Schema idrico Basento-Bradano: quelle strane manovre per nominare la Commissione di gara in quota agli amici
Il Consorzio di Bonifica Vulture-Alto Bradano, gli 85 milioni del “Distretto G” e le carte magiche. Perché sono stati manomessi i documenti?
Come e perché il dirigente tecnico sarebbe stato costretto a modificare una dichiarazione per favorire l’ingresso di un esterno nella Commissione di Gara per l’aggiudicazione dell’appalto da 85 milioni per il “Distretto G?” È la prima domanda che ci siamo posti nell’inseguire un percorso, lungo anni, di anomalie, irregolarità e misteri che affronteremo in questa nostra inchiesta a puntate. Emerge il solito intreccio tra burocrazia, politica e potere.
Apriamo oggi un nuovo – lungo – capitolo sui consorzi di bonifica e, seguendo le tracce di alcune operazioni di bandiera, scopriremo i lati oscuri di vicende apparentemente normali. Partiamo da quello che è successo a Natale 2013, con una premessa.
Premessa
La Regione Basilicata è destinataria, nel lontano 2006, di un consistente finanziamento, il cui importo complessivo risulta pari a circa 85milioni di euro. La stessa Regione poi, mediante specifica convenzione del 19 maggio 2009 e successive integrazioni, affida al Consorzio di bonifica Vulture Alto Bradano l’espletamento delle funzioni e delle attività di “stazione appaltante” per l’attuazione dell’intervento di “Completamento dello schema idrico Basento-Bradano – Distretto G “.
Dopo molti anni quei lavori non sono ancora stati realizzati, se non in piccola misura. Tuttavia, chi ci doveva guadagnare – e scopriremo chi sono, magari i soliti noti- ci ha guadagnato.
Cercheremo di raccontare come le diverse amministrazioni succedutesi alla guida dei Consorzi di Bonifica, in particolare di quello del Vulture Alto Bradano, abbiano esercitato il potere solo al fine di procurare vantaggi a quei pochi eletti che, a vario titolo, hanno gravitato nell’orbita di questi enti.
La normativa violata
Con quali modalità e regole sono state assegnate le diverse responsabilità nella gestione delle procedure di gara (Responsabile Unico del Procedimento, Consulenze varie, commissari di gara) e come come sono state costituite le commissioni per l’aggiudicazione dell’appalto dei lavori per 85milioni di euro?
Secondo l’art. 84 del d.lgs. 163/06 (Codice dei contratti pubblici) e l’art. 120 c. 3, D.P.R. 207/2010 (Regolamento di attuazione) oltre che secondo diverse circolari dell’Anac e il Disciplinare che regola i rapporti tra il Consorzio di Bonifica Vulture Alto Bradano e la regione Basilicata del 19 dicembre 2013, “… i commissari di gara diversi dal Presidente sono selezionati tra i funzionari della stazione appaltante e, in caso di accertata carenza in organico di adeguate professionalità, … si potrà procedere alla designazione per il tramite della regione Basilicata e del Ministero delle Infrastrutture”; e ancora: “L’eventuale carenza in organico deve essere attestata dal Responsabile del Procedimento sulla base degli atti forniti dal dirigente dell’amministrazione aggiudicatrice”.
Il documento magico che svela il “trucco”
Ebbene, il giorno 20 dicembre 2013 il dirigente tecnico, che è solo uno dei tre dirigenti del Consorzio di Bonifica, che – per contratto – non è nemmeno il superiore gerarchico degli altri due colleghi, parte per Potenza perché convocato in Regione per incontrare il Responsabile del procedimento, Domenico Ragone e la dirigente regionale Carmen Santoro allora Commissario Straordinario del Consorzio di Bonifica Vulture-Alto Bradano. La riunione ha lo scopo di perfezionare gli atti per la nomina della Commissione di gara che avrebbe valutato le offerte pervenute per la realizzazione dei lavori del cd. “Distretto G”.
Prima di partire, il dirigente tecnico, invia una nota protocollata al n. 3950 anticipata a mezzo fax a Ragone e a Santoro. In quella nota dichiara ed accerta, senza che alcuno l’abbia a riguardo interpellato, che ai fini della costituzione della commissione di gara per l’affidamento dei lavori del “Distretto G” si ritiene di poter rinvenire nell’ambito dell’area tecnica non oltre una unità che faccia parte della commissione medesima” cfr. documento n 1
Più semplicemente c’è scritto che il Consorzio ha disposizione una professionalità interna da inserire nella Commissione di gara.
Inspiegabilmente però, lo stesso dirigente tecnico del Consorzio, arrivato a Potenza, usando la stessa data e lo stesso protocollo della sua nota inviata prima di partire, già formalmente e definitivamente acquisita al protocollo e quindi agli atti del Consorzio, la riscrive e la modifica nel testo e, soprattutto, ne stravolge il contenuto.
