Venosa, il terremoto giudiziario e il centro commerciale: la politica faccia il suo dovere

22 settembre 2020 | 10:04
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Venosa, il terremoto giudiziario e il centro commerciale: la politica faccia il suo dovere
I lavori di realizzazione della struttura commerciale

La magistratura percorre le sue strade, ma la città non può far finta di niente. I cittadini hanno il diritto e l’obbligo di capire. L’oscurità, il silenzio, la paura non fanno crescere una comunità

“Venosa, la città oraziana sotto shock. Agli arresti l’ex sindaco. Appalti su misura, concessioni truccate, pratiche edilizie e affidamenti illeciti, sarebbero i reati commessi, secondo la Procura di Potenza dalle 17 persone sottoposte a misura cautelare, tra cui 7 arresti. 50 indagati”. Questo il sottotitolo dell’articolo di cronaca che abbiamo pubblicato il 13 novembre 2019.

Da allora la magistratura si è messa in cammino, lento, ma in movimento, mentre la città, dopo alcuni giorni di veleni e pettegolezzi ha preferito abbassare i toni in attesa che i procedimenti giudiziari spiegassero con certezza che cosa sia realmente accaduto. La vicenda giudiziaria va avanti, con le solite correzioni del caso in ordine ai reati originariamente contestati. Tuttavia, uno degli episodi più gravi,  esposti nell’ordinanza del Gip che dispose le misure cautelari, riguarda la costruzione di una media struttura commerciale su via Appia destinata a diventare a breve un supermercato con annesse e connesse attività.

Ebbene, sulle presunte irregolarità nelle procedure per il permesso a costruire in deroga, sul discusso carattere di interesse pubblico dell’opera, sulle presunte violazioni al regolamento urbanistico nessuno pare abbia voluto affrontare un dibattito pubblico seppure sollecitato da gruppi organizzati di cittadini. Una discussione su una materia piuttosto ostica ma, volendo, facilmente semplificabile, che avrebbe fatto emergere la verità politica, non giudiziaria, su una vicenda dai contorni ancora da chiarire.

I dubbi

Il movimento politico cittadino “Venosa merita di più” sulla faccenda organizza il 15 dicembre 2019 addirittura un comizio in piazza, dopo aver chiesto più volte un dibattito tra le forze politiche e con la stessa Amministrazione comunale, rimettendo all’esito della discussione ogni valutazione circa la fondatezza e la rilevanza delle perplessità sollevate intorno alla regolarità dei procedimenti adottati per la struttura commerciale. E questo anche allo scopo eventuale dell’adozione, da parte dell’Amministrazione comunale, di opportuni provvedimenti, compresi quelli di autotutela previsti dall’ordinamento.

Ma quali sono i dubbi del movimento politico “Venosa merita di più”? Sono tecnicamente esposti in una lettera del gennaio 2020 e indirizzata oltre che al sindaco ai consiglieri comunali, alle autorità regionali del settore e ad alcuni urbanisti. In sintesi, e semplificando, le questioni principali riguardano: il rispetto delle cubature e delle superfici,  la realizzazione del parcheggio al servizio della struttura commerciale.

Il parcheggio

Con nota del 17 ottobre 2017 veniva comunicata la conclusione del procedimento istruttorio e invitato il committente a corrispondere gli oneri concessori ai fini del rilascio del permesso di costruire.

Nell’aprile 2018 veniva presentata una nuova richiesta con la quale il costruttore formulava la proposta di mutare l’istanza già presentata in data 24 aprile 2017 in permesso di costruire convenzionato, impegnandosi al contempo a realizzare e cedere gratuitamente al patrimonio comunale un’area contigua all’intervento principale da adibire a “parcheggio pubblico”, resosi necessario per la migliore urbanizzazione del contesto di riferimento in esito alla realizzazione dell’immobile a destinazione commerciale. Perciò vengono acquistati ulteriori 3.700 mq di terreno, sottraendoli alla programmazione urbanistica della DR1 (distretto residenziale perequativo di iniziativa pubblica).

