Consorzio di Bonifica e lavori “Distretto G”: le manovre di Vito De Filippo e altri

7 gennaio 2021 | 13:47
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Consorzio di Bonifica e lavori “Distretto G”: le manovre di Vito De Filippo e altri

Il gioco delle tre carte per gestire l’appalto per l’affidamento dei lavori dello Schema idrico Basento-Bradano e sfruttare il finanziamento pubblico a favore degli amici o dei fidati. Seconda puntata

Sintesi della prima puntata

Con quali modalità e regole sono state assegnate le diverse responsabilità nella gestione delle procedure di gara (Responsabile Unico del Procedimento, Consulenze varie, commissari di gara) e come e sono state costituite le commissioni per l’aggiudicazione dell’appalto dei lavori per 85milioni di euro?

Il giorno 20 dicembre 2013 il dirigente tecnico, che è solo uno dei tre dirigenti del Consorzio di Bonifica, che – per contratto –  non è nemmeno il superiore gerarchico degli altri due colleghi, parte per Potenza perché convocato in Regione per incontrare il Responsabile del procedimento, Domenico Ragone e la dirigente regionale Carmen Santoro allora Commissario Straordinario del Consorzio di Bonifica Vulture-Alto Bradano. La riunione ha lo scopo di perfezionare gli atti per la nomina della Commissione di gara che avrebbe valutato le offerte pervenute per la realizzazione dei lavori del cosiddetto “Distretto G”.

Prima di partire, il dirigente tecnico, invia una nota protocollata al n. 3950 anticipata a mezzo fax a Ragone e a Santoro. In quella nota dichiara ed accerta, senza che alcuno l’abbia a riguardo interpellato, che ai fini della costituzione della commissione di gara per l’affidamento dei lavori del “Distretto G” si ritiene di poter rinvenire nell’ambito dell’area tecnica non oltre una unità che faccia parte della commissione medesima”

Più semplicemente c’è scritto che il Consorzio ha disposizione una professionalità interna, nella struttura tecnica, da inserire nella Commissione di gara. Ad ogni modo il Consorzio ha tre strutture organizzate: tecnica, amministrativa, agraria.

Inspiegabilmente però, lo stesso dirigente tecnico del Consorzio, arrivato a Potenza, usando la stessa data e lo stesso protocollo della sua nota inviata prima di partire, già formalmente e definitivamente acquisita al protocollo e quindi agli atti del Consorzio, la riscrive e la modifica nel testo e, soprattutto, ne stravolge il contenuto.

In pratica il dirigente tecnico del Consorzio, prima, rispettando la norma di legge (art. 84 D. Lgs. 163/2006), dichiara che “si ritiene di poter rinvenire nell’ambito dell’area tecnica non oltre una unità che faccia parte della commissione medesima” e poi, nella seconda stesura, senza tra l’altro avere alcun titolo, dichiara l’assenza di specifiche professionalità all’interno dell’intero Ente e invoca la necessità che i commissari siano reclutati dall’esterno.

Strano, perché la verità è scritta nella nota inviata prima della partenza. Il Consorzio ha almeno un dirigente (assente alla riunione potentina del 20 dicembre perché non invitato) con specifica e provata esperienza in materia di appalti in quanto direttore amministrativo e titolare del settore “gare e appalti” del Consorzio. Non solo, all’interno ci sono altre professionalità che potrebbero ricoprire il ruolo di Commissario di gara. (Qui la prima puntata intera dell’inchiesta)

Riprendiamo da quelle ore frenetiche del 20 dicembre 2013

L’iniziativa del dirigente innesca, quel giorno, una frenetica corrispondenza epistolare: il dirigente del Consorzio scrive al RUP  e chiede la nomina di una commissione esterna (protocollo Consorzio 3950 del 20 dicembre 2013), in pari data  (protocollo Regione n. 0209791/75AP del 20 dicembre 2013) il RUP riceve e immediatamente scrive al Commissario del Consorzio per comunicare la necessità di nominare una Commissione esterna e sempre in pari data (protocollo Consorzio n. 3968 del 20 dicembre 2013) il Commissario del Consorzio riceve e immediatamente scrive al Presidente della Regione comunicando che  “… si rende necessario acquisire la designazione di un componente da parte di codesto Ente.” Tutto nel giro di qualche ora di venerdì 20 dicembre.

A questo punto dobbiamo fare un passo indietro

Per comprendere appieno le opache manovre che hanno caratterizzato la nomina della Commissione di gara dell’importante opera pubblica dobbiamo risalire al 19 maggio 2009 (dieci anni fa).

Il Presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo sottoscrive con l’allora presidente del Consorzio, Nicola Barbangelo, una Convenzione – tra Regione e Consorzio – che prevedeva, in contrasto con le disposizioni dell’art. 84 del D. Lgs. 163/2006, che a nominare il presidente della Commissione di Gara fosse direttamente il Presidente della Regione e che i commissari fossero, per uno, nominato dal Consorzio e, per un altro, nominato dal Ministero Infrastrutture.

