Che cosa sta succedendo alla Banca Popolare di Bari?
Ne parliamo con Umberto Dinice, Segretario Rsa Fabi della Bpb
Allora, Dinice, dopo l’annunciato rilancio la Popolare di Bari sembra essere sotto attacco da più parti, che sta succedendo?
È successo quello che nessuno avrebbe mai previsto. L’ ingresso della nuova proprietà (Medio Credito Centrale) non ha avuto un esordio molto felice se si considera che il piano industriale, in modo del tutto irrituale, è stato presentato prima alle Segreterie Generali e successivamente alle OO.SS. aziendali. Dopodiché è stato avviato un percorso di trattative, tra azienda e sindacati BPB, che il 7 aprile 2021 ha portato alla sottoscrizione di un accordo che, con solide garanzie per i lavoratori, avrebbe sancito un nuovo assetto organizzativo della Banca.
E invece?
Purtroppo, come spesso accade, da parte aziendale non sono stati onorati gli impegni sottoscritti, considerato che è stata avviata una miriade di provvedimenti (trasferimenti, demansionamenti, assegnazioni di nuovi incarichi) contrari non solo alle norme dell’accordo ma anche a quelle del Ccnl. In moltissimi casi sono stati addirittura ignorati i previsti criteri di intrasferibilità ed in altri non si è nemmeno tenuto conto delle disposizioni relative alla Legge 104. A tacere poi i tempi e le modalità con i quali sono stati notificati i vari provvedimenti. atteso che molti colleghi si sono ritrovati a ricoprire nuovi ruoli senza la dovuta preventiva formazione o affiancamento. Un caos ed una confusione inimmaginabili che hanno avuto un impatto devastante sia sulla vita lavorativa che su quella familiare di moltissimi lavoratori, già gravati, tra l’altro, dal’ odioso balzello della cd “solidarietà”.
Bene, di fronte a questa situazione qual è stata la reazione dei sindacati?
A parte un volantino e la richiesta sindacale (esaudita) di istituire alcune commissioni, c’è stata una importante iniziativa della Segreteria Provinciale della FABI di Potenza che, tramite il suo legale, ha notificato alla Banca una diffida ad adempiere ex art. 1454 c.c. Inoltre, unitamente alla struttura provinciale, abbiamo stipulato, come strutture aziendali, una convenzione legale per la consulenza e l’assistenza di tutti gli iscritti che, destinatari di qualche provvedimento, dovessero ritenersi lesi dei propri diritti.
Qual è stata la risposta della Banca?
Una risposta elusivamente inconferente rispetto alle violazioni contestate, limitata alla conferma del corretto operato aziendale.
Sembra strano, considerato che l’AD di Mediocredito Centrale, Bernardo Mattarella, nel corso di un’intervista a Repubblica ha testualmente affermato che in Cassa di Risparmio di Orvieto in BPB “… ci sono due strutture manageriali quasi tutte nuove con figure di alto profilo …”
A questo proposito sarebbe opportuno ricordare che la novità a cui fa riferimento Mattarella riguarda esclusivamente il top management. Il middle management e tutto il suo sottobosco è rimasto in prevalenza quello della gestione Jacobini, nonostante, come organizzazioni sindacali, avessimo chiesto, più volte ed in ogni occasione, una netta discontinuità rispetto al passato. Non solo. Molti vecchi arnesi della passata gestione sono stati riciclati e posti addirittura in posizioni apicali. Per definire, poi, l’altezza del profilo delle nuove figure credo che non bastino le conoscenze e le competenze professionali di cui, per il caso specifico, non possiedo né gli elementi né la capacità per poter esprimere alcuna valutazione. Solitamente, però, chi viene chiamato a risanare, risollevare e rilanciare le sorti di una banca in profonda crisi dovrebbe possedere, oltre alle competenze professionali, qualità strategiche, di ampio respiro prospettico, unitamente a quei requisiti di bona gestio che afferiscono alle capacità organizzative, di coordinamento e di controllo. Ebbene, si può tranquillamente affermare che di queste qualità, nel caso che ci riguarda, non se ne intravedono. Non è un caso se tutte le iniziative sin qui poste in essere e calate come una mannaia da questo nuovo management hanno evidenziato, per metodi, modalità e tempi, una scarsa e lacunosa conoscenza dell’organizzazione della banca, delle sue dinamiche interne e, cosa ancor più grave, della sua forza lavoro. Senza contare, poi, la mancata conoscenza del territorio e della tipologia di clientela della Banca.
A questo punto cosa dovrebbe fare il sindacato per evitare di ridursi ad un ruolo di mera testimonianza?
In questo contesto così delicato e complicato il sindacato deve essere capace di ricostruire il proprio ruolo per evitare di scomparire. Non può più permettersi di vivere di rendita. Deve prendere atto che il paradigma delle relazioni industriali è mutato e decidere, di conseguenza, il ruolo che vorrà giocare nei giorni a venire. Oggi più che mai i lavoratori esprimono un crescente senso di insicurezza ed avvertono l’esigenza di un supporto e di una vera rappresentanza. Al loro disagio le vecchie risposte non sono più bastevoli.
La compagine sindacale della BPB è pronta a questo processo?
A questa domanda preferirei non rispondere.
Ha paura di rispondere?
Assolutamente no! Ma sono certo che se rispondessi potrei incappare in qualche spiacevole querela.