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Basilicata, Miriam: “Ragazzi svegliamoci, guardiamo al futuro oltre il petrolio”

14 marzo 2021 | 16:36
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Basilicata, Miriam: “Ragazzi svegliamoci, guardiamo al futuro oltre il petrolio”
Miriam

Le acute riflessioni di Miriam, e il necessario dibattito intergenerazionale nella Lucania che perde 5mila giovani l’anno

“Noi giovani visti come un problema: disoccupazione, dipendenze, mai immaginati come un’opportunità da valorizzare davvero; e così le risposte suggerite dalla politica, in Basilicata, puntano solo a soluzioni tampone, magari usando i soldi del petrolio, ma a che serve? Perché non si riesce a guardare oltre?”

Miriam ha 29 anni ed è nata a Viggiano. “Dieci anni fa – afferma – quando ancora andavo al liceo guardavo alla mia terra come ad una bellezza stuprata dalle trivelle dell’Eni. Usciva fuori solo odio e desolazione, un senso di sconfitta”. Poi Miriam ha scelto di studiare, di formarsi, di fare esperienza fuori senza mai spezzare il legame con la sua terra. In questi anni ha capito ciò che forse le sarebbe sfuggito se avesse scelto come altri suoi coetanei di “lavorare, già a 20 anni, nell’indotto del petrolio”

“Andiamo oltre il totem nero-petrolio” Miriam, che a Viggiano, capitale italiana del petrolio, ci torna quasi sempre, sostiene “che forse bisogna invertire il paradigma, andare oltre il totem nero, la cultura del petrolio”. Formazione e cultura li trova “essenziali”. Se è vero che “i politici locali hanno trattato i cittadini e anche i giovani come clienti a cui dare la nocellina, per saziare il bisogno di un momento, sta ai ragazzi, ai millennials cercare nuove opportunità, cercare ad esempio nel turismo lento, nella formazione e nell’eccellenza una via d’uscita da questa dipendenza, culturale ed economica, dal petrolio”. Avranno anche sbagliato “i politici” a porre le basi del nuovo familismo amorale, “ma hanno sbagliato anche i cittadini, e ancor di più i ragazzi, ad accettare il ricatto, lasciandosi ingoiare in questa spirale”.

“Generazioni lucane” Miriam, che fa da spola tra Campania e Basilicata, ha fatto un master in europrogettazione, e da alcuni anni, con altri amici, ha messo su un’associazione, Generazioni lucane, tramite la quale ha interagito con i bisogni di centinaia di suoi coetanei. Alcuni progetti sono diventati anche ‘start up’ e sono stati finanziati. “Non c’entrano niente i soldi del petrolio – mette in chiaro – spesso si tratta di capire come funzionano i progetti europei e candidare delle idee, anche imprenditoriali, innovative. Andare oltre il totem nero significa anche questo. Immaginarsi un futuro a 10, 20 anni e riappropriarsi della bellezza naturale della Basilicata. C’è bisogno di giovani, ma anche dell’esperienza e la guida di chi è più adulto e capace”.

“L’Eni non sarà per sempre, ma paghi i danni e avvii la transizione…”  Rispetto al ruolo che il Cane a sei zampe ha avuto nella sua terra, Miriam non ha dubbi. “Ha fatto danni e deve pagare per gli inquinamenti arrecati”. Nel frattempo “vista la dipendenza economica e culturale che ha generato non possiamo certo immaginare che se ne vada dall’oggi al domani, lasciando migliaia di famiglie a casa”. Dovrà “avviare una transizione ecologica” e poi lasciare che “la Basilicata diventi altro, riscopra sé stessa e le vocazioni ‘non fossili’ che ha”. Miriam lo vede così il futuro. “Ecco perché non posso accontentarmi di una battaglia contro l’Eni fatta da tanti piccoli soggetti, ciascuno con la propria bandierina, ciascuno migliore dell’altro, ciascuno sempre più solo”. E ancora: “A chi giova questo stato di cose? Vi siete chiesti perché i giovani appaiono sempre più indifferenti, anche quei pochi che non sono fuggiti e sono rimasti in Basilicata?”

“La questione giovanile e gli anni ‘20” I temi che Miriam pone all’attenzione potranno anche essere archiviati come i “sogni” di chi vuole un mondo migliore ma prima o poi si adeguerà. Luoghi comuni, insomma. “Ma perché le nuove generazioni continuano ad essere viste come un problema dalle Politiche giovanili in Basilicata? Perché non si punta sulle opportunità più che sul problema? Perché non si investe davvero in formazione giovanile invece di formare solo nuovi clienti a cui dare la nocciolina elettorale e petrolifera?” Ecco, sono queste le domande che pesano come macigni su una regione che perde ormai 5mila giovani l’anno. Trovare punti di contatto e risposte oggi, per non ritrovarsi un grande ospizio Basilicata domani. Gli anni ’20 sono iniziati, speriamo inizi anche un vero e sano dibattito giovanile proiettato sul futuro. “Oltre il totem nero”.

In foto Miriam

Miriam