Tumori. In Basilicata si può morire a rate: screening oncologici al palo, in esclusiva i dati shock

2 ottobre 2020 | 18:10
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Tumori. In Basilicata si può morire a rate: screening oncologici al palo, in esclusiva i dati shock

La situazione appare drammaticamente confusa, gravi ritardi nelle prestazioni. Per raggiungere gli standard del 2019 sarebbe necessario effettuare circa 60mila esami entro dicembre 2020. Intanto, i cittadini non sanno che fare e molti di loro vivono nell’angoscia

I dati forniti da fonti interne alle attività di screening oncologici magari non sono precisi, ma sono certamente indicativi di una situazione insostenibile per i cittadini. Siamo di fronte ad una realtà inspiegabile, dove risiedono le responsabilità?

I numeri che angosciano

Per quanto riguarda gli screening cervico-uterino sarebbero almeno 15.000 gli esami di primo livello mancanti per mantenere gli standard dell’anno scorso. Diecimila persone nel Materano stanno ancora aspettando la chiamata. Nella sola città di Potenza sono 5mila gli utenti in attesa.  Ad ottobre è probabile che gli ambulatori mobili di Fora S.p.A. – l’azienda privata che sta realizzando gli screening per conto della Regione – a Matera riprendano l’attività, ma è non è certo che le strutture pubbliche saranno in grado di fare la loro parte eseguendo tutti gli esami necessari, anche perché impegnate sugli esami di secondo livello. Inoltre sembrerebbe che negli ultimi 12 mesi tutte le strutture del servizio sanitario pubblico regionale siano riuscite ad eseguire appena 6mila screening. Insomma, c’è molto affanno.

Mammografie e colon retto

Per quanto riguarda le mammografie mancherebbero all’appello almeno 23mila esami da eseguire entro dicembre per mantenere gli standard, 35mila donne, del 2019.

E veniamo al colon retto. Mancherebbero almeno 20mila esami per mantenere gli standard dell’anno scorso. Ma in questo caso c’è anche da chiarire che le sedute del colon retto venivano pianificate insieme alle sedute del cervico uterino per ottimizzare gli spostamenti. Dunque, non essendo ancora ripartita l’attività per il cervico-uterino anche quella degli esami del colon ne ha risentito.  Sembrerebbe che ad oggi, le strutture del servizio sanitario regionale non abbiano ancora eseguito tutti gli esami di secondo livello (colonscopia) per gli utenti screening risultati positivi prima del lockdown.

Perché siamo a questo punto?

Dunque, la situazione che abbiamo descritto a grandi linee, su dati di fonti interne al servizio di screening, sarebbe stata causata in gran parte dall’emergenza Coronavirus che ha bloccato per mesi l’attività. Tuttavia, occorrerebbe uno sforzo finanziario da parte della Regione e uno più organizzativo da parte dell’Asp. Il Protocollo Covid prevede, tra l’altro, una riorganizzazione degli spazi e una revisione delle procedure – sanificazione, distanziamento, equipaggiamento del personale, eventuale pre-triage – e questo provoca un aumento dei costi e la necessità di maggiori spazi. Ai cittadini non interessa chi deve fare che cosa, vogliono soltanto che la loro salute venga tutelata e che la Costituzione venga rispettata.

A quanto emerge da fonti sanitarie la Asp sarebbe disponibile a concedere nuovi spazi alla Fora spa per l’attività di screening, ma la Regione Basilicata – ci dicono i sindacati Cgil e Uil – al momento non sembra disposta ad aprire il portafoglio. Un recupero dei ritardi, sempre per bocca dei sindacati Cgil e Uil che stanno provando a mettere intorno a un tavolo tutti gli attori, è possibile soltanto a condizione che la Regione copra i costi Covid dell’attività di screening e che gli spazi disponibili per gli esami vengano ampliati con l’utilizzo di altre strutture. Ma è solo questo il problema?

Appalto scaduto e procedure di gara ferme

Intanto, l’appalto con la Fora spa, azienda affidataria dei servizi di screening oncologico da parte della Regione Basilicata,  è abbondantemente scaduto a luglio 2019. Nell’attesa dell’espletamento della nuova gara, si è fatto ricorso a diverse proroghe del contratto originario. La Regione, tramite la Suab ha indetto nuova gara il 22 giugno del 2019 con scadenza il 18 ottobre 2019, ma al momento di aggiudicazione non se ne parla. Tra continue richieste di chiarimenti e rinvii, siamo al mese di ottobre 2020 ed è tutto fermo. In questo limbo contrattuale è possibile che alcune richieste della Fora S.p.A. non siano tecnicamente risolvibili. E se la Regione, come dicono i sindacati, non risponde alle richieste di incremento delle risorse economiche sollecitate dall’azienda privata affidataria, una ragione ci sarà. Abbiamo chiesto alla FORA S.p.A. di quantificare le risorse aggiuntive che secondo loro sarebbero necessarie: hanno fornito una risposta generica. Abbiamo chiamato il direttore generale del Dipartimento Sanità della Regione per chiedere come, secondo lui, stanno davvero le cose: non è mai raggiungibile.

Le solite ombre sul malloppo?

Non vorremmo che trame di interessi in competizione, nella politica, tra aziende private, funzionari pubblici, dirigenti medici, siano la causa di una situazione che, oltre il Covid, richiede ulteriori spiegazioni. E non vorremmo che la Fora S.p.A, in questa lunga fase di proroghe, per sostenere le proprie rivendicazioni, magari legittime, strumentalizzi i lavoratori sventolando ipotesi di licenziamento. Ormai, speriamo, dovremmo essere alla conclusione dell’iter di gara, ed eventuali minacce di questo tipo apparirebbero sciocche.

Qualcuno deve spiegare

Tuttavia, a farne le spese sono sempre i cittadini. Dunque, si faccia il possibile per ridurre i disagi in questa fase e si chiuda finalmente la gara d’appalto per l’affidamento dei servizi di screening oncologico. Sarebbe tuttavia meglio per tutti che il servizio sanitario regionale, pubblico, riorganizzasse dentro le sue strutture i servizi senza ricorrere all’affidamento ai privati. Perché è evidente che gli scopi di un’azienda privata non sono completamente compatibili con le finalità di un servizio pubblico. È già accaduto in passato, il privato punta a maggiorare le prestazioni: più prestazioni fai più soldi guadagni, non raramente a discapito della qualità e della sicurezza dei cittadini e dei lavoratori.

Intanto, qualcuno spieghi i motivi per cui a distanza di un anno la nuova gara di appalto per l’affidamento dei servizi di screening oncologico è ferma al palo e spieghi le ragioni per cui circa 60mila cittadini sono in attesa di un esame. La Basilicata era un’eccellenza nel campo della prevenzione, fino a 10 anni fa, che cosa è successo nel frattempo?

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