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Eolico selvaggio, gli affari che distruggono la bellezza

6 ottobre 2020 | 10:59
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Eolico selvaggio, gli affari che distruggono la bellezza

Il disastro paesaggistico tra Ruoti e Avigliano ci sarà: il parco eolico “Monte Caruso” – “Toppe di Atella” prende a schiaffi il buon senso

Nel 2016 la Regione Basilicata rilascia l’autorizzazione per la realizzazione del progetto per la costruzione e l’esercizio di un impianto eolico, e delle relative opere connesse ed infrastrutture indispensabili in agro dei Comuni di Avigliano, Bella, Ruoti, Atella e Potenza, proposto dalla Società Rinnovabili Melfi S.r.l. poi Ares S.r.l

L’impianto nel progetto originario è costituito da n.15 aerogeneratori aventi potenza nominale di 3,45 MW per complessivi di 51,75 MW da realizzare in località “Monte Caruso” – “Toppe di Atella”. In sostanza il territorio più interessato è nel comune di Bella con 13 aerogeneratori.

Negli anni fino al 2019 si susseguono provvedimenti regionali per la concessione di proroghe ai termini di inizio e fine lavori.

Nel dicembre del 2018 il ministero dell’Ambiente scrive che il progetto non debba essere sottoposto a ulteriori e successive valutazioni ambientali e di verifica di assoggettabilità a VIA, essendo sufficienti le valutazioni già effettuate dalla Regione Basilicata.

Siamo di fronte ad aerogeneratori di altezza fino a 130 metri in una zona di pregio ambientale, paesaggistico e agro-pastorale.

La solita giostra con l’unico giostraio

L’iniziativa imprenditoriale dell’impianto parte dalla Società Rinnovabili Melfi S.r.l.

La Società nasce alla fine di giugno del 2014 “con l’obiettivo di operare nel settore energetico”. Ha un socio unico: Melfi Energie Rinnovabili S.r.l. La proprietà di Melfi Energie Rinnovabili è di Agebas S.r.l. che fa capo all’editore-imprenditore Donato Macchia. Dunque la società proponente il parco eolico – Rinnovabili Melfi S.r.l. – è di Donato Macchia. Tant’è che è proprio lui in persona a partecipare alle Conferenze di servizio in rappresentanza dell’impresa.

Alla Rinnovabili Melfi S.r.l. subentra, nella titolarità dell’autorizzazione a fine novembre 2016, la Ares S.r.l. la cui proprietà al 100% è della Melfi Energie Rinnovabili e cioè Donato Macchia. L’editore-imprenditore è riconducibile a molte altre società titolari di autorizzazioni o di parchi già completati in altre zone della Basilicata. Il Progetto in questione originariamente aveva il nome di Parco Eolico Bella, al subentro della Ares S.r.l. assume la denominazione di “Impianto eolico Toppa di Atella – Monte Caruso”.

L’investimento complessivo sarebbe di 42milioni e 300mila euro iva inclusa. Di cui 500mila euro per acquisizione aree e immobili e 371mila euro per imprevisti.

Dove nasce l’impianto eolico

Lo scrive la Sovrintendenza Belle Arti e Paesaggi della Basilicata nel giugno 2016 in una relazione con cui esprime parere sull’impianto. Parere favorevole salvo modifiche al progetto.

Il contesto paesaggistico predominante è quello tipico dell’area montana: paesaggio agricolo, pascolo e coperture boschive…Due gli elementi architettonici emergenti sul territorio e strettamente correlati allo stesso: il Santuario del Carmine e il Castello di Lagopesole. La cima del Monte Carmine, ove è ubicato il Santuario, è uno dei principali punti panoramici della Basilicata, decantato da autorevoli viaggiatori e scrittori che l’hanno visitato nel corso del XIX secolo…Il territorio è caratterizzato dal “Passo di Avigliano” posto a 1170 metri di altitudine a poca distanza dalla cima del monte, riportato nei più prestigiosi atlanti geografici stranieri. È l’unica altura del Mezzogiorno che fa da spartiacque per i bacini idrografici di tre mari: Tirreno, Jonio e Adriatico, ed è significativo rilevare come tale località fosse denominata “Tre mari” già in documenti della prima metà del ‘500. (…) Il Castello di Lagopesole, così come il Santuario della Madonna del Carmine collocato sul Monte Carmine sono pertanto inseriti in un contesto paesaggistico di alto pregio caratterizzato anche da connotati storici di primaria importanza. (…)

