La Basilicata che conosce se stessa: dialetti, orgoglio e sviluppo
Il Centro Internazionale di Dialettologia e l’anima dei luoghi che fa il giro del mondo, con o senza “l’assessore all’ignoranza produttiva”
Grazie al Centro Internazionale di Dialettologia e al suo progetto di Atlante Linguistico della Basilicata (A.L.Ba.) abbiamo scoperto che la nostra regione possiede un formidabile patrimonio linguistico, caratterizzato da una varietà straordinaria. Siamo in presenza di una sorta di “biodiversità” linguistica: 131 comuni, altrettanti dialetti con caratteristiche distintive e singolari. Dentro quella varietà linguistica anche una insolita ricchezza semantica delle parole. “Una miniera a cielo aperto”. Stiamo dunque parlando di un patrimonio culturale che, insieme agli altri asset immateriali della Basilicata, è una risorsa strategica per lo sviluppo sostenibile.
Intorno al lavoro di ricerca e di animazione del CID, si è creata una rete internazionale di Università e ricercatori che punta con interesse all’esperienza lucana. Grazie al progetto A.L.Ba. la Basilicata è la prima regione in Italia a dotarsi di un alfabeto unitario per la trascrizione dei diversi dialetti.
La mole di materiale prodotta dal progetto è un tesoro inestimabile che può innescarsi nel quadro di un’idea di sviluppo che valorizzi l’intero patrimonio culturale immateriale della regione. L’anima culturale della Basilicata sta facendo il giro del mondo.
Chi non capisce che il lavoro del Centro di dialettologia in questi 13 anni ha messo le basi per un approccio nuovo all’idea di sviluppo, fa il male della Basilicata.
Non si tratta soltanto di un lavoro scientifico e di ricerca di livello internazionale che fa onore alla regione e all’intero Paese, ma è un progetto che conserva in seno potenzialità incredibili sul piano dei percorsi di sviluppo. Una semina che ha già dato molti frutti, ma che può darne altri ancora.
In termini prosaici potremmo dire che il circuito di università italiane ed estere creato intorno al progetto ha ricadute economiche attuali e potenziali di grande qualità. Potremmo dire che l’interesse nazionale e internazionale per il patrimonio linguistico lucano è diventato – e ancor di più può diventarlo – interesse per tutto ciò che circonda i dialetti: musica, arte, spettacolo, tradizioni gastronomiche, eventi rituali, luoghi, persone… Ci siamo capiti. A.L.Ba. ci permette di salvare e rianimare i dialetti quali risorse simboliche e luoghi di conoscenza potenzialmente affascinanti per il resto del mondo.
In termini poetici potremmo dire che attraverso questa bellissima operazione A.L.Ba., e al lavoro di animazione sul territorio, la Basilicata fiorisce nella conoscenza e nel riconoscimento di se stessa, delle sue lingue, delle sue identità, imparando ad attribuire sovranità alle parole e alla bellezza dei significati. Tutto questo non è imbalsamare un passato nostalgico, ma è un “novum” rispetto ai tempi in cui buttavamo nelle discariche ogni sopravvivenza “antica” o vecchia, che confliggeva con la presunta modernità. Ci vergognavamo del rione Sassi di Matera, allo stesso modo e per le stesse ragioni ci vergognavamo della nostra lingua: quel dialetto che ci faceva sentire inferiori rispetto al resto del mondo. Il lavoro di Patrizia Del Puente, e dei suoi ricercatori, ci ha dato e continua a fornirci l’opportunità di rovesciare quella logica “irrazionale”: dalla vergogna all’orgoglio.
Dicevamo la semina. Qualcuno calpesta quei semi, li disprezza nell’idea che la cultura è un optional, qualcosa di improduttivo, di inafferrabile ed evanescente. Quel qualcuno non dovrebbe occupare ruoli di governo.
Siamo certi che il Centro Internazionale di Dialettologia avrà un futuro migliore, arriveranno altri giovani ricercatori, la rete scientifica internazionale crescerà, con o senza l’assessore “all’ignoranza produttiva”, anzi, meglio senza.