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Giornali, giornalismo e salvatori della Patria: l’Italia locomotiva senza vagoni

6 febbraio 2021 | 11:43
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Giornali, giornalismo e salvatori della Patria: l’Italia locomotiva senza vagoni

Da Vito Crimi al Corriere della Sera, da Mario Draghi ai guru dell’informazione

È vero, certo giornalismo e certi giornali suscitano forme di disgusto nell’opinione pubblica più qualificata. Non tutti, però. Da un lato, lanciare generiche accuse contro la stampa e i suoi operatori non fa giustizia dei tanti giornali, specie quelli piccoli (non minori), che ogni giorno sui territori svolgono un lavoro importante di informazione, seppure tra mille difficoltà. Dall’altro lato, generalizzando, si lascia intendere che i giornali e il giornalismo siano rappresentati da taluni articolisti o testate, come se gli altri non esistessero o non fossero giornali e giornalisti. C’è anche da dire che quando si prova disgusto per i contenuti di un articolo spesso si tratta di valutazioni, emozioni e sentimenti personali. Il giornalista si assume le sue responsabilità e, insieme, il lettore si assume le sue nella misura in cui ha o non ha gli strumenti cognitivi per un approccio critico alla lettura. Dunque, chi ha scritto che “Crimi-orsacchiotto deve scegliere bene la cravatta”, e altre amenità del genere, è libero di farlo e i lettori sono liberi di criticarlo o di approvarlo. L’indignazione, in questo e in tanti altri casi, lascia il tempo che trova.

Dunque, “maledetti i giornaloni”. Ma è sullo schermo televisivo, e non solo sul web, che si deposita la forza dei poteri di influenza. In televisione transitano le peggiori analisi dei peggiori giornalisti della carta stampata. Loro e i loro giornali esistono nella misura in cui appaiono nei talk. Con quelle 10 o 20mila copie vendute, al contrario, sarebbero nessuno. È in televisione che i giornalisti dei giornaloni vengono trattati come guru dell’informazione e depositari assoluti della verità. È in televisione che si creano i personaggi replicati sul web e viceversa, è lì che si danno patenti di autorevolezza e di credibilità. E’ lì che si creano milioni di discepoli che indossano felicemente i finimenti del mulo.

Quanti di quelli che criticano continuamente il Corriere o il Sole24 ore o la Repubblica, comprano, leggono e sostengono, anche economicamente, anche con un solo euro, i giornali alternativi? Quanti di coloro che borbottano contro la televisione spazzatura o contro i talk di un tipo o dell’altro, spengono il televisore e aprono un libro?

Accedere alle informazioni è facilissimo, anzi non bisogna nemmeno più scomodarsi, è l’informazione a cercarti, e ti trova, ovunque tu sia.

Il problema, antico, è la capacità critica delle persone nell’uso delle notizie e delle opinioni altrui. Si tratti di scienziati, di politici, di giornalisti, di economisti, di filosofi, o di gente incontrata al bar. Il giorno in cui la grande maggioranza dei cittadini avrà questa capacità, saremo in una società a democrazia compiuta e sicuramente più civile. Prima di allora, continueremo a subire le strategie mediatiche che hanno fatto diventare Mario Draghi un salvatore della patria, come se quelli prima di lui avessero in seno lo scopo di distruggerla. Prima di allora saremo costretti a subire il dominio di chi non vuole la democrazia e ha i mezzi potenti per orientare, e ingannare, l’opinione pubblica. L’ondata mediatica di queste settimane ci spinge verso una tranquilla e rassicurante restaurazione: ” La ricreazione è finita, tutti in castigo: i plutocrati prendano possesso delle aule ancora libere. E i macchinisti vadano avanti anche senza i vagoni.”