C’è dell’altro che la relazione della Sovrintendenza non rileva. L’area interessata all’impianto, ricomprende un sito archeologico denominato Villa Romana San Giovanni di Ruoti, dove uno studio Georadar degli anni Ottanta, puntando dalla Villa Romana esistente in c/da San Giovanni di Ruoti, ha riconosciuto oltre 100 piccoli siti di scavo archeologici che si estendono per circa 6 chilometri quadrati fino al ridosso delle pale eoliche.

Come al solito questi problemi sono stati “superati”: qualche modifica, lo spostamento di qualche pala e tutto fila liscio, sulla carta. L’impatto rimane, il danno al paesaggio pure, a fronte di beneficio zero per le comunità locali. Non tutto però pare risolto. Il progetto presentato avrebbe delle incongruenze tecniche relativamente al rispetto della distanza dai centri abitati di Ruoti ed Avigliano, laddove la norma prevede una distanza minima di 5 km a linea d’aria mentre le reali distanze tra la collocazione di alcune pale e i centri cittadini sarebbero addirittura inferiori a 2.5 km. Nessuno ha sollevato il problema tranne che i consiglieri comunali di “Ruoti 2017.”

L’ulteriore proroga di inizio e fine lavori

Intanto la Regione ha concesso una nuova proroga per inizio e fine lavori: avvio 24 novembre 2020, ultimazione 17 ottobre 2021.

L Ares S.r.l. dunque si accinge a sbancare terreni, a modificare tratti di viabilità, ad abbattere alberi, a rimuovere la vegetazione e tutto quanto sia di intralcio al transito dei mezzi, alla collocazione dei materiali e delle componenti di impianto. Insomma, l’avvio di un cantiere eolico comporta attività collaterali che causano forti disagi alle popolazioni e modifica delle condizioni preesistenti di pezzi del territorio.

Il ricorso al Tar del Comitato “Ruoti Terra Nostra”

Intanto i cittadini ricorrono al Tar che con sentenza del settembre scorso dichiara inammissibile il ricorso. Dunque il parco si fa. Tuttavia nessuno si arrende e riparte la contestazione sul cosiddetto Progetto di sviluppo a carico della Ares S.r.l. che dovrebbe compensare gli impatti negativi sul territorio per causa dell’impianto. Cerchiamo di capire.

L’atteggiamento dei Comuni e la stranezza delle compensazioni

I Comuni hanno assunto nel tempo un atteggiamento altalenante. Tra opposizioni e silenzi si è arrivati alla condizione attuale: il parco si fa e ha ottenuto persino una proroga per l’inizio e la fine dei lavori. Sempre favorevole è stata la vecchia amministrazione di Ruoti con sindaco Angelo Salinardi, la quale ha persino approvato il progetto con una delibera di Giunta: “delibera di esprimere parere favorevole per la realizzazione del progetto di cui trattasi; di subordinare l’assenso reso “alla esecuzione di una scrupolosa valutazione preventiva del rispetto della normativa che disciplina l’inquinamento acustico”; al rispetto di tutte le norme urbanistiche. Pare che questa competenza, spetterebbe al Consiglio Comunale e non alla Giunta e che la delibera sia stata assunta senza alcun parere tecnico.

L’attuale Amministrazione e il Consiglio comunale di Ruoti sono fermamente contrari al Parco eolico, anche perché quel territorio sarebbe gravemente danneggiato dall’impianto nonostante le torri ricadano per la maggior parte nell’agro degli altri Comuni, in particolare di Bella con 13 aerogeneratori. Il Gruppo consigliare ruotese “Ruoti 2017” ha minacciato barricate.

