Covid, epidemia colposa e 22 anziani morti: due arresti nella casa di riposo di Marsicovetere
I titolari della struttura accusati anche di omicidio colposo per fatti accaduti lo scorso autunno: operatori senza dispositivi di protezione dal covid. Ospiti alloggiati in angoli di fortuna. Tra gli indagati anche una suora della casa di riposo di Brienza
Sono stati arrestati, all’alba di oggi, i gestori della struttura di accoglienza per anziani di Marsicovetere, in provincia di Potenza, dove tra settembre e ottobre 2020, sono morte 22 persone, contagiate dal covid.
La Procura della Repubblica di Potenza ha chiesto la misura cautelare in carcere per Nicola Ramagnano 49enne, residente a Viggiano e Romina Varallo 45enne di Marsicovetere. La misura disposta dal gip del tribunale è stata eseguita dai carabinieri del Nas. I gestori della “Casa Alloggio Ramagnano Nicola” sono indagati per cooperazione in epidemia colposa,cooperazione in 22 casi di omicidio colposo,
circonvenzione d’incapaci (il solo Ramagnano)
I fatti. Il procedimento- fa sapere la Procura in una nota- ha preso origine dal decesso di una anziana ospite della casa alloggio gestita da Ramagnano e Varallo avvenuto nel mese di settembre del 2020, riscontrata affetta postmortem da covid 19, cui seguivano una serie di 21 decessi, per la medesima causa, sia di 17 ospiti di tale struttura, nonché 5 ospiti di altra struttura di Brienza denominata San Giuseppe gestita dalle Suore Missionarie Catechiste del Sacro Cuore – presso la quale era stata trasferita abusivamente un ospite della struttura di Marsicovetere in cui si era sviluppato l’originario focolaio epidemico. A seguito di tale evento la Procura ha disposto accertamenti delegati ai Carabinieri del Nas di Potenza ed alla Compagnia Carabinieri di Viggiano sulla struttura, i cui esiti avevano fatto emergere un vasto focolaio di covid che aveva coinvolto quasi tutti gli ospiti e operatori della casa. Le indagini, condotte con l’ausilio anche di accertamenti tecnici (intercettazioni telefoniche), Ocp (osservazione controllo pedinamento) ispezioni dei luoghi, acquisizione di documentazione sanitaria, escussione di parenti degli anziani ospiti e dei dipendenti della struttura di accoglienza e, non ultimo, dettagliate consulenze tecniche, hanno permesso di rilevare gravi indizi di reato a carico dei due indagati per 22 omicidi colposi, epidemia colposa e circonvenzione d’incapaci.
Risparmio su dispositivi anti covid e ospiti in sovrannumero. Dalle investigazioni è emerso un quadro di assoluta inadeguatezza della struttura, che per ragioni economiche e di profitto, per un verso, ospitava un numero almeno doppio di persone “fragili” e, per altro verso, risparmiava su tutte le più elementari procedure anti-covid. Nella struttura, autorizzata per ospitare 22 anziani, a seguito di sopralluogo è risultata ospitarne 49, tra cui anziani non autosufficienti, “depositati” in ogni angolo della casa compresa la sala mortuaria. Difficile è risultato il conteggio degli ospiti della struttura (compresi quelli non autosufficienti) nel corso del tempo “stante la sistematica falsificazione della documentazione di registrazione in entrata e uscita”. A seguito dei controlli effettuati dagli investigatori è poi risultato che nella casa alloggio “non era stata messa in atto nessuna delle procedure anti-contagio per l’emergenza sanitaria in corso- nè era stata rispettata alcuna disposizione (sia nazionale che regionale) anti covid 19; e infatti “vi era una mancanza totale di dispositivi di protezione personale, per cui i dipendenti erano obbligati a proteggersi a spese proprie”.
Anziana trasferita in altra struttura senza tampone. Una volta accertata la presenza del virus all’interno della struttura, senza effettuare il tampone una anziana ospite era stata trasferita in altra casa di riposo per anziani a Brienza — la struttura denominata San Giuseppe – dove dopo pochi giorni si diffondeva altro focolaio di coronavirus.
Nonostante il sequestro della casa alloggio di Marsicovetere, i gestori avrebbero attivato abusivamente altre due strutture di accoglienza che venivano individuate e sottoposte a chiusura. In un caso poi Ramagnano avrebbe indotto un anziano ospite, approfittando del suo stato d’infermità, ad atti dispositivi del proprio patrimonio in suo favore.
Nell’indagine coinvolte altre persone. Tra gli indagati anche una suora della casa di riposo di Brienza.