Basilicata. Pandemia, soldi e potere: lucani esclusi dal futuro

4 gennaio 2021 | 14:26
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Basilicata. Pandemia, soldi e potere: lucani esclusi dal futuro

Il rischio che una montagna di denaro ci seppellisca è dietro l’angolo

Chi governa la Regione in questo momento ha l’ambizione di costruire un sistema di potere a propria somiglianza, come ha fatto il centro sinistra negli ultimi tre decenni. Non si tratta di rovesciare le regole e modificare i meccanismi, che restano intatti, ma di cambiare la struttura di comando e i suoi riferimenti politici. Bardi e i suoi fedelissimi è quello che stanno facendo.

Unico scopo gestire le risorse e mantenere il dominio, decidere sui flussi di denaro pubblico, spartirsi la torta degli affari, accumulare ricchezza e dunque potere politico ed economico. Il resto è etichetta, è finzione.

È quello che sta accadendo. Una montagna di soldi è in arrivo in Basilicata, dai finanziamenti europei del Programma 2021-2027 alle risorse del Recovery Fund. Il rischio che quella “caduta massi” di denaro ci seppellisca è dietro l’angolo.

Lo scenario delle ultime settimane

In queste ultime settimane sul palcoscenico della politica si sono affacciati chiari segnali di mutamento nei rapporti di forza dentro e fuori la maggioranza di centro destra. Bardi e i suoi hanno serrato le fila dei vertici di comando a prescindere dalle dinamiche e dalle regole democratiche. Da ultimo il tentativo di accrescere il potere gestionale della presidenza. Con una forzatura sui regolamenti, al momento respinta, la maggioranza ha provato a trasferire due uffici delicati che richiedono autonomia e terzietà rispetto al potere politico, alle dipendenze dirette della presidenza della Giunta: la Stazione unica appaltante e l’ufficio legale.

Non è un caso. Il controllo diretto sugli appalti, sulla legittimità delle deliberazioni, sui protocolli anticorruzione, sono un tassello importante nella serratura del potere che aspira a un comando senza tanti “intoppi politici e burocratici”. La levata di scudi dell’opposizione al momento ha allontanato il rischio.

L’opposizione in crisi di astinenza

Tuttavia, l’opposizione non sembra avere a cuore le sorti della Basilicata. Al contrario, la sensazione è che l’ambizione sia di partecipare alla spartizione del “bottino” nella misura massima consentita dalle circostanze. Assisteremo a patteggiamenti più o meno soddisfacenti da ambo le parti, non prima di feroci battaglie tattiche e docili atteggiamenti di condivisione.

Il primo “cedimento” alle richieste dell’opposizione di centro sinistra è la Commissione consigliare sul Recovery Fund. In sostanza si attribuisce alla terza commissione permanente una competenza speciale sul quel fondo. Una funzione di ascolto e di confronto, sull’uso delle risorse, con le forze politiche e con i mondi economici e sociali della regione. Tuttavia, a decidere saranno altri poteri.

Il nuovo ceto di privilegiati

L’attuale maggioranza ha la necessità di creare un nuovo ceto di privilegiati che facciano da base sociale all’attuale tentativo di ricostruzione di un potere che sostituisca, nei limiti del possibile, quello creato dal centro sinistra. L’opposizione di centro sinistra, al contrario, ha la necessità di salvaguardare il vecchio ceto di privilegiati cresciuto sotto l’ombrello dei vari Boccia, Bubbico, De Filippo e Pittella. Migliaia di persone a diversi livelli che hanno trovato in quello spazio politico un’occasione di carriera sociale ed economica, sia direttamente sia attraverso alleanze funzionali agli interessi reciproci. Hanno occupato e lottizzato spazi fondamentali della vita civile, dai giornali agli ospedali, dalle partecipate, agli enti sub regionali, dai centri decisionali regionali a quelli periferici. Ecco, queste persone sono in ansia, mentre scalpitano altri puledri pronti a prendere il loro posto, già stanchi di aspettare, mentre altri, ancora pochi, hanno già assunto il controllo di alcune strategiche postazioni.

Il macro sistema degli appetiti e la debolezza dell’opinione pubblica

E poi ci sono loro, i grandi gruppi industriali, le consorterie di interessi economici, il sistema delle imprese zavorra cresciute e pascolate nei prati del denaro pubblico. E ancora, le “confraternite” delle libere professioni e delle organizzazioni di categoria, gli editori affaristi e la stampa “giullare”.

Ma i poteri spesso patteggiano tra loro. I padroni di un tempo dovranno accontentarsi di una parte del bottino, i nuovi otterranno spazi di manovra più agevoli per appropriarsi dell’intera fortezza.

Intanto, la Basilicata va in malora, i responsabili del suo governo mostrano un grande abilità nella costruzione e gestione del potere e una pericolosa incapacità di amministrare la cosa pubblica in funzione dell’interesse generale e delle strade dello sviluppo. Incompetenti ruolo che dovrebbero esercitare in “nome del popolo” e abili manovratori degli ingranaggi del potere fine a se stesso.

Nel frattempo, non si vede una sfera pubblica capace di esercitare una funzione di controllo, o almeno di vigilanza, sul potere politico.

In tutto questo, a parte le chiacchiere e gli slogan, non si capisce chi fa gli interessi della Basilicata e dei lucani.