Basilicata, ambiente. Con l’acqua non si scherza: gli strani episodi intorno alla Fontana del Barone
San Chirico Nuovo (Potenza), ex pozzo Eni. Sono in corso, dal 6 ottobre scorso, le operazioni di caratterizzazione per l’avvio, finalmente, della bonifica del terreno. Ma non tutto fila liscio e non tutto è chiaro
Torniamo a parlare del sito di bonifica ex pozzo Fontana del Barone1, a San Chirico Nuovo. Un pozzo minerario dell’Eni, risalente al 1994, improduttivo. È la stessa zona in cui l’eolico selvaggio ha fatto scempio di sorgenti d’acqua e di reperti archeologici. Sono in corso dal 6 ottobre scorso, le operazioni di caratterizzazione per l’avvio, finalmente, della bonifica del terreno. Ma non tutto fila liscio. La bonifica è eseguita da SPI spa (Eni)
Il tira e molla del 6 ottobre
Arpab, durante i sondaggi, sembra impedire al proprietario del terreno, di acquisire, come nel suo diritto, un campione dei materiali, per un possibile contraddittorio con la Società petrolifera. In questo modo favorisce Eni e penalizza il titolare del bene da sottoporre a bonifica. E questo accade nella piena violazione di legge.
Dopo le rivendicazioni e le proteste del proprietario si decide di utilizzare una sonda da 127 mm di diametro per ricavarne anche un campione ad uso del titolare del terreno. La società petrolifera, in sostanza, dopo la richiesta di avere un campione in contraddittorio ha ordinato al trivellatore di perforare ad un diametro maggiore e passare da 101 mm a 127 per avere più materiale. Arpab ha intimato La società petrolifera di ritornare al 101 mm. Dopo le pressioni dei carabinieri e della stampa finalmente abbiamo i nostri campioni
I dati sono di analisi dei campioni sono necessari per valutare il danno e per l’attività di prevenzione e monitoraggio. Il rifiuto di fornire il campione al proprietario sono una violazione dei suoi diritti.
Il terreno interessato alla bonifica è probabilmente una delle cause dell’inquinamento dell’acqua potabile che ha costretto nei mesi scorsi il sindaco di San Chirico Nuovo ad emettere un’ordinanza di divieto dell’uso da almeno tre fontane del territorio.
In questi giorni accade che…
Dopo una serie di sopralluoghi effettuati dagli Enti preposti, in primis l’Arpab e Provincia di Potenza l’ingegnere Carlo Lambardella dell’Ufficio Ambiente della Provincia nota evidenti difformità nella gestione del piano di caratterizzazione e sospetta possibili collegamenti con l’inquinamento da idrocarburi della falda. Ciò in seguito alla la trasmissione dei rapporti di prova da parte dell’Arpab il 23 settembre 2020 in cui emerge la presenza – anche se inferiori ai limiti normativi – di idrocarburi totali.
Per tale motivo, l’esponente della Polizia provinciale segnala l’opportunità di realizzare un punto di monitoraggio della falda eseguendo un sondaggio allestito a piezometro a ridosso della Fontana del Barone. I sopralluoghi della Provincia fanno emergere altre difformità e contraddizioni nelle procedure che si ripercuotono sui dati di analisi che costringono Lambardella ad adottare sanzioni per la società petrolifera e prescrizioni per l’Arpab, oltre che per Comune di S. Chirico Nuovo, al solo scopo di tutelare la salute pubblica:
I rilievi contenuti nei verbali di sopralluogo
“Dalle indagini condotte risulta che il manufatto è stato realizzato da codesto Comune. Per tale motivo, se ne richiede la messa in sicurezza di emergenza o l’occlusione, al fine di evitare che esso divenga fonte di (eventuale) contaminazione delle matrici ambientali. In ogni caso si segnala l’opportunità di realizzare un punto di monitoraggio della falda, eseguendo un sondaggio allestito a piezometro, opportunamente custodito.”
“…emerge che tutti i sondaggi previsti nel piano non sono stati realizzati, fatta eccezione del S14_bis, che è risultato non del tutto completato.”
“Inoltre, in aggiunta a quanto già illustrato da codesta dall’Autorità procedente, mendiate la nota n.01877187/23AA del 07/10/20204, si evidenzia che all’atto dell’ispezione,
“…la geoelettrica, eseguita dalla SPI, non è stata vincolata con la perforazione del pozzo, per gli appositi profili di resistività”, richiedendo “[…] una revisione dei dati e delle interpretazioni delle tomografie in funzione dei sondaggi da realizzare”. Per tale motivo, si chiede alla Società SPI le eventuali controdeduzioni, al fine della corretta analisi e valutazione sulle potenziali sorgenti di contaminazione.”
Alla data del 22 settembre 2020 nessuno dei sondaggi è stato realizzato, mentre i termini fissati per la consegna dei risultati della caratterizzazione ambientale scadevano il 15 settembre 2020.
E ancora: “È stata allestita una zona all’interno del cantiere, per il deposito delle cassette catalogatrici. Sono presenti anche piccole cisterne per lo stoccaggio di reflui. Sulle aree di deposito sono disposti dei teli impermeabili. Le uniche carote depositate sono quelle relative al sondaggio S14 bis. Durante la fase di ispezione è stato visionato lo stato delle cassette della precedente indagine. Quella superiore alle atre, protetta da telo impermeabile, è risultata priva di coperchio di protezione, con carote degradate.”
Ma che fine ha fatto l’ingegnere Lambardella?
Sarebbe stato “ripagato” con due provvedimenti disciplinari e da qualche giorno, nel momento in cui stava emanando un’altra sanzione, sarebbe stato rimosso dall’incarico. L’ingegnere Carlo Lambardella, in ogni caso, non si occupa più di bonifiche né di indagini ambientali, è stato spostato ad altra mansione.
Qui la documentazione:
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