Ebbene, l’area di parcheggio, fornita completa di pavimentazione, impianto di illuminazione pubblica, di smaltimento delle acque meteoriche e recinzione, viene ceduta gratuitamente al Comune che a sua volta lo affida in gestione per 15 anni rinnovabili al proprietario della struttura. A prima vista la faccenda apparirebbe strana al cittadino qualunque, il quale potrebbe chiedersi: ma che senso ha?

Infatti, la legge prevede che i parcheggi debbano essere privati e su suolo privato, vuol dire che le spese per la loro realizzazione (suolo da utilizzare e opere edili ed infrastrutturali necessarie) e per la successiva gestione (manutenzione, pulizia, illuminazione etc.) devono essere a carico esclusivamente del privato, che ne trae beneficio attraverso l’attività commerciale al cui servizio è realizzata l’area di sosta.

In questo caso, invece, si sono invertiti i termini del ragionamento, facendo passare come una contropartita utile all’interesse pubblico la convenzione con la quale l’area attrezzata a parcheggio viene ceduta gratuitamente al Comune, che però ne affida la gestione per 15 anni rinnovabili al proprietario della struttura commerciale. Senza neanche stabilire a carico di chi andrebbero i costi della gestione (pulizia, illuminazione, manutenzione ordinaria e straordinaria ecc.) ma ben precisando il vincolo per il Comune di “non affiggere cartelli e/o manifesti di alcun genere né alberature sull’area in oggetto, né sul muretto perimetrale e tanto meno lungo tutto il fronte prospiciente la via Appia”.

Insomma, senza farla lunga, basterebbero questi dubbi a sollecitare un dibattito per stabilire come stanno veramente le cose.

La politica locale tace

Eppure, l’argomento sarebbe di interesse pubblico per diverse ragioni. Una città consapevole delle vicende amministrative, politiche ed economiche che la riguardano è più protetta da eventuali fenomeni di illegalità. Capire l’importanza del rispetto delle regole in ambito urbanistico aiuta ad evitare l’innesco di consuetudini che già altrove hanno procurato danni e disagi alla vivibilità delle città. Accertarsi che non ci siano connivenze, interessi e scambi di favori, tra politici, imprenditori, professionisti, al centro di una concessione edilizia o di deroghe ai regolamenti urbanistici, è fondamentale per mantenere e manutenere la fiducia tra cittadini e istituzioni locali. Capire che principi di legalità e giustizia debbano essere al di sopra di qualunque convenienza, pubblica o privata che sia, è importante al fine di non cadere nella trappola della confusione tra mezzi e fini. Creare opportunità di lavoro è uno scopo legittimo, così come è legittimo il diritto di un imprenditore di perseguire finalità di profitto, tuttavia è banale ricordare che il buon fine non giustifica cattivi mezzi.

E allora, i cittadini hanno il diritto o no di capire se quella struttura commerciale, ormai in procinto di essere inaugurata, sia stata realizzata con tutti i crismi della legge? Probabilmente sì: è stata realizzata nel pieno rispetto delle regole, senza alcuna forzatura da parte di esponenti delle istituzioni e di uomini politici, e senza alcuna pressione a tutela di anomali interessi privati. Questa nostra certezza potrà, però, essere pienamente sancita quando i dubbi saranno sciolti. E per sciogliere i dubbi dei cittadini è necessario un confronto pubblico tra esperti e politici i quali espongano i loro punti di vista. Non si tratta di stabilire se sia stato commesso o meno un reato, questo è compito della magistratura. Si tratta, invece, di stabilire se ci siano stati o meno delle leggerezze, errori politici di valutazione, profili critici di funzionamento e gestione della macchina amministrativa, problemi di interpretazione nella scrittura dei regolamenti. Così, per correggere le cose sbagliate e superare gli errori eventualmente commessi. La politica ha il dovere di interrogarsi alla luce del sole, insieme con i cittadini. L’oscurità, il silenzio, la paura non fanno crescere una città.

Lavori alla struttura

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