Covid-19, Basilicata. Prigioniero in casa da 15 giorni: la storia assurda di Gianni Toscano

14 novembre 2020 | 11:58
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Covid-19, Basilicata. Prigioniero in casa da 15 giorni: la storia assurda di Gianni Toscano
Foto di archivio. Gianni Toscano alla festa di compleanno di una signora ospite della casa di riposo

Vittima della cattiva gestione dell’emergenza e della mancata applicazione dei protocolli: sono qui in attesa degli angeli

Gianni Toscano è il responsabile di una casa di riposo a Pescopagano (Potenza). Il 26 ottobre partecipa a una riunione insieme ad altri suoi colleghi per chiedere alla Regione tamponi e dispositivi di protezione. La riunione dura poco più di 20 minuti, tutti con mascherina e rispetto della distanza.

Il venerdì 30 ottobre viene contattato da uno dei partecipanti all’incontro che gli comunica di essere positivo al virus.

Gianni immediatamente si sottopone a tampone antigenico: positivo. Il giorno dopo si sottopone a test molecolare: positivo.

Avverte il suo medico di famiglia e il sindaco e si mette in quarantena. Primi 3-4 giorni dolori articolari e mal di testa. Poi niente più. I sintomi scompaiono, mai avuto febbre, saturazione sempre buona.

Dopo il decimo giorno Gianni chiama il suo medico che a sua volta chiede al responsabile dell’Usca di sottoporre il suo assistito a nuovo tampone, come prevede il protocollo. Gianni, capisce che ci possono essere dei problemi di tempo e organizzativi e sempre attraverso il suo medico chiede la possibilità di eseguire il test in laboratorio privato, a sue spese. Il medico dell’Usca non lo autorizza: “devi aspettare”.

L’ultima disposizione del ministero della Salute stabilisce che dopo dieci giorni di isolamento, con almeno gli ultimi tre senza sintomi, bisogna rifare il tampone.

“Oggi sono 15 giorni- racconta l’uomo-  e ancora nulla. Prigioniero in casa! Mio fratello cacciato fuori per non tenerlo con me. Mio figlio è a Calitri positivo anche lui, ma si è già negativizzato da martedì scorso. E io sono qua in attesa degli angeli”. Tutto questo accade nel paese di Pescopagano.

Gianni ha voluto raccontare questa storia per sollevare una questione che, a quanto pare, coinvolge molte persone: la scarsa applicazione dei protocolli, la confusione nell’organizzazione dei servizi sul territorio e la condizione di precarietà e di forte disagio vissuta dalle persone in isolamento.