La struttura amministrativa della Regione Basilicata e il Presidente De Filippo non hanno fatto una bella figura poiché l’Autorità di Vigilanza sui Lavori Pubblici, definitivamente, con delibera n. 93 del 7.11.2012, ha precisato:  che“il Presidente della commissione deve essere necessariamente individuato all’interno della Stazione appaltante “e quindi non scelto dal Presidente della Regione come avevano previsto in “convenzione”; che“ mentre per gli altri componenti è ammesso, in alternativa, il ricorso a funzionari di altre amministrazioni aggiudicatrici o a professionisti  esterni…, ma a patto che sia stata accertata e certificata dal RUP la carenza in organico o di adeguate professionalità  presenti all’interno della stazione appaltante.”

Ma già con precedente Parere di Pre-contenzioso n. 23 del 2007 l’Autorità di Vigilanza LL.PP. cristallizzava la tesi secondo la quale “pur se tutti i componenti della commissione devono possedere specifica esperienza nel Settore, non tutti devono appartenere a profili professionali di tipo tecnico”.

La nuova convenzione, fa rientrare dalla finestra quello che era uscito dalla porta

Solo dopo la ultima determinazione dell’Autorità di Vigilanza LL.PP. (2012), e con molto ritardo, la Regione Basilicata e il presidente De Filippo si decidono a modificare la Convenzione del 2009 col Consorzio di bonifica e ne predispongono una diversa, sempre sottoscritta tra Regione e Consorzio il giorno prima delle frenesie epistolari e cioè il 19 dicembre 2013. Il nuovo testo apparentemente modifica l’art. 5 che prevedeva la nomina del presidente della Commissione in capo al Presidente della Regione, ma in realtà lascia tutto inalterato. Infatti nel testo si “infila” all’interno dell’articolo che dovrebbe ricalcare pedissequamente la norma di legge, una “sottile precisazione” da applicarsi nel caso in cui si dovesse ricorrere alla nomina di commissari selezionati dalle pubbliche amministrazioni. Una precisazione che nulla ha a che vedere con la legge della quale nei fatti riduce gli effetti:

La Regione infatti aggiunge che le nomine avvengano: “…con priorità, rispettivamente, un componente di provata esperienza, designato dalla Regione Basilicata ed un componente di provata esperienza, designato dal Ministero delle Infrastrutture “.

In pratica ciò che non è si è riusciti a far entrare dalla porta, si è riusciti a far entrare dalla finestra. La Regione Basilicata, manipolando indebitamente la norma di legge (art. 84 d.lgs. 163/2006 e successive modifiche), fa in modo che i Commissari della gara, estromessi con le disposizioni della delibera Autorità Vigilanza Lavori Pubblici n. 93/2012, ritornino nel potere di nomina della Regione stessa e del Ministero delle Infrastrutture.

L’oscuro puzzle non è completo, manca un tassello

Abbiamo scoperto, anche grazie alla consulenza di esperti del settore che ci hanno aiutato nell’arduo compito di districare la complessa matassa che avvolge questa torbida vicenda, che i Commissari, prima delle pseudo-modifiche all’art. 5 della Convenzione (dicembre 2013), erano stati  – in realtà – già  tutti nominati nel 2012  e che gli stessi, pari pari , sono diventati comunque Commissari e presidente, come era nelle originarie – poco ortodosse – intenzioni della Regione e dell’amministrazione del Consorzio di Bonifica. Infatti, si sono modificati solo i loro titoli: un Commissario, il dirigente tecnico del Consorzio, è diventato presidente; il presidente di Commissione, nominato da De Filippo, da presidente è diventato componente; così come componente è rimasto il commissario di gara nominato dal Ministero delle Infrastrutture; per quest’ultimo invero, ci sarà di che riflettere sul suo comportamento. Ne riparleremo.

E perciò, mancava solo un tassello per completare il puzzle: dichiarare che nel Consorzio non c’erano professionalità idonee. E così è andata, come abbiamo dimostrato, nei frenetici giorni del Natale 2013.

Infatti quando esamineremo l’atto finale di nomina della Commissione da parte del Commissario del Consorzio (30 dicembre 2013), che da solo merita uno specifico approfondimento, saranno più chiari il sommerso e le volontarie irregolarità che hanno ruotato intorno alla nomina della Commissione di gara per l’aggiudicazione dei lavori del “Distretto G” che, ricordiamo, valgono 85 milioni di euro.

Non mettiamo in discussione, la professionalità e l’onestà del componente designato dal presidente della Giunta regionale, ma certo qualcosa di anomalo, e di costoso, c’è, se non altro sotto il profilo procedurale e della trasparenza nel passaggio dalle disposizioni della prima convenzione Regione/Consorzio del 2009 e quelle della seconda del 2013. Quest’ultima, da quanto sta emergendo, solo apparentemente adeguata alle prescrizioni di legge e alle indicazioni dell’Autorità, ma nella sostanza ha riproposto lo stesso schema di quella, censurata, del 2009, soprattutto riguardo alla mai giustificata, ma costosa, estromissione di dirigenti e funzionari, interni del Consorzio, dalla Commissione di gara.