Infatti, nella nuova versione si dichiara il contrario: “… si evidenzia che per la nomina dei due componenti diversi dal Presidente di cui alla lettera b) del citato art. 5 (Convenzione Regione /Consorzio) sarà necessario attingere a professionalità esterne a questo consorzio, avendo accertato la carenza in organico di adeguate professionalità /esperti nello specifico settore cui si riferisce l’oggetto dell’appalto di che trattasi. Infatti, oltre alla sottoscritta, che presumibilmente sarà nominata presidente della Commissione, in organico vi è solo l’ingegnere … che, essendo stato già nominato direttore dei lavori, non potrà essere nominato componente della Commissione aggiudicatrice. Alla luce delle considerazioni suesposte si chiede alla SV. di attestare l’accertata carenza in organico di adeguate professionalità ai sensi dell’art. 120, comma 3, del Regolamento di esecuzione ed attuazione del D. Lgs. 163/2006”cfr. documento n 2
In pratica il dirigente tecnico del Consorzio, prima, rispettando la norma di legge (art. 84 D. Lgs. 163/2006), dichiara che “si ritiene di poter rinvenire nell’ambito dell’area tecnica non oltre una unità che faccia parte della commissione medesima” e poi, nella seconda stesura, senza tra l’altro avere alcun titolo, dichiara l’assenza di specifiche professionalità all’interno dell’intero Ente e invoca la necessità che i commissari siano reclutati dall’esterno.
Strano, perché la verità è scritta nella nota inviata prima della partenza. Il Consorzio ha almeno un dirigente (assente alla riunione potentina del 20 dicembre perché non invitato) con specifica e provata esperienza in materia di appalti in quanto direttore amministrativo e titolare del settore “gare e appalti” del Consorzio.
Nella seconda versione il dirigente tecnico quasi si autoproclama presidente della Commissione di gara e dichiara sostanzialmente il contrario, “manipolando” la nota originaria che nei fatti sarebbe scomparsa dagli atti in quanto il contenuto modificato con la versione successiva, viene incardinato nello stesso numero di protocollo, con la stessa data e con la stessa firma. Purtroppo, o per fortuna, dipende dai punti di vista, noi siamo riusciti a rintracciare il documento originario che prova la forzatura probabilmente voluta al fine di nominare un commissario esterno. Questa volontà è tuttavia dimostrata dai documenti in nostro possesso che attestano la disponibilità di altri dirigenti, professionalmente titolati, del Consorzio, formalmente manifestata, a ricoprire l’incarico di Componente la Commissione.
Appare evidente l’obiettivo di nominare una Commissione di gara composta da figure esterne al Consorzio, verso le quali peraltro l’Ente doveva riconoscere, come ha riconosciuto, delle laute indennità. E infatti così è andata.
Ma la storia dei frenetici giorni del Natale 2013 non finisce qui, v’è altro, e altro ancora, sia con riguardo agli ulteriori accadimenti dello stesso 20 dicembre 2013, sia riguardo al prima e al dopo di quella data. Sarà evidente il pilotaggio “politico” della composizione della Commissione di gara per l’affidamento dei lavori del cd. “Distretto G” che getterà un’ombra sulla regolarità complessiva dell’intero procedimento di aggiudicazione.
Dalla documentazione in nostro possesso emerge una concertata volontà di alcuni funzionari e dell’amministratore pro-tempore del Consorzio di Bonifica di allora, con la presidenza della Regione Basilicata, di nominare una Commissione di gara diversa e non conforme alle prescrizioni normative con aggravio di costi che hanno pesato sulle finanze pubbliche, e non solo.
In questa prima puntata condividiamo con i lettori alcune domande: Perché quel documento è stato sostanzialmente “manomesso” in quella riunione del 20 dicembre? Perché il dirigente tecnico del Consorzio ha modificato la sua dichiarazione e perché, senza averne titolo, ha dichiarato non esservi professionalità all’interno dell’intero Consorzio benché sapesse, per esempio, che nell’ente consortile c’era, da circa vent’anni, un dirigente responsabile delle gare d’appalto e dei contratti pubblici?
La prossima puntata
Le nostre piste, attraverso alcune ipotesi, ci portano in un viaggio lungo, fino ai giorni nostri, all’interno dei Consorzi di Bonifica e di un’Amministrazione pubblica in cui la trasparenza è un optional e dove spesso è in funzione una macchina dispensatrice di benefici, soldi e carriere agli amici e agli amici degli amici dei potenti di turno. Vi racconteremo la filiera della compravendita delle risorse pubbliche di “mercanti” convinti di farla sempre franca.
A presto.