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Mario Draghi e “l’omelia” pronunciata al Senato

17 febbraio 2021 | 14:01
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Mario Draghi e “l’omelia” pronunciata al Senato

Non c’è nulla di più finto e stucchevole del riempirsi la bocca con “l’Interesse del Paese”. Un colpo al cerchio e uno alla botte: il peggiore doroteismo

Non c’è nulla di più finto e stucchevole del riempirsi la bocca con “l’Interesse del Paese”. E tanto per essere ancora più chiari, questo governo non nasce né dall’interesse del Paese né per il bene del Paese, ma da una congiura di palazzo di cui continuano a sfuggire i contorni. Ma non è questo il punto. Il punto è che l’interesse del Paese non è una sommatoria di interessi concomitanti e univoci ma la risultante di interessi spesso contrapposti che trovano una sintesi grazie alla politica e alla mediazione dei partiti.

Sulla congiura c’è poco da aggiungere. Draghi in più parti del suo discorso cita il precedente governo e i suoi successi. Solo per esempio: Il precedente Governo ha già svolto una grande mole di lavoro sul Programma di ripresa e resilienza” oppure “Il Programma è finora stato costruito in base ad obiettivi di alto livello e aggregando proposte progettuali in missioni, componenti e linee progettuali.”  Ancora di più viene da chiedersi il perché della congiura.

Per il resto il governo di Draghi è un enigma. Parla di riforma del fisco. Ma non c’è nulla di più ‘politico’ di questa riforma, non c’è nulla di più divisivo del capire come sarà distribuita la pressione fiscale. Non c’è nulla di più divisivo di come ripartire la remunerazione del capitale, della rendita e quella del lavoro.

I sistemi fiscali non sono neutri ma servono anche a questo. Flat tax e progressività appartengono a categorie dello spirito contrastanti. Draghi fa riferimento al metodo: sentiamo prima gli esperti fiscali, dice. Ma prima o poi si dovrà decidere cosa fare. La lotta all’evasione fiscale si inizia in Olanda e non mandando la finanza davanti ai bar. Mi sfugge il suo pensiero in merito.

Sulla parità di genere fa il furbo: “Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge” e poi un elenco infinito di buone intenzioni, come sul Mezzogiorno: “Aumento dell’occupazione, in primis, femminile, è obiettivo imprescindibile: benessere, autodeterminazione, legalità, sicurezza sono strettamente legati all’aumento dell’occupazione femminile nel Mezzogiorno. Sviluppare la capacità di attrarre investimenti privati nazionali e internazionali è essenziale per generare reddito, creare lavoro, investire il declino demografico e lo spopolamento delle aree interne. Ma per raggiungere questo obiettivo occorre creare un ambiente dove legalità e sicurezza siano sempre garantite. Vi sono poi strumenti specifici quali il credito d’imposta e altri interventi da concordare in sede europea.”

Manca solo ‘cchiù pilu per tutti, e siamo a posto. Purtroppo non c’è visione del ruolo dell’Italia nel Mediterraneo, e sulla necessità di colmare il gap infrastrutturale zero carbonella. Sulla fiscalità agevolata, e sugli incentivi a nulla sono valsi anni e anni che dimostrano l’inefficacia di queste misure. Aria fritta e rifritta.

Brutte notizia su chi spera nella revoca ai Benetton: “Il settore privato deve essere invitato a partecipare alla realizzazione degli investimenti pubblici apportando più che finanza, competenza, efficienza e innovazione per accelerare la realizzazione dei progetti nel rispetto dei costi previsti.” In realtà abbiamo già dato!

Elenco della spesa un poco su tutto: “Proteggere il futuro dell’ambiente, conciliandolo con il progresso e il benessere sociale, richiede un approccio nuovo: digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud computing, scuole ed educazione, protezione dei territori, biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra, sono diverse facce di una sfida poliedrica che vede al centro l’ecosistema in cui si svilupperanno tutte le azioni umane.” Parole ecumeniche, prive di senso delle scelte e di orientamento.

Che però diventano precise: “… ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente. E la scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi.” In genere su queste cose, che non sono neutre, si vota. In Italia decide San Mario.

Ma qualche indizio sugli interessi in gioco c’è: “Selezioneremo progetti e iniziative coerenti con gli obiettivi strategici del Programma, prestando grande attenzione alla loro fattibilità nell’arco dei sei anni del programma.”

Sulla collocazione atlantica ed europeista si tratta di una dichiarazione di principio, priva di valore se non si precisa all’interno di questo quadro come si difendono gli interessi italiani.

Scordatevi pure la prescrizione: “aumentare l’efficienza del sistema giudiziario civile”. In linea di principio efficientare la giustizia significa rendere inutile l’applicazione della prescrizione, ma questo è un poco come la lotta all’evasione fiscale. Buona per tutte le stagioni e i governi.

Leggo già gli entusiastici commenti della Stampa e delle TV. C’è chi lo paragone a De Gasperi, a me sembra il discordo del doroteismo peggiore che si sia mai visto in questo Paese.

C’è solo un punto di verità ed è all’inizio: “La crescita di un’economia di un Paese non scaturisce solo da fattori economici. Dipende dalle istituzioni, dalla fiducia dei cittadini verso di esse, dalla condivisione di valori e di speranze. Gli stessi fattori determinano il progresso di un Paese.”

Ed è proprio tutto questo che è stato calpestato con la nascita di questo governo.

Pietro De Sarlo