La Basilicata dei paesini: storia di affarucci e di piccoli potentati

30 marzo 2021 | 14:54
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La Basilicata dei paesini: storia di affarucci e di piccoli potentati
Foto Demia Gioia

Un caso di “creatività edilizia” a Castelluccio Superiore (Potenza). Dalla tutela del territorio alla tutela degli interessi. E vuoi che i giovani non fuggano?

Quella che vi raccontiamo è la storia di un paese, Castelluccio Superiore, circa 700 abitanti, ai margini del visibile, dove tutto procede nel silenzio e nell’ombra della lontananza, tra le montagne dell’Appennino lucano meridionale, nel perimetro del Parco Nazionale del Pollino. Una specie di mondo a parte, dove il potere, anche ai margini della legalità se non proprio nella palese violazione delle leggi, si esercita alla luce del sole, apertamente, quasi a sancire che è così che da queste parti funzionano le cose. Parliamo di tutela, governo e uso del territorio in una zona dove il territorio, con i suoi paesaggi, le sue risorse ambientali, le sue bellezze, dovrebbe rappresentare un patrimonio da custodire e da mettere a valore economico. Anche perché Castelluccio è un paese bellissimo. Andiamo a vedere, invece, che cosa è successo da quelle parti.

Premessa

L’articolo 44, comma 1, della legge regionale n. 23 dell’11 agosto 1999, – Tutela, governo ed uso del territorio– stabilisce che “i Comuni sono tenuti a provvedere all’approvazione del regolamento urbanistico e, contestualmente, all’aggiornamento del Regolamento Edilizio, entro il 31 dicembre 2014.” Poi prorogato al 30 settembre 2015.

L’articolo 46 della medesima legge stabilisce che In caso di mancato rispetto dei termini di cui all’art. 44 o degli altri adempimenti cui gli Enti territoriali sono tenuti ai sensi della legge, la Giunta regionale stabilisce un termine perentorio di esecuzione, trascorso il quale esercita i poteri sostitutivi per il compimento degli atti necessari. Articolo modificato con una successiva legge del 2015 per cui i poteri sostitutivi sono esercitati da un commissario ad acta nominato dalla Giunta Regionale.

Detto questo, la domanda che ci poniamo in questa inchiesta è: Il Comune di Castelluccio Superiore ha mai approvato un regolamento urbanistico e se no, per quale motivo?

La situazione

Ci risulta, ad oggi, che il Comune sia ancora semplicemente dotato di Regolamento Edilizio con annesso Programma di Fabbricazione (DPGR n° 805 del 23.05.1977) e che, allo stato attuale, non vi è traccia alcuna del Regolamento Urbanistico previsto dall’art. 44 della L.R. 23/99. E che, di conseguenza, nessuno avrebbe mai esercitato i poteri sostitutivi previsti dalla legge.

L’articolo 44 della legge 23/99 prevede una rigida ed inderogabile limitazione dell’edificabilità nei comuni sprovvisti di Regolamento Urbanistico. Tuttavia, in applicazione dell’articolo 9 del Dpr 380/2001 le limitazioni sono ancora più chiare, mentre l’articolo 3 del medesimo decreto definisce senza equivoco quali siano gli interventi edilizi consentiti: “interventi di manutenzione ordinaria”; “interventi di manutenzione straordinaria”; “interventi di restauro e di risanamento conservativo”.

Per quanto riguarda il centro abitato di Castelluccio Superiore (zone A, B, C, D, F), rimane, completamente inibita la nuova edificazione, consentita quest’ultima solo fuori dal centro abitato (zona E) e nel limite della densità massima fondiaria di 0,03 metri cubi per metro quadro; in caso di interventi a destinazione produttiva, la superficie coperta non può comunque superare un decimo dell’area di proprietà.

Invece?

In realtà il fatto più clamoroso è che da decenni ormai si “finge” di avere un’area D (dedicata alle attività produttive) che rimane però tale solo sulla carta. Si tratta di un semplice perimetro o area nella quale dover realizzare una nuova zona artigianale di supporto e ampliamento della precedente. Tuttavia non si dà seguito in nessun modo a questa mera ipotesi: né in modo formale né pratico. Cioè non viene approntato nessun piano particolareggiato attuativo (di natura pubblica o privata) e quindi non viene approvato in Consiglio Comunale nessun piano particolareggiato che contenga i documenti e gli elaborati obbligatori.

