Cronaca |
Basilicata
/

Estorsioni, incendi, traffico di droga e riciclaggio: 18 arresti in provincia di Matera

12 maggio 2021 | 11:16
Share0

L’operazione coordinata dalla Dda di Potenza, condotta da Guardia di Finanza e Carabinieri ha svelato: “un raffinato ed insidioso meccanismo di riciclaggio e reimpiego di denaro di provenienza illecita in agricoltura

Sono 24 le persone indagate, 18 delle quali arrestate, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale antimafia di Potenza, ritenute responsabili di aver fatto parte, a vario titolo, di un’associazione dedita al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, operante in diversi comuni della provincia di Matera (Policoro, Scanzano Ionico, Colobraro, Valsinni, Bernalda e Tursi) nonché di reati di estorsione, incendio, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio ed impiego di denaro di provenienza illecita.

Tra gli arrestati, 12 sono stati associati in diverse Case Circondariali ed altri 6 sono stati sottoposti agli arresti domiciliari; inoltre è stata applicata nei confronti di 6 persone la misura dell’obbligo di dimora nel comune di residenza.

Le indagini svolte dai Carabinieri e della Guardia di Finanza delle rispettive Compagnie di Policoro hanno disvelato, in particolare un raffinato ed insidioso meccanismo di riciclaggio e reimpiego di denaro di provenienza illecita ( e segnatamente dal narcotraffico anche di livello internazionale) per milioni e milioni di euro, in attività produttive che, nel settore agricolo, si era mai potuto constatare in Basilicata.
I provvedimenti sono stati emessi dal G.I.P. del Tribunale di Potenza.

Ordinanza di custodia cautelare in carcere: Solimando Giacomo, nato a Tursi (MT) il 21.05.1965, detenuto, (capo del sodalizio); Solimando Filippo, nato a Matera il 24.1 1.1969, detenuto; Arone Benito, nato a Montalto Uffugo (CS) il 07.03.1968, residente in Tursi, (promotore); De Pascalis Aldo, nato a Montalbano Jonico (MT) il 12.01.1960, residente in Scanzano Jonico (MT); Bevilacqua Antonio, nato e. Genova il 10.06.1989, residente in Policoro, (promotore); Modarelli Lorenzo, nato a Chiaromonte (PZ) il 05, 10, 1970, residente in Colobraro (MT); Saccone Giuseppe, nato a Gragnano (NA) il 26.09.1982, residente in Scanzano Jonico; Morando Antonio, nato Policoro (MT) il 29,06.1995, ivi residente; Bruno Giovanni, nato a ‘Taranto il 30.09.1985, residente in Scanzano Jonico; Santoro Stefano, nato in Germania il 22.05.1966, residente in Policoro; Russo Pietro, nato a Tursi il 01.09.1979, detenuto; Aloisio Giuseppe, nato a Policoro il 25.12.1988, ivi residente;

Ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari: Labriola Antonio, nato a Colobraro l’11.7.1964, residente in Tursi; Violante Pietro, nato Policoro il 02.05.1986, ivi residente; Bruno Marco nato a Pisticci (MT) il 17.06.1993, residente in Scanzano Jonico; Tutino Daniele, nato a Policoro il 29.07.1973, residente in Scanzano Jonico; De Pascalis Rossana, nata Policoro il 13,04.1987, residente in Scanzano Jonico; De Pascalis Leo, nato a Policoro il 27,10.1994, residente in Scanzano Ionico;

Obbligo di dimora nel Comune di residenza: Di Pizzo Antonio, nato Policoro l’ 11.04.1997, residente Colobraro; Travascio Stefano, nato a Pisticci il 1. 7.1988. residente in Policoro; Altieri Daniele, nato a Stigliano il 07. 04.1987, residente in Nocara (CS); Martino Maurizio, nato a Modugno il 16.02, 1990, residente in Scanzano Jonico; Astrella Antonella, nata a Policoro il 24.06.1993, residente a Scanzano Jonico; Santarcangelo Marco, nato Policoro il 10.01.1981, ivi residente.

A spiegare i dettagli dell’inchiesta la Direzione distrettuale antimafia di Potenza in una nota.

Il territorio interessato-spiega la Dda- è quello della fascia jonica lucana ed il primo passaggio investigativo è rappresentato dalla individuazione della vasta attività di traffico di stupefacenti e dei componenti del sodalizio che gestiva il traffico di droga, diretto, prima, dai fratelli Solimando, Giacomo e Filippo (già condannato per associazione mafiosa) e, poi, su delega di questi ultimi, da Benito Arone. Di seguito si è individuato il canale di riciclaggio del denaro sporco reinvestito nell’azienda agricola De Pascalis, fra le più importanti del materano che nel giro di pochi anni grazie agli apporti di capitali illeciti garantiti dai partners criminali è divenuta una realtà economica di rilevatissimo rilievo.

