Deposito unico di scorie nucleari, “Sogin se la canta e se la suona”
ScanZiamo len Scorie: Siamo insoddisfatti per le dichiarazioni dell’Amministratore unico rilasciate in Commissione rifiuti
A cosa serve una consultazione pubblica se la Sogin ha già deciso? Siamo estremamente insoddisfatti per le affermazioni che l’Amministratore delegato della società responsabile della consultazione pubblica per la costruzione del deposito di scorie nucleari ha rilasciato nell’ambito dell’audizione tenuta il 25 maggio in Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti. La risposta al quesito, posto dal senatore lucano, Arnaldo Lomuti, sul rispetto del criterio di esclusione 14 (CE 14) della guida ISPRA per l’individuazione delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito di scorie nucleari, manifesta chiaramente la chiusura al dialogo e alle osservazioni dei territori sulla Cnapi (Carta nazionale aree potenzialmente idonee). Probabilmente hanno già le idee chiare e non serve aprire un confronto – dichiara Pasquale Stigliani, portavoce di ScanZiamo le Scorie.
La posizione di Sogin-continua l’attivista di ScanZiamo le Scorie- è una pronuncia contraria rispetto a quanto asseriamo nell’osservazione pubblicata sul nostro sito www.scanziamolescorie.eu, nella quale si riscontra l’applicazione errata del criterio da parte di Sogin.
Ribadiamo che la metodologia adottata per l’applicazione del criterio da parte di Sogin, oltre a presentarsi una scelta irrazionale, si fonda su motivazioni illegittime ed in contrasto con quanto indicato dallo stesso criterio di esclusione CE14 e dalle indicazioni generali dell’International Atomic Energy Agency (IAEA), secondo la quale “Una posizione lontana da risorse minerarie, geotermiche e idriche sotterranee ridurrà la probabilità di interferenza (disturbo) involontaria dell’impianto di smaltimento. Le aree o i siti dovrebbero essere individuati in base alle risorse geologiche o alle potenziali risorse future, comprese le falde acquifere idonee per l’irrigazione o l’acqua potabile, con le quali potrebbero interferire con conseguente rilascio di radionuclidi in quantità superiori ai limiti ammessi.”
L’applicazione corretta avrebbe dovuto invece disporre l’esclusione di 11 aree (tutte in Basilicata) su 17 di quelle individuate in quanto caratterizzate dalla presenza di importanti risorse del sottosuolo [idriche, energetiche (gas, petrolio o di tipo geotermico) e minerarie] che compromettono il futuro isolamento del deposito con gravi pericoli. Di fatto, le aree dei Comuni di Montalbano, Bernalda, Acerenza, Oppido Lucano e di Genzano vengono considerate potenzialmente idonee nella CNAPI solo perché è stato impiegato dalla Sogin un metodo errato. Ricordiamo che la gran parte dei rifiuti radioattivi, circa l’80%, sono presenti al nord con numerosi siti nuclearizzati da rifiuti industriali.
Prendiamo atto- conclude Stigliani- che Sogin se la canta e se la suona. Se non cambiasse la musica, avremo allora ancora una volta un buon motivo per protestare civilmente contro un’opera che alimenta solo sviluppo distorto e distrugge ogni tipo di progresso sociale che esperienze economiche locali di eccellenza in agricoltura e nel turismo hanno garantito.