Oltretutto, dalla documentazione di cui disponiamo, altrettanto anomale ci sono apparse le modalità di confezionamento del bando di gara approvato e proposto dal RUP, Domenico Ragone, e  dall’amministrazione consortile. Di questo parleremo in seguito per non confondere oltremisura i nostri lettori considerata la complessità e la vastità della vicenda.

Ritorniamo alla cronologia dei fatti: 70mila euro buttati per cosa?

Passa il 20 dicembre, venerdì, e arriviamo al successivo lunedì 23 dicembre 2013. Con nota Consorzio n. 3969,  accade che  il dirigente amministrativo del Consorzio stesso,  prevaricato dalla collega tecnico, si fa vivo ed invia al Responsabile del Procedimento,  Domenico Ragone, la “attestazione”, quale dirigente preposto al Settore “contratti ed appalti”, con la quale, dopo avere richiamato la sua ventennale esperienza  nella predisposizione e nella esecuzione delle procedure di gare d’appalto ad evidenza pubblica , si esprime sulla presenza  di professionalità interne al Consorzio di Bonifica Vulture Alto Bradano al fine della costituzione della Commissione di gara, e così scrive : … (questa Direzione) si ritiene legittimata  e professionalmente adeguata a ricoprire l’incarico di Presidente della istituenda “Commissione di gara”  dei lavori di cui all’oggetto”, ed aggiunge che “….per evitare inutili e costosi ricorsi a professionalità esterne si riferisce che l’area amministrativa consortile registra la presenza di funzionari direttivi muniti di particolare qualificazione attinente l’oggetto della gara:…” e conclude : “Pertanto, alla luce di quanto su esposto, questa Direzione scrivente attesta la auto-sufficienza professionale della struttura consortile a comporre la Commissione giudicatrice  dei lavori di  “completamento dello schema idrico Basento-Bradano ”.

Ai fini della comprensione dell’intera vicenda, pubblichiamo l’integrale documento citato, ovvero l’attestato del direttore amministrativo del Consorzio trasmesso al R.U.P. il 23 dicembre 2013 (Documento 1).

Passa Natale e pure Santo Stefano e il R.U.P. (Domenico Ragone, dirigente regionale) il 27 dicembre con nota regionale n. 0211427/75AF, risponde ignorando la disponibilità professionale manifestata dal Responsabile del settore “contratti ed appalti” del Consorzio. Con laconico tecnicismo bypassa le ragioni del dirigente amministrativo del Consorzio. Anzi, conferma e ripropone,  sia al Commissario del Consorzio sia al presidente della Regione, la sua precedente del 20 dicembre contenente la richiesta di nomina di Commissario esterno per la commissione di gara, a prescindere dalle disponibilità attestate e presenti in Consorzio.

Anche in questo caso, soprattutto per i costi pubblici che tale scelta del R.U.P. determinerà, riteniamo opportuno pubblicare l’integrale -telegrafica – comunicazione inviata dal Responsabile del Procedimento alla Presidenza della Regione Basilicata (Documento 2).

Quella fretta sospetta

Il dirigente Generale della Presidenza della Giunta, lo stesso  giorno, con sospetta celerità atteso che non erano prescritti particolari termini di scadenza della procedura, nel mentre era in corso l’avvicendamento alla guida della regione Basilicata tra De Filippo e Pittella, con nota, appunto,  27 dicembre 2013, protocollo Regionale n. 211556/7102 designa quale componente della Commissione di gara lo stesso dirigente regionale che era stato indicato l’anno prima, 9 novembre 2012, come Presidente della commissione stessa (Documento 3)

Le due comunicazioni arrivano al Consorzio contemporaneamente il 30 dicembre 2013: protocollo 4004 e protocollo 4005.

A questo punto tante sono le domande che ci poniamo, ma una ci sembra più importante delle altre.

Perché il Responsabile del Procedimento, senza alcuna giustificazione tecnica, amministrativa o solo pratica, ignora completamente la attestazione e l’auto-sufficienza formalmente manifestata dal direttore amministrativo del Consorzio, peraltro inviata anche al Presidente della Giunta regionale ed al Commissario del Consorzio, che, come si legge nel documento n. 1, era stata supportata da motivazioni non certo superficiali o fumose?

La questione non è di poco conto. Se i commissari di gara fossero stati interni del Consorzio, a parte tutto il resto, il costo complessivo dell’attività di aggiudicazione sarebbe stato zero. Invece, con l’affidamento ad esterni il costo previsto è stato di oltre 70mila euro, piatto ricco che, peraltro, poi accerteremo, lieviterà oltremodo.

La prossima puntata

Chiudiamo questa seconda parte limitandoci ad affermare che i fatti già narrati, diventeranno ancora più gravi quando scoperchieremo e documenteremo quanto è avvenuto negli stessi giorni del dicembre 2013, nel precedente 2011 e nel successivo anno 2014.  Tutte manovre finalizzate a “orientare” una gara d’appalto per l’aggiudicazione di un lavoro di circa 85milioni di euro che ha forse inebriato oltremisura strutture, uomini e politica.

A presto.

L’inchiesta è coordinata da Michele Finizio

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