Per cui quell’area, individuata come potenziale area produttiva non essendo stata trasformata (sia burocraticamente che fisicamente) è rimasta tal quale a ciò che era ovvero un’area agricola.

Di fatto però, a vista, sembra che in quella zona si sia costruito un quartiere. Ultimamente (2 anni fa) è stato rilasciato un Permesso a Costruire per “un laboratorio farmaceutico”, chissà, sembra una villa.

Mentre nel 2009 è stato rilasciato un altro Permesso a costruire 6 appartamenti destinati alla vendita. Anche in questo caso il permesso sarebbe passato per la costruzione di un’azienda di rubinetteria.

Chi sono i protagonisti di questi giochi di prestigio?

Il comune di Castelluccio Superiore in data 17 luglio 2009 (protocollo 8904) ha rilasciato il Permesso di Costruire n. 52/09 in totale difformità della legge urbanistica n. 23/99 in favore dei sigg. T.F. e R. N., allora soci e amministratori di una Società immobiliare che subentrano al signor A.E. che aveva fatto richiesta di permesso in data 13 novembre 2009. Il 13 luglio 2009 la titolarità del permesso a costruire viene rettificata e intestata direttamente alla Società immobiliare.

Prima, però, con atto pubblico del 2 aprile 2009 il terreno interessato e oggetto del permesso (F. 65 part. 127) viene venduto dal signor A.E. e dai suoi fratelli alla Società immobiliare. A.E. è padre di un consigliere comunale di maggioranza, ma è una coincidenza.

Quindi l’UTC di Castelluccio Superiore ignora e/o sospende la prima richiesta del 13 novembre 2008 (del signor A.E.) e solo dopo la rettifica, avvenuta il 13 luglio 2009, della titolarità del Permesso di Costruire (cioè dopo che A.E. e fratelli hanno venduto, il 2 aprile 2009 il terreno alla Società Immobiliare), rilascia a distanza di quasi un anno, e in soli quattro giorni il Permesso a Costruire. Tuttavia, siamo certi che si sia trattato di una pura coincidenza. In caso contrario dovremmo ipotizzare una volontà dell’Ufficio Tecnico di assecondare esigenze non tipicamente endoprocedimentali. Fatto sta che i lavori sono fermi, ad oggi esiste uno scheletro. (vedi foto)

Ci chiediamo come sia stata possibile una distrazione così grave. O come sia stato possibile ignorare completamente la legge urbanistica regionale. In pratica si vendono terreni e si lascia costruire appartamenti per la vendita in una zona dove questo è assolutamente impossibile.

Magari, quelli del Comune hanno sì ignorato la legge regionale 23/99 ma hanno applicato “candidamente” il vecchio Programma di Fabbricazione, ovviamente senza le misure limitative imposte dalla legge regionale e dall’art. 9 del DPR 380/01 – “Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia”.

E poi, se esiste un’area Pip (D2) dove ci sono ancora lotti disponibili, perché mai chi intende insediare aziende di rubinetterie o laboratori farmaceutici decide di acquistare terreni a prezzi di mercato in una zona dove non sarebbe possibile costruire?

L’assessore progettista

Come se non bastasse i progettisti del palazzotto con 6 appartamenti, all’epoca, nel 2009, sono l’assessore alla Programmazione e Istruzione, ingegnere, e un suo stretto collaboratore nonché tecnico di fiducia dell’Amministrazione comunale.

Insomma, non possiamo evitare di immaginare che questa sia una storia di esercizio tracotante del potere. Basta vedere la foto del cartello che pubblicizza la vendita degli appartamenti con tanto di foto in 3D dell’edificio, con la scritta vendesi e un numero di cellulare.

Qualcuno chiede lumi alla Regione Basilicata

È di questi giorni, il 27 marzo, una lettera inviata alla Regione dall’ing. Alessandro De Luca, in qualità di consigliere comunale di minoranza del Comune di Castelluccio Superiore.  Nella nota, De Luca, chiede che la Regione assuma i poteri sostitutivi previsti dalla legge e che vigili su quanto sta accadendo in materia di tutela del territorio in quel Comune. Staremo a vedere che cosa risponderanno l’assessore all’Ambiente e l’Ufficio Urbanistica e Pianificazione Territoriale. È da oltre 20 anni che nessuno interviene.

Le foto sono state scattate il 30 luglio 2012

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