Petrolio, il “mistero” dei veleni al Cova di Viggiano. Arpab: concluse le analisi manderemo le carte in Procura
Il direttore generale dell’Agenzia: Eni nega utilizzo di triclorometano, ma sarebbe altrettanto grave pensare che qualcuno abbia potuto scavalcare la recinzione e sversare il veleno all’interno del Cova
Sulla presenza di triclorometano, riscontrata all’interno del Centro Olio di Viggiano, comunicata da Eni all’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente della Basilicata proseguono gli scavi per comprendere se ci sia stata una compromissione della falda.
Le prime analisi effettuate su un campione di terreno prelevato dai tecnici Arpab lo scorso 31 ottobre, all’interno dell’area Cova, a seguito di una perdita (spill) di acque di processo in prossimità del punto interno della condotta di reiniezione pozzo “Costa Molina 2” che ha interessato la linea che collega le pompe temporanee, non avevano fatto emergere metalli pesanti, idrocarburi leggeri e pesanti, composti organo-alogenati e idrocarburi policiclici aromatici. I valori- aveva spiegato l’Agenzia nei giorni scorsi- rientrano nei limiti previsti dalla normativa vigente.
Tuttavia proprio Eni, successivamente, ha comunicato all’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente la presenza di clorurato cancerogeno (il triclorometano) risultato in quantità 100 volte superiore al limite normativo. La multinazionale del petrolio, ha però escluso ogni correlazione alla perdita del 31 ottobre, e dunque ogni responsabilità, spiegando che il “composto triclorometano non è in alcun modo presente nel processo produttivo del Centro Olio di Viggiano e che non è stato riscontrato nei campionamenti effettuati sulle acque destinate alla reiniezione”.
Resta dunque da chiarire come quella sostanza cancerogena sia arrivata lì. Abbiamo chiesto al direttore generale dell’Arpab, Antonio Tisci, anche alla luce delle dichiarazioni di Eni, cosa potrebbe essere accaduto.
Il dato del triclorometano- ha spiegato Tisci- che tra l’altro ci ha comunicato Eni, riguarda l’area interna al Cova; loro dicono, e noi ci fidiamo, che questo prodotto non viene utilizzato nel processo di lavorazione. Fatto sta che però è presente.
C’è stato questo evento di spill (perdita), noi siamo andati in pronta reperibilità e abbiamo fatto lo scavo a 60 centimetri, ora stiamo continuando a scavare e siamo arrivati a due metri e mezzo per campionare il terreno e verificare se ci sia stata una fuga di qualcosa che non sia soltanto acqua dalla condotta principale. Potrebbe essere solo acqua, perché è destinata alla reiniezione ed è già pulita. Nel frattempo loro ci hanno comunicato i dati sui piezometri interni da cui emerge il triclorometano e noi stiamo valutando anche i piezometri esterni per verificare se nel frattempo questa sostanza abbia superato anche i confini del Cova. A noi questa cosa interessa per due motivi: la prima per capire se questo spill ha creato danni, la seconda perché ci consente anche di valutare la qualità dell’acqua di reiniezione.
Avete dei dubbi sulla qualità dell’acqua viene re-iniettata?
È chiaro che se dovessimo trovare petrolio significa che Eni non sta reiniettando solo acqua ma altra sostanza. In teoria, se loro hanno fatto tutto in regola, noi nella profondità dello scavo dovremmo trovare solo acqua.
Ma secondo lei questo triclorometano che Eni dice di non utilizzare, alla fine come è arrivato lì?
Questo me lo devono dire loro, perché o lo utilizzano o c’è qualcuno che ha scavalcato la recinzione e lo ha buttato dentro.
Ed è plausibile questa seconda possibilità?
“Sarebbe altrettanto grave, o forse di più, perché svelerebbe una falla nei controlli. Immaginare che chiunque possa arrivare all’interno del Centro Olio con una tanica di triclorometano…capirà bene che è alquanto assurdo.
E nel frattempo che si sveli il mistero?
Arpab sta completando le analisi: appena concluse relazioneremo alla Giunta e alla Procura comunque”.
Quindi l’Agenzia non si fida di Eni?
L’Agenzia verifica il rispetto della legge. Il nostro compito si ferma alle analisi. Fatte tutte le verifiche sul terreno e sui piezometri interni ed esterni comunicheremo e informeremo la Procura e la Giunta. Il nostro compito finisce là. Sa bene che noi non assumiamo decisioni.
Che tempi prevede per terminare tutte le analisi?
Ho chiesto di fare tutto nel più breve tempo possibile e nel modo più efficiente possibile per la delicatezza della situazione e perché è innegabile che l’Arpab ha bisogno di conquistare credibilità nei confronti dell’opinione pubblica.
E perché secondo lei l’opinione pubblica non si fida di Arpab?
Al mio ingresso in Agenzia non ho aperto i cassetti vecchi, sicuramente un problema di credibilità l’agenzia nel passato lo ha avuto. Ma le assicuro che il personale tecnico e amministrativo è tutto di altissima professionalità; evidentemente il management negli anni scorsi ha avuto qualche défaillance. Quel che è evidente è che abbiamo delle emergenze ambientali serie e non possiamo più essere l’Agenzia che si occupa delle quisquilie.