La divisione delle piazze di spaccio. In particolare, l’organizzazione gestiva diverse piazze di spaccio assegnate a membri del gruppo: la piazza colobrarese-valsinnese, gestita direttamente da Modarelli Lorenzo che, per lo spaccio al minuto, si avvaleva di Daniele Altieri; la piazza novasirese, in cui Modarelli Lorenzo gestiva lo smercio della marijuana coltivata; la piazza bernaldese, nella quale sempre Modarelli si serviva anche di Emanuele Favale per cedere notevoli quantitativi di marijuana ad acquirenti lì dimoranti; la piazza policorese, faceva invece riferimento a Benito Arone, in stretta collaborazione con Antonio Bevilacqua, la cui abitazione rappresentava una vera e propria base logistica in cui avvenivano il taglio e il confezionamento della sostanza. Il successivo stoccaggio poi avveniva in altri luoghi, lontani dalle abitazioni, in depositi temporanei dislocati lungo le strade interne, in determinati punti contraddistinti da segnaletica stradale o da alberi, tali da poter essere raggiunti per l’immediato prelievo e la consegna; la piazza scanzanese, faceva riferimento a Giovanni Bruno (coadiuvato dai corrieri Marco Bruno e Daniele Tutino) e Giuseppe Saccone (coadiuvato dalla compagna Antonella Astrella). Diversi i canali di approvvigionamento del sodalizio (Puglia, Calabria, Campania ed Albania), ma anche da produzione in proprio attraverso la coltivazione di vasti appezzamenti su cui veniva impiantata cannabis..

I principali reati contestati, agli indagati sono associazione finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita e autoriciclaggio, incendio e induzione a rendere dichiarazioni mendaci all’Autorità giudiziaria. L’Ufficio di Procura ha anche contestato il reato di associazione mafiosa, che tuttavia non è stato ritenuto assistito da gravi indizi dal Gip di Potenza.

L’attività investigativa svolta si è sviluppata mediante intercettazioni, pedinamenti, perquisizioni e sequestri, sfociati anche in arresti in flagranza di reato. I tipi di droga maggiormente commercializzati dal sodalizio sono risultati essere cocaina, marijuana ed hashish.
Nel corso dell’attività di indagine sono stati complessivamente sottoposti a sequestro, in diversi momenti, circa 7 kg di marijuana, 230 gr, di cocaina e 640 gr. di hashish, nonché di un’area di 10.000 mq adibita alla coltivazione di marijuana con circa 1000 piante di cannabis a dimora e 300 essiccate.
E’ stato, poi, possibile fare piena inoltre su due incendi ed un episodio estorsivo nei confronti di un’azienda agricola. Il primo incendio avvenuto in Policoro nella notte del 19 agosto 2015 interessava tre autovetture, andate completamente distrutte, in uso ai fratelli Leone, imprenditori nel settore dell’ortofrutta, il cui autore è stato identificato in Benito Arone, a puro scopo intimidatorio, mirando ad ingenerare timore nei confronti degli imprenditori del metapontino. Il secondo incendio riguardava proprio l’azienda agricola di Aldo De Pascalis, avvenuto in Scanzano Jonico nella notte del 13 febbraio 2019, e che interessò circa 3000 contenitori in plastica per la raccolta della frutta ed alcuni motori delle celle frigorifere vicine al punto d’incendio. L’autore, un autotrasportatore identificato ed indagato nell’ambito del presente procedimento penale, sebbene non attinto da misura cautelare, aveva agito a scopo vendicativo, essendo stato escluso dall’azienda De Pascalis E da contratti per il trasporto della frutta.

Collegamenti con clan calabrese. L’organizzazione criminale è risultata avere un diretto collegamento con ambienti criminali di spessore radicati nella vicina Calabria, in particolare il clan Abbruzzese. Come si è detto- spiega la Procura-, e questo rappresenta uno degli aspetti di maggiore rilievo dell’investigazione, nel corso delle attività è stato possibile, inoltre, far luce sulla ricollocazione dei capitali illeciti ottenuti dal traffico degli stupefacenti ed i legami intercorrenti tra il predetto gruppo criminale e l’imprenditore Aldo De Pascalis di Scanzano Jonico. In particolare, è emerso, a livello di gravità indiziaria, come i capitali illeciti nella disponibilità del sodalizio criminale venivano reimpiegati nell’azienda agricola del De Pascalis, utilizzati per l’acquisto in contanti, da terzi conferitori, di prodotti ortofrutticoli, poi etichettati e rivenduti come produzione propria.

La dissimulazione della reale origine di tali prodotti, commercializzati come produzione tipica dell’azienda agricola ha, in sostanza, consentito di perfezionare il circuito di ripulitura dei proventi di origine delittuosa. Ma non solo. Proprio l’impiego dei capitali illeciti ha consentito al De Pascalis, e ai suoi soci di fatto, Giacomo e Filippo Solimando, di fare sempre maggiori investimenti, acquistando terreni, immobili, attrezzature, determinandosi così una evidente distorsione del mercato in danno dei concorrenti che non disponevano delle risorse(illecite) di cui godeva l’azienda De Pascalis.
Quindi, la veste formale di azienda agricola ha camuffato, di fatto, una vera e propria attività commerciale, consentendo all’imprenditore di ottenere significativi utili che sono stati nuovamente immessi nel ciclo aziendale (e di conseguenza ripuliti) anche con l’acquisto di immobili (terreni agricoli e suoli), senza il ricorso a linee di credito bancarie. È emerso come, per le varie campagne agricole (principalmente per il comparto fragola) siano stati impiegati dal 2013 al 2019 proventi in contanti per circa 3,9 milioni di Euro, denaro non transitato sul conto corrente aziendale. Per le condotte contestate  è stato operato il sequestro dei compendi aziendali di due imprese agricole, un opificio, terreni, fabbricati e disponibilità finanziarie riconducibili al De Pascalis.

Le indagini sono tuttora in corso e suscettibili di ulteriori sviluppi.