Mafia, la Dda di Potenza decapita associazione: 14 arresti, clan gestiva anche il bar del Tribunale potentino
Disarticolato sodalizio con base a Pignola che agiva anche nel Capoluogo
Infiltrazioni mafiose in società che gestivano alcune attività tra cui il bar del Tribunale di Potenza. Capacità di condizionare la pubblica amministrazione e gli appalti. Estorsioni in danno di imprenditori e commercianti. La Direzione distrettuale antimafia di Potenza, con l’operazione Icerberg, condotta dalla Squadra mobile potentina, in collaborazione con le Squadre Mobili di Matera, Avellino, Cosenza e Salerno ha disarticolato un’associazione mafiosa radicata nel comune di Pignola (Potenza).
Arresti e sequestri. Diciassette le misure cautelari disposte dal Gip del tribunale potentino eseguite alle prime luci dell’alba dalla Squadra Mobile di Potenza, con il supporto della Guardia di Finanza di Potenza- che si è occupata di alcuni dei profili patrimoniale dell’indagine.
Disposto l’arresto in carcere per Saverio Riviezzi, Vito Riviezzi, Domenico Riviezzi, Abdelkebir Moukhtaiu, Angelo Quaratino, Michele Russo, Giuseppe Campanella, Giovanni, Piscopo, Gerardo Lama, Salvatore Sabato.
Sono stati invece disposti gli arresti domiciliari nei confronti di Barbara Nella, Riccardo, D’Ercole, Gennaro D’Aniello e Gerardo Russo. Obbligo di presentazione alla Pg nei confronti di Armando Trepiccione Mirone, Maria Trepiccione Mirone e Valerio Riviezzi.
Notificato anche il decreto con cui è stato disposto il sequestro preventivo delle quote e del complesso aziendale delle società “Bar del Tribunale srl’ e “Gioca e Vimi srl”. Agli indagati, a vario titolo sono stati contestai 31 capi di imputazione tra cui appunto l’associazione mafiosa.
I dettagli dell’operazione sono stati illustrati, nel corso di una conferenza stampa, dal Procuratore capo di Potenza Francesco Curcio e dal pm titolare delle indagini, Gerardo Salvia.
Le indagini. Il provvedimento è stato adottato a valle di una vasta, articolata e complessa attività d’indagine coordinata dalla Dda potentina, che ha permesso di fare luce sull’esistenza e sul forte radicamento nel territorio del clan mafioso dei Riviezzi di Pignola ma, di fatto, operativo su tutta la provincia di Potenza, anche grazie ad alleanze e sinergie con altre organizzazioni mafiose sia autoctone, quale il clan Cassotta, sia calabresi, dove i Riviezzi godono di particolari appoggi e considerazione, che campane, con proiezioni, nel settore degli stupefacenti, anche all’estero.
Le indagini svolte dalla Procura Distrettuale con il costante supporto della Sezione Criminalità Organizzata della locale Squadra Mobile, si sono sviluppate nel corso di un biennio durante il quale il copioso materiale investigativo acquisito, composto, tra l’altro, da intercettazioni, dichiarazioni di testimoni e collaboratori di giustizia, sopralluoghi, acquisizioni documentali, riscontri, pedinamenti, è stato accuratamente analizzato e rimesso a sistema disvelando la piena operatività del sodalizio pignolese e la sua endemica compenetrazione nel tessuto istituzionale ed imprenditoriale del potentino, al punto da essere in grado di condizionare alcuni settore della pubblica amministrazione locale, di governare il sistema degli appalti boschivi ed infiltrarsi, sin dal 2017, quale segno di audace auto-affermazione in un luogo simbolico, oltre che di disponibilità economiche, nella gestione del bar-caffetteria del Palazzo di Giustizia, dando così una eclatante dimostrazione della propria forza verso l’esterno ed allo steso tempo garantendosi un osservatorio privilegiato all’interno di un palazzo nevralgico nel sistema di tutela e ripristino della legalità.
