Scuola e pandemia. Perché milioni di bambini e adolescenti sono costretti a soccombere?

21 marzo 2021 | 11:33
Share0
Scuola e pandemia. Perché milioni di bambini e adolescenti sono costretti a soccombere?

Scaraventati fuori dalla dimensione poetica della vita e inchiodati nel recinto prosaico della sopravvivenza

Georges Bataille trattando della dimensione nascosta della vita economica, nel suo libro “La parte maledetta”, ci insegna che non c’è solo il consumo, ma c’è anche la consumazione: la capacità di godere, di decantare, di magnificarsi per il cibo, per uno spettacolo teatrale, per un film, per una festa. Edgar Morin ci insegna che la vita umana ha due polarità: prosaica e poetica. “La polarità prosaica comanda tutto ciò che facciamo per obbligo, per sopravvivere o per guadagnarci da vivere. La polarità poetica, cioè quella in cui ci si sviluppa personalmente, è quella in cui si vive in comunione, in cui si hanno momenti di armonia e di gioia, momenti che riguardano l’amore, l’amicizia, la letizia”. Insomma la parte poetica è vivere, mentre la parte prosaica è sopravvivere.

Lavorare per procurarsi i mezzi di sostentamento è prosaico, ma la qualità del lavoro, la gratificazione che ne ricavo, l’interlocuzione e la collaborazione con gli altri, il contributo che posso dare al miglioramento della società in cui vivo, è poetico. Se non c’è la parte poetica nel lavoro, aggiungo, quel lavoro lo subiamo, ci mortifica, ci tiene legati nella dimensione della sopravvivenza. “Tutto ciò che ci procura un sentimento di bellezza o di qualità contribuisce alla qualità poetica della vita”.

Immaginiamo la differenza tra l’artigiano, l’agricoltore, il programmatore informatico, lo scrittore, il musicista, insomma tutti quei lavori collocabili in una dimensione poetica, e il metalmeccanico costretto a produrre armi da guerra in uno stabilimento di Finmeccanica.

Ora, se noi riflettiamo un attimo, ci rendiamo conto di come al centro delle politiche e delle decisioni governative, prevalga l’aspetto prosaico della vita. Quando ci preoccupiamo dei poveri, guardiamo al fatto che possano mangiare, che vengano nutriti, ed escludiamo tutto il resto, come se i poveri oltre alla sopravvivenza non debbano pretendere altro: la qualità degli alimenti, il modo in cui sono cucinati, la convivialità, il piacere del cibo e tutto quanto di poetico può esserci non nel consumo, ma, come dice Bataille, nella consumazione.

Esiste, dunque, un altro modo per leggere le ingiustizie e le disuguaglianze del nostro tempo: questo modo ci porta ad analizzare le differenze nel campo prosaico e poetico della vita. Chi è costretto a una vita prosaica è vittima di un’ingiustizia e di un guasto profondo nella società. Ne parleremo in altre occasioni.

La pandemia ha ulteriormente allungato la distanza tra prosaico e poetico. Ristorni, sussidi, smart working, distanziamento fisico che si traduce in distanziamento sociale: sopravvivenza.

La scuola, i ragazzi, stanno pagando un prezzo gigantesco da questo punto di vista. Milioni di bambini e adolescenti scaraventati fuori dalla dimensione poetica della vita e inchiodati nel recinto prosaico della sopravvivenza. Milioni di adolescenti sempre più alla ricerca di un’alternativa poetica nel digitale dove, come sappiamo, quella “poesia artificiale” spesso si trasforma in disturbi psicologici. La relazione fisica con i compagni, il gioco delle parole e degli sguardi, il respiro dei luoghi, la lezione frontale con l’insegnante, l’esplorazione delle novità del giorno, lo sguardo sulla strada, le immagini trasmesse dal finestrino dell’autobus. La scuola è anche quel luogo dove i ragazzi vivono una parte importante della loro soggettività, dei loro sentimenti, dei loro pensieri, delle loro relazioni. Ecco, tutto questo, la polarità poetica della vita scolastica e, direi, della vita tout court, si è allontanato oltre misura dall’orizzonte.

Perché? Facile rispondere “perché c’è il virus”. Più difficile spiegare che la politica ha ignorato i bisogni poetici dell’essere umano. Se questi bisogni fossero stati al centro delle decisioni, oggi avremmo un sistema di protezione (nei trasporti, nella mobilità, nell’organizzazione scolastica, nell’organizzazione delle città, nella sanità…) capace di garantire, almeno ai bambini, il loro diritto alla poesia.