Basilicata. Le mucche, il latte e la beffa: storia di ordinaria lucanata nell’uso delle risorse pubbliche
Allevatori gabbati in un progetto che, “lucanamente”, doveva aiutarli. La Filiera Lattiero-Casearia finita nel sottoscala della politica
Grazie alle risorse stanziate dal Programma di Sviluppo Rurale 2007/2013 gli agricoltori e le imprese agricole lucane sono chiamati ad investire la propria intelligenza e capacità d’impresa in progetti di investimento che aumentino la competitività dell’impresa e migliorino i processi di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, nel rispetto degli standard e delle norme comunitarie.
Il progetto di filiera si configura come un progetto integrato, a valere anche su più fondi, per garantire la realizzazione di tutte quelle azioni sinergiche alla filiera stessa, indispensabili per lo sviluppo del settore.
Il 13 marzo 2010 alla Cooperativa Verdi Fattorie in modo unitario, il settore lattiero caseario lucano, gli riconosce il ruolo di capo fila della filiera integrata regionale per la Basilicata nel settore della zootecnia da latte, con il progetto “Insieme per allevare, trasformare, commercializzare, e crescere in qualità con Verdi Fattorie”.
Alla Filiera aderiscono decine di aziende produttrici di latte bovino e ovino, con un partenariato composto da enti pubblici, associazioni di categorie e imprenditori privati.
Il valore economico del progetto di filiera proposto si aggira sui 20 milioni di euro con una contribuzione pubblica che si aggira sui 10 milioni.
Il contesto
In quel periodo, le organizzazioni di categoria degli agricoltori vivono un particolare conflitto e non riescono a mettersi d’accordo su un progetto unitario. E dunque, anche con il loro consenso, viene assegnata la Filiera alla cooperativa Verdi Fattorie. In quel periodo a caldeggiare l’idea ci sono l’allora presidente Vito De Filippo, l’onorevole Angelo Sanza, l’assessore regionale all’agricoltura Vilma Mazzocco e l’allora Commissario europeo Paolo De Castro. Direttore generale del dipartimento Agricoltura è Carmen Santoro. Nella filiera c’è anche l’Unibas – Facoltà di agraria – per l’attività di supporto scientifico. Presidente della Verdi Fattorie, o comunque il factotum, è Antonio Cocina.
La cooperativa Verdi Fattorie aderirà a Confcooperative, organizzazione di provenienza dell’assessore Mazzocco, ma successivamente sarà esclusa.
L’assessorato all’agricoltura in quegli anni cambia pagina: basta finanziamenti a singole aziende nei diversi settori agricoli e zootecnici, ma progetti di filiera che aggreghino più aziende.
L’anticipo di 2 milioni di euro
Verdi Fattorie, per avviare l’attività di filiera, chiede un anticipo alla Regione Basilicata – assessorato agricoltura- di 2 milioni di euro. Nello stesso tempo gli allevatori ricevono l’avviso che per partecipare alla filiera e ottenerne i benefici devono conferire le produzioni di latte alla cooperativa capofila: Verdi Fattorie di Antonio Cocina.
Gli allevatori cominciano a conferire il prodotto e (almeno credono) Verdi Fattorie lo rivende a terzi acquirenti. Nel corso dei mesi molti produttori non ricevono dalla cooperativa capofila i dovuti pagamenti per il latte conferito, perché? Semplice la risposta di Cocina: Verdi Fattorie ha già fatto molte anticipazioni e se la Regione non sborsa i 2 milioni di euro non può pagare. Qualcuno comincia a non vederci chiaro e decide di mettere in guardia l’assessorato regionale recandosi a parlare con Carmen Santoro. La dirigente, ascoltate le criticità e i dubbi sollevati dai suoi interlocutori avrebbe risposto: che volete che siano 2milioni di euro!
