Inquinamento acque a Baragiano, Legambiente: preoccupazione dopo ordinanza del sindaco
Dopo le analisi dell’Arpab rilevata elevata presenza di idrocarburi
Profondo disagio e giusta preoccupazione anima in questi giorni i cittadini di Baragiano, in particolare dopo l’ordinanza comunale che vieta l’utilizzo a qualsiasi fine delle acque ricadenti nel territorio comunale. Tale provvedimento scaturisce dalle analisi condotte da Arpab sui sedimenti prelevati nella fiumara di Picerno presso la confluenza con il torrente Marmo che hanno riscontrato un’elevata concentrazione di idrocarburi. Legambiente, attraverso il suo circolo locale, da tempo denuncia fenomeni di inquinamento dei corsi d’acqua che attraversano il territorio di Baragiano. Prima ancora delle segnalazioni fatte poco più di un mese fa proprio sul torrente Marmo, Legambiente aveva infatti denunciato, già nel 2019, lo sversamento di reflui in un altro torrente, il Platano, presso Baragiano Scalo.
Dopo un anno dalla denuncia, ad ottobre 2020, gli enti competenti, nello specifico Acquedotto Lucano, sono intervenuti , ma solo in via preliminare sulla problematica che, infatti, a qualche mese di distanza si è puntualmente riproposta. Adesso, dopo le ultime vicende, appare evidente e non sorprendente per noi, la gravità delle condizioni in cui versano i corsi d’acqua di quel territorio. Forse l’ordinanza sindacale è un atto inevitabile, ma evidentemente serve solo a prendere atto di una situazione incresciosa e ad evitare ulteriori danni. Di sicuro però, a questo punto, accertare le cause e intervenire celermente per ripristinare la buona qualità dei corpi idrici. Ben vengano quindi l’approfondimento delle indagini e l’intervento della Procura di Potenza, ma appare quanto mai necessario un monitoraggio straordinario delle acque del territorio comunale e le azioni di risanamento ed eventuale bonifica.
Purtroppo però i fenomeni di inquinamento e le situazioni dove è riscontrabile una scarsa qualità dei corpi idrici, non riguardano solo il territorio di Baragiano. Mentre a livello comunitario sono chiaramente fissati gli obiettivi per la protezione delle acque superficiali interne, di transizione e di quelle costiere e sotterranee, che assicurino la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento, agevolino l’utilizzo idrico sostenibile, proteggano l’ambiente, migliorino le condizioni degli ecosistemi acquatici e mitighino gli effetti delle inondazioni e della siccità, continuano ad essere pochi i casi, anche in Basilicata, in cui si è investito sui corsi d’acqua con interventi di riqualificazione, rinaturalizzazione, prevenzione e mitigazione del rischio e insieme di tutela degli ecosistemi.
Oggi gli strumenti per mettere in campo una seria politica di recupero e di tutela dei fiumi, delle falde e delle acque ci sono; serve la volontà politica di attuarli tenendo presente che una corretta gestione della risorsa idrica non può prescindere da alcuni presupposti fondamentali: I piani che riguardano la gestione dei corpi idrici devono coinvolgere, fin dalle prime fasi di stesura, i diversi attori (pubblici e privati, istituzioni, associazioni, cittadini, tecnici ed esperti del settore) e perseguire l’obiettivo di ridurre i prelievi e i carichi inquinanti. Devono essere adottati strumenti che prevedano misure innovative ed efficaci, armonizzando e coordinando i tanti livelli di pianificazione oggi esistenti;
Serve un’azione diffusa su tutto il territorio regionale di riqualificazione dei corsi d’acqua e rinaturalizzazione delle sponde, interventi che perseguono il duplice obiettivo di migliorare la risorsa idrica e ridurre il rischio idrogeologico;
E’ necessario superare le attuali, ancora elevate criticità del sistema di depurazione delle acque reflue urbane; per tutelare le falde dall’inquinamento e gli altri corpi idrici occorre prestare un’attenzione particolare alle attività agricole e agli scarichi industriali, migliorando e completando l’impiantistica del trattamento delle acque industriali e fermando i numerosi scarichi abusivi che purtroppo ancora oggi continuano a verificarsi potenziando i controlli ambientali. In Basilicata ci sono ancora diversi depuratori che violano le norme UE sugli obblighi di raccolta o trattamento delle acque reflue urbane e per questo sono in infrazione comunitaria. Per questi impianti bisogna intervenire celermente, accelerando le tempistiche previste, per renderli conformi alla Direttiva 91-271 Cee evitando, in tal modo, multe salate per l’intera collettività ma, soprattutto, migliorando la qualità delle acque di fiumi, torrenti e mari:
Bisogna inoltre intervenire, applicando il principio chi inquina paghi, per realizzare la bonifica delle falde, dove risultano fortemente contaminate, con gravi ripercussioni sull’ambiente e sulla salute delle comunità locali; Bisogna applicare strumenti di partecipazione adeguati. Esistono oggi strumenti quali i Contratti di Fiume, che consentono, a livello di bacino o sottobacino, di supportare la pianificazione e programmazione e portare a risultati concreti di miglioramento dello stato ambientale dei corpi idrici;
– Occorre incrementare il monitoraggio e il controllo per prevenire situazioni di illegalità.
Legambiente