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Basilicata Coronavirus. La gestione della pandemia e i buchi nell’acqua

12 ottobre 2020 | 12:33
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Basilicata Coronavirus. La gestione della pandemia e i buchi nell’acqua

Ritardi nella gara per la fornitura dei sistemi per l’estrazione di materiale virale, nessuna offerta, kit in scadenza. Diteci la verità

Il 14 settembre 2020, con evidente ritardo, la Suab, per conto dell’Asp di Potenza indice la “Gara europea a procedura aperta telematica per la fornitura in service di due sistemi per l’estrazione di materiale virale in modalità completamente automatica e relativi kit (COVID-19)”. Scadenza 5 ottobre 2020. Lotto unico, per un importo a base d’asta di € 1.320.000,00 IVA e/o altre imposte e contributi di legge escluse ed un valore massimo stimato dell’appalto di € 3.300.000,00 IVA e/o altre imposte e contributi di legge escluse, da aggiudicarsi con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ai sensi dell’art. 95, comma 2, del Codice.

Quel materiale non solo serve per utilizzare i kit di amplificazione che sarebbero già pronti per la consegna dal mese di agosto da parte del Commissario straordinario Arcuri, ma sarebbero indispensabili per accelerare i procedimenti diagnostici e incrementare il numero dei tamponi. Da notare che i kit di amplificazione hanno una validità temporale con una scadenza precisa. Quelli che sarebbero depositati da qualche parte destinati all’Asp e ad alcuni ospedali, circa 180mila, tra un paio di mesi massimo saranno inutilizzabili in assenza dei sistemi di estrazione.

Scopriamo oggi, 12 ottobre che a quelle gara non ha partecipato nessuno: offerte zero. Ed era prevedibile: quei materiali sono richiestissimi e il mercato non è in grado di far fronte alla domanda, perciò chi prima arriva prima si accomoda; le gare vanno fatte bene. Evidentemente l’Asp, o chi per essa, è arrivata in ritardo e qualcuno ha preferito inserire nella gara clausole non proprio attraenti per gli eventuali partecipanti. E adesso? Dalla Suab ci fanno sapere che sono allo studio altre forme di approvvigionamento, ma a questo punto la faccenda si fa complicata. I previsti 2000 tamponi al giorno vanno a farsi benedire.

Aggiungiamo la carenza assoluta di strutture per ospitare le persone contagiate che non hanno bisogno di ricovero ospedaliero, aggiungiamo il caos nel trasporto pubblico, la carenza di medici e anestesisti e il quadro fosco è completo.

Ad ogni modo, se la situazione dovesse prendere una piega migliore, almeno uno dei tendoni nel piazzale del San Carlo – ex ospedale da campo – potrebbe essere usato come drive-in per fare tamponi? Magari impiegando volontari addestrati dalla Protezione civile o anche personale della Croce Rossa. In questo modo si limiterebbe la pressione sulle strutture pubbliche. Tuttavia, ci sarebbe comunque bisogno di una quantità sufficiente di kit diagnostici. Insomma, qualcuno si svegli.