Finalmente l’incasso: ma agli allevatori niente soldi solo mangime
Finalmente la Cooperativa Verdi Fattorie incassa l’anticipo di 2milioni di euro dalla Regione. A questo punto dovrebbe pagare gli allevatori, ma niente. Siccome le mucche mangiano propone ai produttori la fornitura di mangime. E dunque Cocina si reca in un mangimificio umbro, presenta le credenziali di un finanziamento di 10milioni di euro per la filiera di cui è capofila e ottiene, a credito, dall’azienda fornitrice. Pare che quell’azienda sia anche fallita per causa del fatto che la Verdi Fattorie non avrebbe mai pagato la fornitura.
Verdi Fattorie continua a non pagare e alcuni allevatori avviano azioni legali ottenendo anche successo. Tuttavia, la cooperativa capofila, si oppone ai decreti ingiuntivi che, a quanto pare non sarebbero mai stati onorati. Gli allevatori cercano di bloccare i crediti che Verdi Fattorie vanterebbe nei confronti degli acquirenti del latte. E qui il colpo di scena.
“Mai acquistato latte dalla cooperativa Verdi Fattorie”
Gli acquirenti del latte che gli allevatori avevano fornito alla cooperativa capofila, dichiarano di non aver mai comprato il prodotto da Verdi Fattorie, ma di averlo comprato dalla cooperativa Latte Verdi fattorie, con sede in Baragiano, stesso indirizzo dell’altra cooperativa “gemella”. Dunque la cooperativa a cui gli allevatori avevano fornito il latte – Verdi Fattorie – ha fatturato alla cooperativa gemella che risulta averlo venduto? Macché.
La prima denuncia alla Guardia di Finanza e la seconda in Procura
Per quanto ci risulta alcuni allevatori si rivolgono alla Guardia di Finanza nella speranza che venga avviata un’indagine sulla faccenda. Viene redatto verbale. Dopo un paio di anni, uno dei produttori, non avendo alcun riscontro a quell’esposto, chiama in causa de visu il Tribunale di Potenza, parlando direttamente con l’allora procuratore Gay. Il magistrato, fatta una ricognizione negli uffici, è costretto ad ammettere che quella denuncia alla Guardia di Finanza, “non è mai arrivata in Tribunale”. Gay invita l’allevatore a “ripresentare denuncia direttamente in Procura, nelle sue mani, e che se ne sarebbe occupato direttamente”. L’allevatore, tramite un importante penalista, immediatamente scrive nuova denuncia e la presenta in Procura.
Dopo altri due anni una nuova sorpresa
Il Procuratore Gay, dopo due anni, interpellato dall’allevatore avrebbe risposto di non ricordarsi a quale sostituto avesse affidato la pratica. Nei giorni successivi l’avvocato dell’allevatore rintraccia il fascicolo negli uffici del Tribunale e scopre che nel frattempo la faccenda era stata archiviata con la seguente motivazione: trattasi di materia civilistica e non penale”. È così?
Alcune domande
La Regione Basilicata come avrebbe rendicontato quei 2 milioni di euro, li ha restituiti o dovrà restituirli all’Unione Europea? Ha adottato azioni nei confronti della cooperativa Verdi Fattorie per il recupero di quella somma? Un funzionario del dipartimento agricoltura, amico frequentatore, all’epoca, di Antonio Cocina, sarebbe stato promosso capo ufficio, per quali meriti?
Certo che oltre ai 2 milioni di euro “sottratti” alla Regione (“ma che vuoi che siano!”), anche il mangimificio umbro sarebbe stato gabbato per almeno 1 milione di euro.
Tuttavia, come spesso accade dalle nostre parti, gli allevatori hanno perso soldi, mentre i vari progettisti sono stati pagati, così come è stato pagato il pranzo offerto ai produttori alla presentazione in pompa magna del progetto. E anche l’Unibas sarebbe stata pagata per la presentazione di studi e ricerche su “come fare la mozzarella con il latte d’asina”.
Ultima domanda alla Regione Basilicata, o meglio ai dirigenti dell’epoca: è possibile sapere quali risultati abbia prodotto quel fantastico progetto di Filiera?
A noi giornalisti un dubbio: possibile che Antonio Cocina abbia fatto tutto da solo?