Basilicata. L’eolico selvaggio e i predatori del senno perduto
A Grottole, in provincia di Matera, pale di ferro in zona ad elevato interesse archeologico
In questa inchiesta mettiamo a confronto due parchi eolici realizzati dalla stessa società nel territorio dei Comuni di Grottole e Miglionico. Il primo, già realizzato, si lascia dietro un disastro, il secondo, prossimo – speriamo di no – alla realizzazione, compirà lo stesso scempio in una zona di elevato interesse archeologico. Andiamo a vedere.
Il primo Parco della società Fri-el S.p.A.
La richiesta di autorizzazione risale al 2004, ma tra ricorsi al Tar e sentenza del Consiglio di Stato si arriva al 2007. Tra il 2007 e il 2008, durante la realizzazione di quel primo parco sono emersi più siti archeologici in tutta la zona cantiere.
Il parco in questione, come da carta archeologica , evidenzia gli aerogeneratori identificati con gli acronimi che vanno da GT01 a GT27, collegati fra di loro attraverso cavidotti che durante la realizzazione andavano a modificare in maniera irreversibile il “Tratturo degli Stranieri” che a quanto pare, non è stato considerato come tale.
Intanto, lo scempio
La Società “Fri-el S.p.A.” anche per la progettazione del nuovo Parco Eolico denominato “Monte San Vito”, omette il Tratturo degli Stranieri che non viene evidenziato su tutto il territorio grottolese, ma viene evidenziato nella zona di Miglionico e Grassano. A tal proposito sempre nella carta archeologica, al n. 38 troviamo il “Regio Tratturo Monte San Vito” tra i confini da Grottole a Metaponto e al n. 29 “Tratturo Grassano-Grottole” entrambi evidenziati in colorazione viola.
Sempre la stessa società nel 2008, come da carta archeologica, evidenzia con i punti 4 – 5 – 6 – 10 – 11 – 12 – 13 – 14 – 15 – 16 – 17, come siti noti alla realizzazione del parco stesso: punto 4 – tomba dell’età del ferro – IX secolo a.C.; punto 5 – necropoli dell’età del ferro fine IX inizi VIII secolo a.C.; punto 6 – fattoria ellenistica IV secolo a.C.; punto 10 – insediamento rupestre XI – IX secolo a.C. nonché area dov’è stata realizzata la sottostazione relativa al parco del 2007/2008; punto 11 – focolare presumibilmente databile all’età Alto Medioevale, identificato come rifugio lungo una via di transumanza riconoscibile come “Tratturo Grassano-Miglionico” (in questo caso la relazione archeologica della dottoressa Lucia Colangelo identifica il “Tratturo Grassano-Miglionico” omesso nella progettazione del nuovo parco; punto 12 – si veda punto 11; punto 13 – lungo il percorso e la realizzazione della strada tra due aerogeneratori è stato messo in evidenza un canale riempito di materiali Protostorici (età Neolitica); punto 14 – tratti di acciottolato riferibili, molto probabilmente al rifacimento del Tratturo; punto 15 – struttura muraria di Età Greca; punto 16 – battuto stradale di Età Ellenistica; punto 17 – Necropoli Medioevale.
Alla luce di quanto emerso dalla carta archeologica e dalla relazione archeologica effettuata dall’archeologa Colangelo, nominata da Fri-el S.p.A., viene da chiedersi com’è stato possibile edificare un parco eolico su una zona con un’entità così elevata di siti archeologici? Cosa è stato omesso durante la realizzazione dell’impianto?
Il nuovo Parco eolico
Si tratta del progetto denominato “Monte San Vito”, costituito da 10 aerogeneratori per una potenza complessiva di 45 MW, ricadente nel territorio comunale di Grottole e di Miglionico.
La società è sempre la Fri-el S.p.A. Il nuovo parco eolico è il primo in Italia per le dimensioni degli aerogeneratori. Da quanto si può constatare sulla carta archeologica, in prossimità dell’aerogeneratore GRA07, viene volutamente omesso un sito archeologico (Tronco 1 – Foglio 42 – Part. 108) una fattoria databile al IV-III secolo a.C., come da relazione scientifica della dott.sa Annamaria Patrone. (vedi foto qui sotto)
Tale sito, abbandonato dopo i primi rilievi, ormai in parte irrecuperabile, causa intemperie e abbandono, viene ignorato per permettere alla Società Fri-el S.p.A. di non avere intralci per la realizzazione del parco eolico?
Dalla relazione archeologica, emerge anche come “alto rischio archeologico” tutta la tratta “Via degli Stranieri” che costituisce l’asse sul quale si installa il Parco. Alto rischio per gli aerogeneratori 5 – 7 – 8, medio rischio per tutte le restanti parti.
Qualcuno sciolga i dubbi
Quello che si può capire tra la relazione archeologica e la carta archeologica è che nel primo parco eolico non sarebbero state considerati nella giusta misura le variabili di interesse archeologico. Il secondo, in previsione, pare seguirà la stessa identica trafila. Del territorio, delle sue ricchezze naturali, culturali, archeologiche interessa nulla ai signori del business e ai loro complici?
Quel parco, detenuto da una SPV del Gruppo Fri-El pare abbia beneficiato di un finanziamento strutturato su basi project financing per un ammontare massimo pari a Euro 40 milioni. Tanto vale la distruzione dei beni comuni a vantaggio dei profitti privati?