Tuttavia, salta all’occhio che in tutti questi anni mai si sia discusso delle compensazioni ambientali previste dal DM 10 settembre 2010: “Le amministrazioni competenti determinano in sede di riunione di conferenza di servizi eventuali misure di compensazione a favore dei Comuni, di carattere ambientale e territoriale e non meramente patrimoniali o economiche”

È vero che la questione delle compensazioni è piuttosto controversa, anche perché nel 2018 il Tar Lombardia è intervenuto a gamba tesa con una sentenza che ha fatto molto discutere: Un Comune non può chiedere a una società che gestisce un impianto a fonti rinnovabili di pagare le misure compensative, previste dal DM 10 settembre 2010, in modo automatico, senza che ci siano dei particolari impatti sull’ambiente e sul territorio. (Sentenza n. 536 del 4 giugno 2018).

Intanto, però, l’impatto sull’ambiente e sul territorio causato dall’impianto della Ares S.r.l. è forte ed evidente, e giustificherebbe importanti misure di compensazione. Nella documentazione delle diverse conferenze di servizi non c’è traccia di discussione su questo punto. E l’impatto, ripetiamo riguarda soprattutto Ruoti e Monte Carmine.

Il sindaco di Bella già nel 2017 in campagna elettorale parla di 1,5 milioni di euro

Eppure il sindaco di Bella, Leonardo Sabato, parla di risorse destinate al suo Comune per un ammontare di 1,5 milioni di euro “provenienti dal piano di sviluppo locale relativo all’impianto eolico da realizzarsi in località Toppa di Atella-Serramenti, in agro di questo Comune.” Sarà per questo che nel suo programma elettorale del 2017 al punto numero 7 scrive: Realizzazione di un Parco Eolico in località Serramenti in agro di Bella. Ma pare che si sia venduto la pelle prima di aver ammazzato l’orso. Lui, il sostenitore dell’impianto eolico addirittura inserito tra gli obiettivi programmatici della sua amministrazione, ad un certo punto si sarà reso conto della trappola. Tant’è che il 21 maggio 2019 scrive una lettera, indirizzata a Regione, Comuni di Ruoti, Avigliano e Atella, alla Ares S.r.l. con cui di diffida la società di Donato Macchia a dare avvio concreto dei lavori, perché la Ares non ha provveduto ad ottemperare alle misure di compensazione.

Il sindaco sostenitore del Parco non ha mai parlato di compensazioni nelle sedi opportune, ossia nelle conferenze di servizi, ad un certo punto però tira dal cilindro una lettera di diffida. Chiediamo al sindaco: con chi e in che modo aveva concordato 1,5 milioni di euro? La vicenda di Leonardo Sabato e del suo amato parco è piuttosto strana. Insomma, Ruoti si sarebbe beccato il più forte impatto negativo dei quei mostri di ferro e Bella avrebbe incassato un bel gruzzolo?

Il sindaco di Bella non scherzava: la convenzione tra Comune e Ares S.r.l. esiste

Esiste una bozza di convenzione, sottoposta ieri 30 settembre al vaglio del Consiglio Comunale di Bella, che prevede, a carico della Ares S.r.l., una spesa di 1 milione e 450mila euro per un progetto di sviluppo locale da realizzarsi nel territorio bellese.

L’amministrazione Comunale ha previsto 700mila euro per l’adeguamento del campo sportivo “Zi Rocco e Gennaro” di San Cataldo; 400mila euro per riqualificazione ambientale e rigenerazione dell’ex campo sportivo “XXIII Novembre” attraverso la realizzazione di un’area verde attrezzata e pista ciclabile; 189mila euro per l’efficientamento energetico in lampioni a Led e pubblica illuminazione in lampioni fotovoltaici nelle contrade ancora non servite di: Poggio Lungo, Martiniglio, Nespole, Pietrascritta, Sant’Antonio Casalini, Sciamurricchio, Caldane e S. Cataldo; 100mila euro per eco-compattatori e distributori dell’acqua.

È tutto normale?

Dunque, il sindaco di Bella sapeva già nel 2017 di questo accordo nato, evidentemente, da interlocuzioni bilaterali con l’amministratore dell’Ares S.r.l., Donato Macchia. Ma nelle conferenze di servizio non una parola. È tutto regolare? Ed è normale che l’ex sindaco di Ruoti approvi il progetto di quell’impianto pur sapendo che l’impatto negativo ricade quasi esclusivamente sul territorio ruotese e senza nulla in cambio?

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