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Eolico selvaggio in Basilicata: lo scempio si poteva e si può fermare facendo rispettare le norme

25 novembre 2020 | 14:34
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Eolico selvaggio in Basilicata: lo scempio si poteva e si può fermare facendo rispettare le norme
Cantiere eolico in aera archeologica

A parte la propaganda sul Piano paesaggistico che fermerebbe il proliferare degli impianti eolici, una domanda è d’obbligo: ma perché non sono state applicate le norme sia regionali sia nazionali già in vigore? La domanda la poniamo sia agli attuali amministratori sia a quelli che li hanno preceduti.

A parte la propaganda sul Piano paesaggistico che fermerebbe il proliferare degli impianti eolici, una domanda è d’obbligo: ma perché non sono state applicate le norme sia regionali sia nazionali già in vigore? La domanda la poniamo sia agli attuali amministratori sia a quelli che li hanno preceduti.

Per esempio, tanto per citarne alcune:

la delibera è la n. 2920 del 13 dicembre 2004 con la quale si approva l’atto di indirizzo per il corretto inserimento degli impianti eolici. Delibera che individua le condizioni assolutamente incompatibili con gli impianti. Al punto 3, lettera b, manco a farlo apposta ricadono i territori di Oppido, Tolve e San Chirico Nuovo, caratterizzati da centri fortificati e da ville romane – dice la stessa delibera. Guarda caso in quelle zone, ma non solo, c’è stata una vera e propria invasione di torri eoliche.

la delibera, ancora più importante, è la n. 903 del 7 luglio 2015, adottata in attuazione della L.R. 18/2014, articolo 2, che contiene una cartografia con individuazione siti non idonei in aree agricole, ecologiche, di interesse archeologico, storico, paesaggistico e in aree frane.

la legge regionale n. 54 del 13 dicembre 2015 di recepimento dei criteri per il corretto inserimento nel paesaggio e sul territorio degli impianti da fonti di energia rinnovabili ai sensi del d.m. del 10 settembre.2010.

A guardare queste norme, salta all’occhio il fatto che alcuni, se non molti, impianti eolici sono stati realizzati a ridosso o all’interno di perimetri di aree assolutamente dichiarate non idonee. È sufficiente confrontare le cartografie con la collocazione di questi impianti.

Chi ha rilasciato e rilascia autorizzazioni, chi era ed è preposto ai controlli di diversa natura, lascia sul terreno molti dubbi circa la perfetta regolarità degli impianti. La sensazione, col senno di poi, è che le relazioni progettuali fossero finalizzate a giustificare in una determinata zona la realizzazione dei parchi con notevoli forzature per raggirare i criteri di inidoneità. E questo perché in molti casi gli impianti sarebbero stati realizzati in base alla disponibilità dei terreni invece che in base alla ventosità e alle altre caratteristiche pertinenti delle aree prescelte.

Cartografie

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