Gestione bar del Tribunale, “forte valore simbolico”. Le investigazioni, infatti, hanno dimostrato come le società che dal 2017 si sono succedute nella gestione del servizio di bar-caffetteria nel Palazzo di giustizia di Potenza, dapprima la ditta individuale Trepiccione Maria e poi la Bar del Tribunale srl, sebbene intestate a semplici prestanome avvicendatisi fino allo scorso mese di novembre, secondo un turn over utile a schermare efficacemente l’interposizione, siano state fino ad oggi gestite, di fatto, da soggetti appartenenti o comunque contigui al sodalizio. In tale contesto è emersa anche una grave condotta estorsiva avvenuta nell’aprile 2018 da un affiliato del sodalizio, Nioukhtari Abdlekebir, in danno dell’esponente di una società aspirante assegnataria al fine di farla recedere dal ricorso al Tar proposto avverso l’aggiudicazione. Trattasi dello stesso soggetto, il cui arresto, avvenuto due mesi dopo, unitamente al boss e ad altri esponenti del clan per traffico internazionale di droga, destò scene di pianto e commozione proprio all’interno del bar-caffetteria immortalate dalle intercettazioni video ambientale installate all’interno del locale.
Capacità del clan di condizionare anche le pubbliche amministrazioni. Se è stato possibile affidare la gestione del bar del Palazzo di Giustizia c’è qualcosa che non funziona- ha evidenziato il procuratore Curcio che ha inoltre spiegato come siano state ravvisate, nel corso delle indagini, anomalie nella procedura per l’affidamento del servizio da parte del Comune di Potenza, procedura a cui per legge è totalmente estranea l’Autorità giudiziaria. Anomalie che però non sono state prese in considerazione dal gip ma che la Dda ritiene sussistere.
A sostegno della tesi della Dda secondo cui il clan Riviezzi avesse una spiccata capacità di condizionare la pubblica amministrazione anche un appalto, risalente agli anni 2010 e 2011 con cui il clan Riviezzi era riuscito a farsi affidare il servizio neve dal Comune di Pignola. In questo caso -ha spiegato il procuratore- non è stato possibile richiedere misure cautelari essendo venuta meno l’attualità del fatto.
Coinvolgimento nell’omicidio Tetta. Il meticoloso sforzo ricostruttivo ha permesso di far luce anche sul pieno coinvolgimento di due esponenti del clan nell’omicidio di mafia, avvenuto il 2 aprile 2008, di Giancarlo Tetta, perpetrato nel contesto della lunga e sanguinosa faida che dal 1991 ha scandito la storia dei rapporti fra gli avversi clan melfitani dei Di Muro e Cassotta. Partendo da una traccia investigativa già emersa negli anni addietro, ma mai sviluppata, ha preso il via una rigorosa attività di approfondimento condotta raccogliendo specifiche dichiarazioni e riscontrandole meticolosamente con sopralluoghi e raffronti rispetto alle indagini già svolte in passato.
ln tal modo, ricomponendo i mosaici di un vero e proprio puzzle investigativo, è stato possibile far emergere la presunta complicità del capo-mafia Saverio Riviezzi e di un suo affiliato, Angelo Quaratino, nell’omicidio Tetta a cui hanno avrebbero contribuito consapevolmente, fornendo agli assassini, affiliati al clan Cassotta la Fiat Croma rubata qualche giorno prima a Potenza ed impiegata per raggiungere e freddare la vittima con otto colpi di pistola cal. 7,65 prima di darla alle fiamme.
Estorsioni a imprenditori e commercianti. L’attività inquirente ha permesso di mettere, poi, complessivamente, in risalto la particolare forza intimidatoria che il clan Riviezzi è in grado di esprimere e di cui risulta essersi avvalso in occasione di varie condotte estorsive in danno di imprenditori, commercianti e ristoratori perpetrate dai suoi affiliati in un arco di tempo che va dal 2013 in poi e fino ad oggi.
Le risultanze investigative raccolte anche nel contesto di operazioni precedenti, quale quella a cui si è già fatto cenno per traffico internazionale di cocaina, sono state analizzate, valorizzate e messe a confronto con una serie di ulteriori elementi e riscontri che hanno permesso di ricondurre all’azione criminosa del clan, anche la tentata rapina a mano armata perpetrata nel settembre 2017 ai danni dell’Ufficio Postale di Potenza — Via Grippo e il furto aggravato perpetrato nel giugno 2018 ai danni dell’Ufficio Postale di Potenza — Via Messina, da dove vennero asportati 235.000,00 euro.
L’attività fin qui svolta, con gli sbocchi cautelari personali e reali che ne sono conseguiti,-ha evidenziato il procuratore Curcio- rappresenta un risultato di assoluto rilievo nel contrasto alla criminalità organizzata (che opera in modo rilevante e significativo in Basilicata ed anche in provincia di Potenza nonostante si registri non di rado una sottovalutazione del fenomeno) sforzo invece quotidianamente perseguito dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza con l’indispensabile ed essenziale supporto della polizia giudiziaria”.