Banca Popolare di Bari: l’Arbitro per le Controversie Finanziarie riconosce il risarcimento ai risparmiatori
Riscontrata una violazione degli obblighi di informazione sulla pericolosità e i rischi degli investimenti da parte dell’istituto di credito
L’Arbitro per le Controversie finanziarie ha condannato la Banca Popolare di Bari a risarcire, complessivamente, la somma di 231.610,31 euro agli associati della Federconsumatori Potenza. L’associazione, tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, ha ricevuto dall’Acf delle pronunce favorevoli per i risparmiatori circa la vendita di azioni emesse dalla Banca Popolare di Bari. Accogliendo i ricorsi, presentati dall’avvocato Graziella Romaniello della Federconsumatori Potenza, l’Arbitro ha stabilito che i risparmiatori dovranno essere risarciti per l’intera cifra investita in azioni della Banca Popolare di Bari, oltre agli interessi legali dalla data della decisione al soddisfo.
I pronunciamenti dell’arbitro -spiega in una nota la Federconsumatori di Potenza-si inseriscono in un filone molto ampio che riguarda la Banca Popolare di Bari: centinaia di risparmiatori, privi di qualsiasi nozione finanziaria, sono stati indotti a investire migliaia di euro in prodotti illiquidi, senza essere informati in modo adeguato sui rischi di quell’operazione. Le azioni illiquide, infatti, non possono essere rivendute sul mercato non regolamentato ma solo a un investitore informato, consapevole ed esperto. Con la banca sull’orlo della bancarotta, le azioni hanno perso qualsiasi valore e sono diventate, di fatto, invendibili a chiunque.
Gli importi investiti dai risparmiatori sono disparati: c’è chi ha investito 10mila euro, chi 20mila ma si arriva anche a cifre più importanti, tra i 60 e i 100mila euro. In alcuni casi i risparmiatori hanno investito intere liquidazioni, frutto di una vita trascorsa a lavorare. Tra i clienti della banca ci sono diversi pensionati, commercianti e operai. “Diversi associati riferiscono di essere andati in banca a chiedere di disinvestire il loro denaro per diverse esigenze familiari e di salute, ma dal momento che si trattava di azioni illiquide, la risposta è stata negativa”.
Nei casi sottoposti, infatti, l’ACF ha riscontrato una violazione degli obblighi di informazione, sulla pericolosità e i rischi degli investimenti che stavano per effettuare, da parte dell’Istituto di Credito.