Maria, positiva al Covid e anche no: “vi racconto i miei giorni di angoscia”

Dopo la chiamata dell’Asp che mi avvisava di essermi contagiata, ho vissuto il momento più buio della mia vita, ho avuto paura soprattutto per i miei bambini
Le hanno diagnosticato il Covid che non aveva. “Positiva per errore? Intanto, l’angoscia per me e per i miei bambini chi me la paga?”
“Il mese di marzo è stato uno dei momenti più brutti della mia vita”. E’ ancora incredula e scossa Maria, (usiamo un nome di fantasia), 35enne della provincia di Potenza che esce fuori da “uno dei periodi più bui”. A gettarla nello sconforto e nell’ansia la sua positività (inesistente).
“Quella chiamata che mi ha gettato nel panico”. La donna, impiegata in una scuola, verso la metà dello scorso marzo, mentre era ancora al lavoro riceve la chiamata dalla segreteria dell’istituto che l’avvisa della positività di una collega. Da quel momento- spiega la 35enne- il panico. Anche se ho sempre usato i dispositivi di sicurezza, mascherina gel igienizzante distanza di più di un metro e nell’ultimo anno ho fatto solo casa e lavoro. E anche se non ero stata mai vicino alla collega infettata quando sono tornata a casa, oltre a farmi subito una doccia, ho lavato tutto quello che indossavo, compresi il giubbino e la borsa.
Il tampone positivo e l’isolamento. Intanto la 35enne si aspetta che sia la scuola a chiedere di sottoporre lei e i colleghi al tampone ma, “non avendo avuto contatto diretto con la persona contagiata, ci dicono che dobbiamo richiederlo noi”. E così fa. “Decido di fare il test molecolare, anche perché ho due bambini piccoli, e mi rivolgo all’Asp. Una volta fatto, gli infermieri presenti mi informano che se fossi risultata positiva mi avrebbero contattata nel pomeriggio dello stesso giorno”. Tuttavia quella chiamata non arriva se non il giorno seguente “verso le 19” ricorda Maria mi contattano dall’Asp e apprendo così di aver contratto il virus”. “Tremante, mi faccio prendere dal panico, mi isolo in una stanza per 15 giorni senza nessun sintomo”. Il 27 marzo scorso la donna viene raggiunta telefonicamente dall’Asp e informata che il giorno dopo avrebbe dovuto fare il tampone di verifica. Una volta fatto, aspetta ancora un giorno per apprendere, finalmente, di essersi negativizzata.
I dubbi e la ‘sorpresa’ Nonostante il sollievo per la bella notizia, Maria continua ad essere tormentata dai dubbi e così ieri, 2 aprile, si reca a fare un test sierologico, esame che permette di verificare se una persona è entrata in contatto con il virus. “So che si può essere positivi e asintomatici- ammette- tuttavia ho deciso di fare questa ulteriore prova anche perché non avevo avuto contatti diretti con la collega positiva oltre ad aver sempre, e dico sempre, fatto molta attenzione”. Ad insospettirla, anche la negatività al tampone di tutti i suoi familiari, compreso il marito. La risposta ai suoi interrogativi arriva dal test per la ricerca di anticorpi anti Sars Cov- 2: Maria non è mai entrata in contatto con il virus.
“Ansia, paura, isolamento, lontananza dai miei bambini, tutta la famiglia che si è dovuta sottoporre a tampone per scoprire che non ho mai avuto il covid. Perché è accaduto tutto questo? E’ il frutto di un errore? – si chiede la donna-Non auguro a nessuno di passare 15 giorni di terrore come è capitato a me”