Il romanzo criminale di Tempa Rossa

26 aprile 2021 | 17:40
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Il romanzo criminale di Tempa Rossa

“Corruzione, concussione, intrecci d’affari tra politica e imprese, abusi e prepotenze, colletti bianchi, cravatte e cravattari”

Se dovessi scrivere un romanzo di fantasia su Tempa Rossa e dintorni scriverei che “da quelle parti, in previsione di una gara da milioni di euro per l’affidamento da parte di Total dei lavori di sollevamento e logistica, si agitano imprese e politici.”

Scriverei di “incontri negli uffici di un’azienda tra imprenditori interessati ad aggiudicarsi i lavori ed esponenti delle istituzioni regionali e nazionali. In quel romanzo il protagonista si chiederebbe: “che ci fanno quei politici, in gran segreto, seduti a quel tavolo? Di che cosa si discute in quelle riunioni? Il protagonista scoprirebbe che si discute di gare, di alleanze, di spartizioni, di capannoni da fittare, di rifiuti da smaltire, di conflitti di interesse da occultare. “Tanto a me, tanto a te, questo a te, questo a lui”.

Se dovessi scrivere un romanzo di fantasia su Tempa Rossa il protagonista saprebbe in anticipo quale raggruppamento di impresa vincerebbe la gara: quello sancito nell’alleanza tra alcuni politici per scongiurare l’aggiudicazione alle imprese concorrenti che fanno riferimento ad altri circoli della politica. Ambienti imprenditoriali e politici in fibrillazione, incontri, telefonate, messaggi. La posta in gioco è alta: migliorare il posizionamento delle imprese amiche, indebolire quello delle imprese nemiche. La chiamano libera concorrenza nel libero mercato. Il protagonista scoprirebbe nei giorni successivi che in fondo l’accordo non prevedeva vincitori e vinti, “ma una fetta a te oggi e una fetta a te domani”: il potere si coalizza quando è necessario e trova sempre la quadra per non farsi del male.

Scriverei che “talune imprese che fanno profitti grazie alle compagnie petrolifere sono sempre le stesse, protette dalla politica e autorizzate a fare quello che vogliono: calpestare i diritti, sottomettere la gente, speculare sulla miseria e sui bisogni, raggirare le leggi. Un potere che conta su importanti e inconfessabili coperture.”

Se dovessi scrivere un romanzo di fantasia, scriverei che “da quelle parti si aggirano ominicchi che speculano sugli affitti, che chiedono mazzette per un posto di lavoro, che impongono l’annullamento dei diritti, che propongono prestazioni di un certo tipo alle donne che aspirano a un’assunzione.” Il protagonista scoprirebbe fenomeni di concussione e corruzione. Incontrerebbe il sindaco che affida lavori del Comune alla ditta che ha assunto il fratello.

La fantasia condurrebbe il protagonista a chiedersi come mai gente senza arte né parte, avviluppata nella politica locale, seppure non abbia alcuna occupazione precisa, conduca un tenore di vita degno di un grande manager super pagato. L’immaginazione lo porterebbe tra gli estorsori, gli spacciatori, i mafiosetti che agiscono indisturbati.

Il protagonista si chiederebbe perché la criminalità organizzata e disorganizzata, nonostante abbia conquistato molto terreno da quelle parti, rimanga ai margini delle grandi scelte. Uno dei personaggi del romanzo gli darebbe una risposta semplice: “perché gli spazi sono occupati da lor signori, quelli che fanno le riunioni “carbonare”, quelli che sfruttano la miseria e il bisogno della gente, quelli che chiedono tangenti, quelli che hanno in mano il potere economico e lo dividono con il potere politico.”

Alla fine del romanzo l’autore confesserebbe la sua angoscia: “prima o poi, il rischio di una saldatura tra i due mondi criminali, quello che usa la violenza e le minacce e quello che usa le leggi e il potere acquisito, emergerà in tutta la sua dirompenza.” L’autore si chiederebbe anche perché la gente non parla e si darebbe una risposta: “tacere, in certe condizioni, è una forma di legittima difesa, non è omertà.” Eppure, direbbe un altro personaggi del romanzo, “basterebbe beccarne uno di quei politici o di quegli imprenditori e sono certo che quella legittima difesa, quel silenzio, si trasformerebbero in un’offensiva, l’offensiva del riscatto.”

Ecco, se dovessi scrivere un romanzo di fantasia, frutto dell’immaginazione, scriverei tutto questo e anche altro.