fuori dal mercato del lavoro a causa dell’impossibilità di coniugare vita lavorativa e familiare e realizzazione personale.

Ad oggi infatti se il divario di genere nei tassi di occupazione è già alto nella popolazione generale, tra i genitori di figli minorenni registra livelli troppo elevati: nel 2020, è aumentato di mezzo punto, arrivando a 30,7 punti percentuali di differenza, con i papà occupati all’87,8% e le mamme occupate al 57,1%. Inoltre, non solo le madri tendono ad essere molto meno presenti nel mondo del lavoro rispetto ai padri, ma la loro presenza, al contrario di quella dei padri, tende a diminuire al crescere del numero di figli”. Per la festa della mamma –conclude Carritiello – più che la retorica commemorativa serve l’impegno delle istituzioni nazionale e regionale per azioni e misure rivolte ad agevolare il doppio compito di madri e lavoratrici.